Vescovi di Europa e Africa ricordano la vocazione missionaria di tutti i battezzati

“Evangelizzare è la missione stessa del cristiano”, ovunque

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ROMA, martedì, 16 novembre 2010 (ZENIT.org).- La necessità di ricordare che la missione è una parte essenziale della vita della Chiesa e dei suoi fedeli è l’esigenza che i Vescovi europei e africani hanno espresso al termine del seminario che li ha visti riuniti ad Abidjan (Costa d’Avorio) dal 10 al 14 novembre sul tema “Nuove situazioni della missione Ad Gentes: scambio di sacerdoti e agenti pastorali – formazione e vocazioni”.

Nel Messaggio diffuso alla fine dell’evento, i Vescovi europei e africani hanno sottolineato il “clima di scambio fraterno di esperienze pastorali” vissuto, che ha permesso di compiere “un passo in avanti nel consolidamento della Comunione e della Solidarietà pastorale tra l’Africa e l’Europa che costituisce l’obiettivo principale del progetto di collaborazione tra il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) e il Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar (SECAM)”.

Nel testo, i presuli sottolineano che “nel corso degli ultimi trenta anni la Chiesa nel mondo intero ha conosciuto enormi cambiamenti, che hanno suscitato nuove sfide per la missione evangelizzatrice che Gesù Cristo ha affidata alla sua Chiesa”.

“Per la sua origine e natura propria, la Chiesa è missionaria – ricordano –; e tutti i suoi membri, in virtù del loro battesimo, sono chiamati ad essere missionari individualmente e comunitariamente nel Corpo di Cristo”.

“Evangelizzare è la missione stessa del cristiano, che sia in Africa, in Europa o da qualsiasi altra parte”.

Vocazioni e formazione

I Vescovi d’Europa e Africa hanno anche parlato di vocazioni alla vita consacrata, riconoscendo “il bisogno di preparare meglio i nostri sacerdoti e i nostri religiosi per dare loro le competenze intellettuali, pastorali, psicologiche e spirituali di cui hanno bisogno per il lavoro della nuova evangelizzazione, come lo richiedono le sfide di oggi”.

Allo stesso modo, hanno “esaminato in modo critico i diversi modi della presenza di sacerdoti africani in Europa e viceversa”; in particolare, “la presenza di quanti svolgono studi superiori in istituzioni accademiche ecclesiastiche o secolari” e “di quelli che offrono servizi pastorali in quanto cappellani, missionari e sacerdoti fidei donum nelle comunità e nelle Diocesi europee ed africane”.
 
Circa i sacerdoti inviati in Europa per svolgere gli studi superiori, hanno fatto appello “ai nostri fratelli Vescovi perché si assicurino che i sacerdoti abbiano ricevuto una preparazione adeguata da ogni punto di vista prima della loro migrazione autorizzata in Europa”.

Questi sacerdoti, sottolineano, “devono innanzitutto essere persone mature, culturalmente e spiritualmente ben preparati per profittare al meglio del loro soggiorno e perché, tanto in Europa che in Africa, la Chiesa che li invia e la Chiesa che li riceve possano beneficiarne”.
 
D’altra parte, i presuli si sono detti “molto contenti” del fatto che oggi i sacerdoti africani siano in Europa “non soltanto per acquisire diplomi accademici, ma anche perché, attraverso la loro presenza temporanea o permanente come sacerdoti fidei donum o missionari in diverse istituzioni e diocesi europee, manifestano la natura della Chiesa che è inter alia comunione di persone, di ministeri e di carismi in Cristo Gesù”.

Maggiore cooperazione

I partecipanti all’incontro ricordano inoltre nel loro Messaggio finale che “la Chiesa in Africa ha ancora bisogno di missionari e dovrebbe essere lei stessa missionaria visto che vi sono ancora milioni di uomini in attesa della Buona Notizia di Gesù Cristo”.

In questo contesto, si incoraggiano le Chiese locali in Africa “ad ascoltare le loro reciproche richieste circa il bisogno di missionari, il sostegno per la missione e di correre in soccorso gli uni degli altri qui in Africa come in qualsiasi altra parte”.
 
Per quanto riguarda l’invio di missionari ovunque questo risulti necessario, si raccomanda “una più grande cooperazione” tra i Vescovi “e tra Chiese in Africa e in Europa nella formazione e lo scambio di operatori pastorali per i diversi ministeri”.

“Ciò necessita accordi e contratti scritti, accuratamente elaborati, che prendano in considerazione, per quanto possibile, tutto ciò che risulta essere necessario per il benessere dei sacerdoti nello spirito di una più grande comunione e solidarietà”.

“Al termine di questo seminario, abbiamo la speranza e formuliamo la preghiera perché, in un futuro molto prossimo, i nostri scambi intercontinentali e la nostra celebrazione della comunione e della solidarietà siano allargati ai sacerdoti, religiosi e laici”, concludono i presuli.

Durante le loro deliberazioni, i Vescovi hanno anche pregato per la pace nei Paesi del continente africano che vivono conflitti armati, come il Sudan e la Repubblica Democratica del Congo.

Hanno anche indirizzato un messaggio al vertice G20 attraverso Nicolas Sarkozy, Presidente della Repubblica Francese, affermando che i dibattiti dei Paesi G20 non dovrebbero “limitarsi ad andare in soccorso delle valute e delle risorse finanziarie dei nostri Paesi, ma dovrebbero condurre ad un forte e sincero impegno per sostenere gli individui e i popoli che non hanno alcun modo di trarre beneficio dalla crescita delle economie forti”.

Il seminario è stato preceduto da una conferenza stampa tenuta in forma congiunta dal Cardinale Théodore-Adrien Sarr, Arcivescovo di Dakar (Senegal) e primo vicepresidente del SECAM, e da monsignor Anders Arborelius, Presidente della Conferenza Episcopale dei Paesi Nordici.

Si è trattato del terzo seminario congiunto del CCEE e del SECAM. Il prossimo programma sarà un simposio che si terrà a Roma nel febbraio 2012.

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ZENIT Staff

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