Viaggio nel "Cottolengo milanese"

I 119 anni di Cesano Boscone

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

​La domenica 14 giugno 2015 l’Istituto della Sacra Famiglia di Cesano Boscone ha celebrato i suoi 119 anni. Nata nel 1896 dal parroco don Domenico Pogliani per accogliere “i poveri e i derelitti della campagna”, oggi è inglobata a nord-ovest nella città di Milano, una vasta cittadella con molto verde, che ospita circa 900 persone “diversamente abili”. Ma la Fondazione Sacra Famiglia si è estesa anche fuori Milano, in Lombardia, Piemonte e Liguria con  15 sedi, 1.900 posti letto, 1950 dipendenti, 840 volontari (dati del 2013). Oggi la Fondazione è alle prese con sfide sempre nuove ed esigenti , tecnicamente ed economicamente: è consolante vedere che custodisce bene la ricchezza della sua missione.

    La Santa Messa solenne delle ore 10 è stata celebrata da mons. Paolo Martinelli, cappuccino e vescovo ausiliare di Milano per le persone consacrate, che ha parlato della Festa della Famiglia, com’è l’Istituto Sacra Famiglia: volersi bene, aiutarsi a vicenda, perdonarsi, camminare insieme. Questa la caratteristica fondamentale della cittadella cristiana, opera diocesana col sacerdote don Vincenzo Barbante presidente del Consiglio di amministrazione e con sacerdoti e fratelli Cappuccini per l’assistenza religiosa,

In tutte le S. Messe della domenica la splendida forza dello Spirito Santo si manifesta in questa comunità di “diversamente abili”. All’inizio la chiesa è al buio e quasi in silenzio, un’atmosfera che richiama la Chiesa nascente o perseguitata (alcuni gridano il loro saluto a Dio). La processione dei chierichetti (anch’essi adulti disabili) avanza con le candele, la Croce, il Vangelo e una torcia ondeggiante, lo Spirito Santo. Giunti all’altare, il Vangelo viene alzato e mostrato più volte in ogni lato, la torcia lo illumina nel buio e nel silenzio. Quando la fiaccola è sistemata accanto alla Croce, si accendono tutte e le luci e scoppia l’interminabile applauso.  Gesù e lo Spirito Santo sono qui tra noi.        

La Messa dura un’ora e mezzo, in rito ambrosiano, ma adattato per far esplodere la gioia dei partecipanti al rito. Un cappuccino guida i canti con la chitarra elettrica e il coro di giovani e ragazze volontari, che vengono anche da lontano per un mese o due di servizio.  I sacerdoti concelebranti e i fedeli accompagnano le  parole che cantano alzando insieme la mano e il dito destro verso l’alto per indicare Dio (un gesto che commuove chi lo pratica), allargano le braccia come segno di accoglienza, ondeggiano le mani verso l’alto come segno di festa, si piegano a destra e a sinistra come per fare la ola; nel dono della pace c’è un generale spostamento delle persone per salutate tutti quelli che conoscono e nel Padre Nostro tutti si tengono per mano in una gigantesca catena di fraternità, non solo tra i vicini di banco, ma fra tutti i presenti.

Il cappuccino rettore della Chiesa, padre Giuseppe, parlando a braccio e spiegando il Vangelo, provoca gli ascoltatori, suscitando battimani e cori di risposta; nella consacrazione, alza l’ Ostia e il Calice e dice “Ecco il Signore Gesù” e tutti ripetono forte scandendo le parole: “Ecco il Signore Gesù”. L’Eucarestia è poi distribuita dai sacerdoti e dalle suore di quattro istituti (le Ancelle della Sacra Famiglia, le suore di Maria Bambina e altri due ordini)

È una Messa davvero partecipata, che entusiasma e commuove, come le processioni che si fanno per le vie, le piazze, i giardini della cittadella, con l’Eucarestia o la statua della Mamma del Cielo. Commovente vedere un’umanità sofferente che pregando e cantando, lo Spirito li rinfranca nella fede, nella speranza e nell’amore e aiuto vicendevole.

 Io pensavo, ma guarda un po’: nella società, i “diversamente abili” (o handicappati, down) sono spesso mal visti, messi da parte e considerati una disgrazia in famiglia. Cesano Boscone è una cittadella in cui i disabili sono amati, curati, si sentono a casa loro, anche per strada si salutano tutti e acquistano la loro dignità di persone anche utili, perché ci sono numerosi laboratori e servizi alla comunità. Ebbene, nella Chiesa nascono continuamente nuovi istituti dedicati agli ultimi, ai più poveri in tutti i sensi. Sono tutte prove della Divinità e Risurrezione di Cristo! Senza la grazia di Dio, l’esempio di Cristo e la forza del fuoco d’amore accesa e sostenuta dallo Spirito Santo, queste istituzioni di amore e di attenzione agli ultimi non esisterebbero.

 

 

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Piero Gheddo

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione