Verso la beatificazione un seminarista ucciso dai comunisti

Presentato al Meeting di Rimini il libro “Rolando Rivi, seminarista martire”

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di Antonio Gaspari

ROMA, mercoledì, 25 agosto 2010 (ZENIT.org).- Aveva solo 14 anni quando fu ucciso. Era buono, pacifico, caritatevole, innamorato di Cristo. Serviva messa, cantava e suonava, frequentava i sacramenti, era seminarista, si preparava per diventare sacerdote e sognava di diventare missionario.

Amava la tonaca che non smetteva mai. Già a 11 anni diceva: “Io sono di Gesù”. La Chiesa lo ha già riconosciuto come Servo di Dio e già nel 2011 potrebbe essere Beato.

E’ la storia di Rolando Rivi, martire per fede, vittima dell’odio che l’ideologia socialcomunista diffondeva contro la Chiesa cattolica ed il clero.

Sulla vicenda il noto giornalista e scrittore Emilio Bonicelli ha pubblicato un libro “Rolando Rivi, seminarista martire” (edizioni Shalom), che è stato presentato al Meeting di Rimini domenica 22 agosto.

Bonicelli racconta la vicenda di Rolando Rivi attraverso i documenti storici che in questi anni sono stati raccolti e soprattutto attraverso la voce, la passione, l’amore di quanti lo hanno conosciuto, di chi ha partecipato a quei drammatici eventi.

Il libro di 190 pagine tutte a colori è corredato da 50 foto realizzate da Carla Canovi. Gli autori hanno rinunciato ai diritti d’autore, per favorirne al massimo la diffusione.

Il dieci aprile 1945, Rolando Rivi fu preso da alcuni partigiani appartenenti al battaglione Frittelli, formazione di tendenza comunista inquadrata nella divisione Modena Montagna.

Il commissario politico e il comandante di quel gruppo di partigiani, rinchiusero il giovane Rivi in una porcilaia, lo picchiarono, lo insultarono e lo torturarono per tre giorni, gli tolsero la tonaca e lo appesero ad un chiodo esterno, al fine di costringerlo a dire che era una spia.

Il giovane seminarista subì tutto senza reagire. Quando capì che lo avrebbero ucciso chiese di pregare per i propri genitori. Gli assassini lo uccisero che era inginocchiato e commentarono “domani un prete in meno”.

Da allora, nonostante il dominio dell’ideologia socialcomunista nella zona dove si sono svolti i fatti, la fama di santità di Rolando Rivi è cresciuta enormemente.

Nel 1989, lo stesso anno della caduta del muro di Berlino, venne presentata la prima richiesta per l’avvio della causa di beatificazione del seminarista martire.

Nel 1990 Giovanni Paolo II, durante la visita a Ferrara, nel discorso di Argelao, ricordò pubblicamente i sacerdoti e i seminaristi uccisi in terra emiliana, tra cui Rolando Rivi.

Il 3 maggio del 2001 a San Valentino di Castellarano, dove riposano le spoglie di Rolando Rivi, venne diffusa la notizia di un miracolo.

Un bambino inglese di due anni di nome James, era inspiegabilmente guarito da una gravissima leucemia, dopo che i due genitori avevano posto sotto il guanciale una reliquia di Rolando Rivi.

La reliquia era stata procurata da Michael Hutching, il quale era venuto a conoscenza della storia di Rolando Rivi quando frequentava l’Università Pontificia Antoniana a Roma.

Alla richiesta di Hutching, padre Giovanni Battista Colusso, parroco di San Valentino, aveva inviato in Inghilterra una ciocca di capelli del seminarista intrisa del sangue del martirio.

Il 4 aprile del 2001, nove giorni prima della data del martirio, i medici inglesi riconobbero che in maniera inspiegabile, tutti i segni della leucemia che aveva colpito il piccolo James erano scomparsi.

Il 13 aprile padre Colusso annunciò in chiesa la guarigione del bambino inglese. Il primo marzo del 2005 venne avviata la richiesta di indagine diocesana sulle virtù eroiche di Rolando Rivi. Il 2 luglio dello stesso anno i Vescovi dell’Emilia Romagna diedero via libera all’avvio della causa.

E proprio alla fine di giugno la postulatrice Francesca Consolini ha comunicato che la Positio che raccoglie gli atti del processo diocesano, le testimonianze, i documenti, gli studi storici relativi alla vita e al martirio, è stata protocollata presso la Congregazione per le Cause dei Santi.

Si presume che il Servo di Dio Rolando Rivi possa arrivare alla beatificazione già nel 2011.

Intervistato da ZENIT Emilio Bonicelli ha raccontato di essersi interessato alla vicenda di Rolando Rivi nel luglio del 2001, stupito dalla notizia del miracolo e mosso nel profondo, perché “la leucemia è la stessa malattia che io avevo avuto, che era entrata nella mia vita come un urto improvviso e violento, una malattia di cui conoscevo tutta l’aggressività e che mi aveva portato fino al limite estremo tra la vita e la morte”.

Bonicelli ha voluto sottolineare l’attualità della teologia vissuta dal seminarista martire tutta compresa nella frase “Io sono di Gesù”. “Una teologia – ha sostenuto – che è molto più avanti di tanta pastorale di oggi, in cui avverto spesso tanta lontananza o tanta inerzia di fronte a ciò che il magistero di Benedetto XVI ci indica come richiamo alla conversione personale a Cristo e come sfida all’unità tra l’intelligenza della fede e l’intelligenza della realtà”.

“In questo momento in cui, come scrive il grande poeta Eliot, la Chiesa è ‘minata dall’interno e attaccata dall’esterno’, – ha concluso Bonicelli – la figura del giovane Rolando ha un valore profetico, perché ci parla dell’amore a una Chiesa profondamente radicata nella tradizione, cosciente della propria irriducibile identità, viva per rendere presente Cristo e aperta a tutti i fratelli uomini in un autentico spirito missionario”.

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ZENIT Staff

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