“Vigilanza e preghiera”, i due pilastri delle Guardie svizzere

Il Cardinal Bertone nel giorno del giuramento di 32 nuove reclute

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CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 6 maggio 2009 (ZENIT.org).- Vigilare e pregare: sono questi i capisaldi della missione affidata al Corpo della Guardia Svizzera Pontificia, ha detto questo mercoledì il Cardinale Tarcisio Bertone.

Nella giornata odierna il Segretario di Stato vaticano ha presieduto nella Basilica di San Pietro la messa che ha aperto le celebrazioni per la giornata commemorativa del sacrificio delle 147 Guardie Svizzere che, il 6 maggio del 1527, durante il Sacco di Roma da parte delle truppe dei Lanzichenecchi al soldo di Carlo V d’Asburgo, sacrificarono la loro vita per proteggere il Papa Clemente VII.

In questa gioranta, come è ormai tradizione, ha avuto luogo nel Cortile San Damaso del Palazzo Apostolico il giuramento delle nuove reclute della della Guardia Svizzera, che quest’anno sono state 32.

Alla celebrazione della messa, erano presenti tra gli altri il Colonnello Daniel Rudolf Anring, che per la prima volta ha preso parte a questa cerimonia in veste di Comandante, il Cappellano delle Guardie svizzere, monsignor Alain Guy Raemy, gli ufficiali, sottufficiali e numerosi militari, rappresentanti della Conferenza episcopale svizzera, oltre ai familiari delle giovani reclute.

“Tutti sappiamo quanto sia importante e delicato il compito affidato al Corpo della Guardia Svizzera Pontificia – ha detto il Cardinale Bertone –: la particolare custodia della persona stessa del Papa, la sorveglianza del Palazzo Apostolico e degli ingressi esterni della Città del Vaticano, i servizi di sicurezza e di onore durante le cerimonie pubbliche del Sommo Pontefice”.

“Il vostro, cari amici della Guardia Svizzera Pontificia è un servizio qualificato e comunemente apprezzato, che esige serietà, dedizione, fedeltà e vigilanza”, ha aggiunto.

Il porporato ha poi indicato le due caratteristiche fondamentali della missione del cristiano, e quindi delle Guardie svizzere: “Vigilanza e preghiera”.

“Per noi, oggi, nel ritmo frenetico e coinvolgente della vita moderna, quale speranza ci può essere di non lasciarci addormentare dal canto di tante sirene?”, si è domandato.

“La risposta che troviamo nel Vangelo è la stessa della nostra esperienza umana: vigila bene chi ama – ha detto –. È dell’amore vigilare. Questo ci insegna la parabola delle vergini stolte e prudenti. Prima di tutto la nostra deve essere una vigilanza contro il male, contro il peccato, contro il non-amore”.

“Il credente – ha proseguito poi – è colui che sa aspettarlo il Signore, e che sta ad aspettarlo. Veglia nella notte del mondo per far risplendere con le sue opere la luce di Dio”.

Infine l’esortazione alle Guardie svizzere: “Fate in modo che la vostra vita, spesa in questa gioiosa vigilanza, dia spazio a Gesù perché entri nei vostri cuori e li renda puri e umili”.

Al termine della messa si è svolta nel cortile d’onore della caserma delle Guardie Svizzere in Vaticano, la cerimonia per la posa di una corona d’alloro ai piedi del monumento che ricorda i caduti nel Sacco di Roma.

Successivamente, l’Arcivescovo Fernando Filoni, Sostituto della Segreteria di Stato, ha consegnato alcune onorificenze pontificie agli alti ufficiali del Corpo, ai sottufficiali e alle Guardie con più anni di servizio.

Quest’anno alla cerimonia del giuramento era presente come ospite speciale il Consiglio Cantonale di Zurigo.

La Guardia svizzera è composta da centodieci soldati e un cappellano. La sua fondazione si deve a Papa Giulio II della Rovere (1503-1513), il quale cinquecento anni fa chiedeva agli stati “Confederatis Superioris Allemanniae” di consentire il reclutamento di giovani svizzeri per costituire una guardia del corpo pontificia.

Il 22 gennaio del 1506 questo Pontefice accolse e benedì in piazza San Pietro il primo contingente di Guardie svizzere, composto da 150 reclute e guidato dal capitano Kaspar von Silenen, giunto a piedi da Lucerna lungo la via Francigena per assicurare la difesa della sua persona e del Palazzo Apostolico.

Le reclute devono essere maschi svizzeri tra i 19 e i 30 anni di età e di fede cattolica. Devono superare i 174 centimetri di altezza, essere celibi ed aver conseguito un’istruzione di base nell’esercito.

Anche se la tradizione vuole che sia stato Michelangelo ad ideare le loro uniformi, in realtà il disegno di quelle attuali risale all’incirca al 1915.

A garantire la sicurezza e l’ordine pubblico in Vaticano, infatti, oltre a svolgere i compiti istituzionali di polizia, inclusi quelli di frontiera, così come quelli della polizia giudiziaria c’è anche il Corpo della Gendarmeria, nato nel 1816 per volontà di Pio VII e composto attualmente da 160 effettivi, tutti di nazionalità italiana.

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ZENIT Staff

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