Vito Mancuso (Foto Nicola Rosetti - L'Ancora online)

Vito Mancuso e il problema del male

Il teologo interviene alla manifestazione “Piceno d’Autore” e presenta il suo libro “Dio e il suo destino”

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Lunedì 18 luglio presso la Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto, il prof. Vito Mancuso ha presentato il suo volume Dio e il suo destino. Questo è stato il secondo incontro, dopo quello avvenuto presso il Circolo Nautico Sambenedettese col filosofo Massimo Cacciari, nell’ambito della manifestazione Piceno d’Autore, evento organizzato dall’associazione culturale I Luoghi della Scrittura che quest’anno ha come filo conduttore il tema L’uomo, il divino, il sacro.
Rispetto all’intervento di Cacciari, quello di Mancuso è stato altrettanto erudito, ma meno pregno di significato, al di là delle intenzioni dell’autore. Nel suo discorso, ricco di numerose citazioni di filosofi e teologi, Mancuso ha ribadito l’importanza della religione come orizzonte di senso per la vita dell’uomo e della società, perché, laddove manca una visione condivisa sul senso dell’esistenza, si verifica un declino della civiltà, come quello che si sta verificando oggi in Europa, per certi versi molto simile a ciò che accadde all’antica Roma.
In tale contesto, si situa la pretesa dell’autore di ripensare, e in un certo senso di rifondare, il sistema di pensiero del cristianesimo, che, secondo lo stesso, non è stato in grado di risolvere teoreticamente il problema del male. Infatti, secondo Mancuso, a livello speculativo, il problema del male si pone solo nel cristianesimo, poiché, mentre in altre esperienze religiose si risolve ricorrendo al volontarismo divino, oppure al fatalismo, oppure alla sua relativizzazione (quello che è male per me è bene per un altro). Al contrario, nel cristianesimo, sarebbe difficile conciliare l’onnipotenza di Dio, la sua provvidenza e la presenza del male nel mondo.
Nonostante i vari esercizi di retorica, il Prof. Mancuso, dopo aver diagnosticato quello che secondo lui sarebbe il problema dei problemi del cristianesimo, non è riuscito ad abbozzare una proposta risolutiva.
L’opera di Mancuso viene presentata, specialmente da chi non mastica di teologia, come quella di un teologo con idee innovative e audaci. In realtà si fa fatica ad iscrivere la sua produzione nell’ambito della teologia, se per questa si intende, in senso classico, una riflessione su Dio a partire dai dati della Rivelazione (Tradizione e Sacra Scrittura). Quella di Mancuso infatti è tutta una speculazione sul senso dell’esistenza a partire dalla sola ragione e dunque attiene alla filosofia più che alla teologia. In tal senso è indicativo che durante tutta la serata non sia quasi mai stato citato Gesù Cristo.
Inoltre è difficile parlare di intuizioni innovative se si è ascoltata con attenzione, ad esempio, la posizione di Mancuso sul destino dell’anima. Questa, secondo il professore, è la parte migliore dell’essere umano e sopravvivrà al contrario del corpo. Ma questa affermazione altro non è che quella della Gnosi, la prima eresia combattuta e condannata dalla Chiesa.
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Fonte: L’Ancora online
 

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Nicola Rosetti

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