Vescovo pakistano: Asia Bibi, non arrenderti!

“Chiunque creda nella promozione della vita dovrebbe pregare per lei”

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ROMA, giovedì, 2 dicembre 2010 (ZENIT.org).- Il Vescovo ausiliare Sebastian Shaw di Lahore ha scritto una lettera a favore di Asia Bibi, la donna cristiana pakistana condannata a morte per blasfemia da un tribunale del Punjab a novembre.

Il presule ha consegnato personalmente il testo in Vaticano. In risposta, Papa Benedetto XVI ha rivolto pubblicamente un appello per la liberazione della donna (cfr. ZENIT, 17 novembre 2010).

Parlando all’associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), il Vescovo ha affermato che “alcuni giudici dell’Alta Corte hanno detto di aver già studiato il caso e di credere che le accuse contro di lei non siano supportate da prove”, il che lo porta a sperare nel fatto che alla donna sia risparmiata la vita.

“Il giusto modo di procedere per i giuristi cristiani e gli attivisti per i diritti umani è lavorare insieme a un processo d’appello. In questo modo avremo successo”, ha aggiunto.

Il Vescovo ha quindi chiesto preghiere per Asia e la sua famiglia.

“La preghiera è un’arma molto potente in nostro possesso – ha dichiarato –. Chiunque abbia simpatia per Asia, chiunque creda nella promozione della vita dovrebbe pregare per lei”.

A Lahore e in altre località, ha rivelato, i cristiani stanno digiunando e tenendo veglie di preghiera sperando in una svolta della questione.

Il verdetto che condanna la donna alla pena capitale è giunto il 7 novembre, quasi 18 mesi dopo il suo arresto a seguito di una discussione con alcune colleghe di lavoro in cui ha difeso la propria religione.

Dopo la sentenza, il Governatore del Punjab, Salman Taseer, si è espresso pubblicamente contro questa decisione.

Il Presidente pakistano Asif Ali Zardari è stato esortato a esercitare la sua prerogativa legale annullando la sentenza, ma l’Alta Corte del Pakistan, sottolineando che il verdetto è giunto da un tribunale di grado inferiore, ha escluso qualsiasi azione presidenziale fin quando non avrà considerato il caso in appello.

Il caso di Asia Bibi ha portato a una condanna diffusa della legge antiblasfemia in vigore in Pakistan, spesso usata dagli estremisti per attaccare le minoranze religiose e i musulmani vulnerabili.

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ZENIT Staff

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