Vita e famiglia nelle elezioni USA

La corsa alla Casa Bianca si disputa anche sul terreno dei valori non negoziabili

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di Donata Fontana

ROMA, martedì, 18 settembre 2012 (ZENIT.org) – La sfida per le presidenziali USA si disputa anche sul terreno dei valori in difesa di vita e famiglia, anche se in modo indiretto.

I Repubblicani – alla convention del Partito di qualche settimana fa – hanno messo in guardia gli elettori contro il “sistema Nazioni Unite”, denunciandone problematiche burocratiche, influenze economiche e politiche e la «vergognosa collaborazione dell’UNFPA con il programma cinese di aborto coatto». Dall’altra parte, il partito Democratico sembra rispondere, vantando il successo di Obama di aver ripristinato la leadership degli USA in seno all’ONU e appoggiando, a gran voce, le tendenze delle Nazioni Unite a equiparare le coppie omosessuali alle famiglie “tradizionali”.

Ad aiutare la scelta degli elettori potrebbero giocare un ruolo interessante, inoltre, anche le posizioni dei due schieramenti a proposito della ratifica di alcuni Trattati ONU per la difesa dei diritti del fanciullo, della donna e delle persone con disabilità.

Sono, infatti, al vaglio delle sottocommissioni “Affari Esteri” del Senato e del Congresso alcune bozze di Convenzioni internazionali predisposte dalle Nazioni Unite: il loro contenuto, tra le righe, rischia una certa pericolosità ideologica.

Sono parecchi, negli Stati Uniti, gli esperti di politica e di diritto interno che mettono in guardia dalla tendenziosità e dall’ambiguità dei testi ONU, soprattutto quando, per combattere le discriminazioni delle donne, si fa leva sui c.d. “diritti riproduttivi” e quando si paventa l’idea che a scegliere “pietosamente” per la vita o la morte del proprio figlio con sindrome di Down, appena nato, possano essere i genitori, con quella tendenza che si sta affermando come “eutanasia neonatale”.

Giusto per fare un esempio: la Convention on the Rights of Persons with Disabilities (CRPD) è già stata approvata dal Senato, in luglio. L’emendamento proposto dai Repubblicani – tramite il senatore Rubio – con l’intento di evitare che la Convenzione estenda negli USA il “diritto all’aborto” se il feto presenta disabilità psico-fisiche, è stato respinto dal voto contrario dei senatori Democratici.

E’ stato anche dimostrato che vocaboli come «salute sessuale e riproduttiva» sono stati inseriti nel testo della CRPD dai proponenti aggirando l’opposizione dei rappresentanti di ben 23 Stati; e anche laddove non si parli mai esplicitamente di aborto – come nel caso della ratificanda Convenzione ONU contro le discriminazioni delle donne – esperienza insegna che, sulla base dei Trattati approvati, le Agenzie ONU potrebbero continuare a premere sui legislatori nazionali per la legalizzazione o estendere l’interruzione volontaria di gravidanza, come già accaduto in molti Stati dell’Africa e dell’America centro-meridionale.

Uno sguardo ad un orizzonte un po’ più ampio, insomma, potrebbe aiutare la scelta di molti americani di fronte alla prossima scheda elettorale.

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ZENIT Staff

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