Verso una fantascienza umanistica

La fantascienza non deve essere per forza catastrofista e antiumana: è possibile fare fantascienza alimentando la speranza senza rinnegare Dio

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Tra le letture di questa estate consumate sotto l’ombrellone c’è stato uno degli ultimi romanzi dell’autrice Patricia Cornwell. Una insolita nota per il lettore recitava: “Questa è un’opera di fantasia ma non di fantascienza”. La nota avvertiva cioè che le tecniche e le procedure descritte nel romanzo, per quanto assurde potessero sembrare, esistevano realmente. Certo una tale premessa non sorprende, visto il clima di detrazione che circonda il genere fantascientifico, considerato dalla maggioranza come un genere di evasione.

Il cinema è rimasto uno dei pochi ambiti in cui la fantascienza trova ancora uno spazio adeguato e questo è un vero peccato poichè nessun altro genere letterario getta una luce così chiara sul futuro e sugli attuali scenari che lo rendono tanto vicino. La SF (science fiction) nasce dai sogni dell’uomo, sogni spesso contrassegnati dal desiderio di onnipotenza e dall’assenza di Dio, il più delle volte inglobato in nuove forme di religione e di governo, in cui l’uomo è l’unico ed esclusivo autore del proprio destino, ha tutte le risposte e plasma a proprio piacere la realtà.

Si comincia, allora, a sentire la necessità di “riscattare” in qualche modo questo genere letterario fornendogli la possibilità di vivere pienamente la propria vocazione umanistica, ovvero di rispondere, in qualche modo, alle provocazioni lanciate da una fantascienza in cui troviamo solo storie dal finale disperato in cui emerge un senso di ineluttabilità, di catastrofe umana, morale e naturale. Si tratta pertanto di svolgere in maniera differente i temi trattati dalla fantascienza e lasciare spazio a quella speranza che permette all’uomo di vivere nel suo tempo, senza rinnegare la sua vera natura e soprattutto senza mettersi al posto di Dio.

Uscendo da una concezione della fantascienza che sia solo scientifica bisogna andare verso quella umanistica, dove abbiamo una scienza non scissa dall’uomo, che non va contro Dio. La diffidenza legata al fatto che la SF sia senza ombra di dubbio proiettata verso il futuro, va necessariamente superata, poichè proprio questo suo proiettarsi verso i possibili sviluppi di determinati scenari permette di costruire quel ponte che la rende così preziosa.

Clonazione, fine vita, sviluppo tecnologico, manipolazione del genoma umano, fine del mondo, morte, guerra, malattia, sono i campi in cui si gioca la battaglia della dignità umana in una fantascienza troppo spesso incentrata sul progresso tecnologico e su scoperte scientifiche anti umane.

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Annarita Petrino

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