Vescovo spagnolo su un caso di eutanasia: la società aiuti a vivere

HUELVA, lunedì, 29 agosto 2011 (ZENIT.org).- “La dignità della vita umana non può essere legata allo stato di coscienza o di incoscienza del malato”, ha sottolineato venerdì il Vescovo di Huelva, monsignor José Vilaplana, di fronte a un caso di eutanasia nella sua Diocesi.

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Il presule ha reso pubblica una nota dopo aver saputo del ritiro, su richiesta dei familiari, della sonda nasogastrica che alimentava e idratava Ramona Estévez, in coma a seguito di un infarto cerebrale irreversibile, ricoverata all’Ospedale Blanca Paloma di Huelva.

“Accompagniamo in silenzio e con la preghiera gli ultimi giorni di Ramona Estévez”, ha affermato. “Con grande umiltà, prego il Signore con tutto il cuore per i familiari e le persone che la circondano, perché possano scoprire in lei la forza misteriosa della vita, percettibile anche in un corpo anziano, in coma e debole, e possano così ripensare alle proprie decisioni, perché la morte cercata o indotta, come ha ripetuto tante volte Benedetto XVI, non è la risposta al dramma della sofferenza”.

L’anziana è stata colta il 26 luglio da infarto cerebrale. I medici il 4 agosto le hanno collocato una sonda nasogastrica, che le è stata ritirata mercoledì su richiesta del figlio, che ha spiegato che in questo modo rispettava la volontà della madre.

Monsignor Vilaplana ha sottolineato nella sua nota che “ogni azione volta a interrompere l’alimentazione o l’idratazione rappresenta un atto di eutanasia, in cui la morte avviene non per malattia, ma per la sete e la fame provocate”.

Riferendosi alla presentazione del caso come un atto di umanità e liberazione, ha ricordato che “l’unico dovere che ha la società in relazione alla persona malata è quello di aiutarla a vivere”.

Visto che i medici dell’Ospedale Blanca Paloma non volevano ritirare la sonda che alimentava la paziente, la Giunta dell’Andalusia è intervenuta perché ciò avvenisse, in applicazione della Legge sulla Morte Degna di questa comunità autonoma spagnola.

“Non è dovere di un medico sospendere l’alimentazione e l’idratazione di una persona che si trova in coma vegetativo, situazione cronica che non sarà la causa della morte”, ha indicato il Vescovo. “Di fronte a questo, è necessario riconoscere il diritto all’obiezione di coscienza dei professionisti sanitari”.

Via giudiziaria

L’associazione Diritto di Vivere (Derecho a Vivir, DAV) ha presentato venerdì ai giudici di Huelva una richiesta per ottenere la tutela giuridica urgente del diritto alla vita di Ramona Estévez.

L’associazione spiega in un comunicato di aver chiesto l’intervento dell’Amministrazione di Giustizia “per garantire che Ramona Estévez, di 90 anni, riceva le cure indicate dai medici che la assistono”.

La DAV ha anche affermato che nei prossimi giorni presenterà una denuncia contro il consigliere per la Salute dell’Andalusia, María Jesús Montero, per aver ordinato una pratica eutanasica presuntamente contraria all’ordinamento giuridico spagnolo e per un possibile danno al diritto fondamentale all’obiezione di coscienza.

La protavoce di Diritto di Vivere, Gádor Joya, ha avvertito che la sonda di alimentazione “non è un trattamento medico, ma una cura di base, come lo è l’alimentazione di ogni persona; se si smette di alimentarla morirà, e non in modo propriamente degno”.

La Joya ha dichiarato che “molti medici e cittadini sono preoccupati per l’impuntatura del Governo nel legalizzare in modo surrettizio l’eutanasia”, e ha avvertito che con la Legge andalusa sulla Morte Degna e con il disegno di legge nazionale “inizieremmo a vedere molto presto in Spagna casi come questo”.

Per l’associazione, si tratta di “pratiche eutanasiche camuffate da decisioni compassionevoli e di disattenzione nei confronti delle cure palliative a cui ogni paziente ha diritto”. Allo stesso modo, quanto è accaduto “indebolisce sempre più il medico nell’esercizio della sua libertà di scienza e di coscienza”.

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ZENIT Staff

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