Verità e tentazioni nella nostra destinazione d’uso!

Tutta la nostra vita deve essere vissuta secondo la volontà del Padre celeste, interamente nella grazia di Cristo, per essere strumento di essa per la conversione di molti cuori

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Gli uffici tecnici di un qualsiasi comune del nostro territorio nazionale hanno regole ben precise da far rispettare sulla destinazione uso di un qualsiasi terreno o locale di proprietà pubblica, così come privata. Leggo sull’enciclopedia popolare Wikipedia: La destinazione d’uso è un concetto di estrema rilevanza nell’ambito del diritto amministrativo, in particolare di quello edilizio e di quello della pianificazione del territorio. Con la destinazione d’uso si categorizza l’oggetto in questione per contestualizzarlo in un insieme. Chiaro il tratto significativo che vien fuori da un tale chiarimento.  Emerge una delimitazione di specificità e funzioni in un contesto più ampio, a favore dell’armonia che unisce l’insieme. Cosa c’entra tutto questo con ogni singolo individuo? L’uomo ha per caso la sua destinazione d’uso? Come si articola quella di un cristiano? Conosciamo la verità della nostra destinazione d’uso? Chi la rilascia? Chi spinge a superarla o a modificarla impropriamente? L’idea di rispondere a queste domande mi è giunta nel leggere un messaggio, agli aderenti del Movimento Apostolico, da parte del suo assistente centrale Mons. Di Bruno. Un “monito” che può benissimo essere rivolto ad ogni gruppo ecclesiale, che opera nella Chiesa di Roma. Il sacerdote infatti scrivendo una lettera aperta afferma: Il Movimento Apostolico è stato voluto da Dio per un uso unico: riempire la casa del Padre. Andare, salvare, convertire. Ricordare e annunziare al mondo la Parola di Gesù. Questa è la sua destinazione duso. Questo vale anche per ogni ministero, carisma, missione particolare di ciascuno. Nessuno potrà mai cambiare la destinazione duso. Non è banale osservare ad esempio, spostando la nostra attenzione sulle cose della vita di ogni giorno, che un aereo si costruisce per volare nei cieli; una nave per solcare il mare; un treno per correre sul binario; un automobile per percorrere tutte le strade di questo mondo.

È questa la loro destinazione d’uso. Se uno volesse dar loro un altro uso, non sarebbero ciò che sono, perderebbero la loro funzione iniziale e la ragione prima per la quale sono stati pensati. Ogni uomo deve essere impegnato a difendere la sua destinazione d’uso, per contribuire all’equilibrio generale su cui si muove il “destino” del mondo. Un cristiano sa che attraverso il suo comportamento rende visibile o meno Cristo sulla terra. La sua destinazione d’uso è nella verità della Parola che non può essere modificata, truccata, se mai rafforzata nel rispetto assoluto del ruolo scelto e socialmente rappresentato. La verità della propria destinazione d’uso è messa a dura prova dalle mille tentazioni quotidiane. Essa stessa è tentazione pericolosa, perché invisibile, non individuabile. Accade a tutti di pensare di modificare un proprio modo di essere, attratti dalle sirene che la società di oggi ha messo in giro, per distrarre l’uomo dalla via retta che porta al Signore. Le luci accecanti; i colori truccati; il potere materiale spropositato; gli effetti speciali; la forza del comando fine a se stesso; l’illusione della ricchezza a tutti i costi, sono torrenti minacciosi che irrompono nel “fiume quotidiano” dell’esistenza di un qualunque essere umano. Le tentazioni sono frecce avvelenate nell’arco del diavolo, scoccate per cambiare ogni giorno la destinazione d’uso di qualcuno o di tanti. Vengono indirizzate verso chi nella vita sia riuscito a raggiungere una precisa dimensione spirituale e sociale o abbia solo pensato d’incamminarsi sicuro verso di essa. Le stesse tre tentazioni di Gesù nel deserto sono tutte finalizzate al cambiamento della missione, del ministero, del carisma del Figlio dell’Uomo. Ognuno di noi è obbligato a conoscere la sua destinazione d’uso, ciò per cui il Signore lo ha chiamato. Un obbligo che non esonera di certo chi governa; chi insegna; chi muove l’economia; chi ha una famiglia; chi è impegnato in qualunque lavoro; chi studia; chi intrattiene il prossimo nello spettacolo, nello sport, nell’informazione; ecc.

È l’ufficio tecnico del cielo che rilascia il certificato di destinazione d’uso per ognuno di noi. Solo riconoscendo l’origine di questa licenza, si può avere la forza di non stravolgere la sostanza del ruolo personale santamente perseguito. Missione, ministero, carisma vanno vissuti sempre nella più pura obbedienza al Signore. Non possiamo noi cambiare finalità e modalità. Questo vuol dire che tutta la nostra vita deve essere vissuta secondo la volontà del Padre celeste, interamente nella grazia di Cristo, per essere strumento di essa per la conversione di molti cuori. Non si tratta però di una costrizione, ma di una libertà nella verità che redime l’umanità, offrendole il senso alto della sua stessa esistenza. Bisogna comunque ricordare che la tentazione busserà sempre alla nostra porta, perché si dia un altro uso, un’altra destinazione al nostro tempo, al nostro ministero, alla nostra missione. Ci spingerà con sottigliezze a cercare un’altra finalità al carisma e alla stessa nostra vocazione. Cadere in questa tentazione significa non essere più strumento di Dio, ma eccellenti candidati nelle liste bloccate del relativismo attuale. La elezione pur se assicurata, specie se capilista, aumenterà la presenza dei falsi cristiani in ogni contesto sociale, con il rifiuto, di fatto, della destinazione d’uso di battezzato e neo discepolo del Signore. Un rigetto purtroppo consapevole che contribuisce a far crescere una società troppo tollerante, verso un ateismo teorico e pratico che sta minando i grandi valori universali, sui quali non è possibile più alcuna deroga, pena il radicamento del disordine morale che ci circonda. Essere da Dio, e non da noi, determina un’agnizione quotidiana della nostra natura cristiana, unico argine protetto per non fuggire dalla nostra realtà. Un uomo in Cristo è protagonista di quel vero cambiamento che fino ad oggi ha interessato soltanto le cose materiali. Mantenere la propria destinazione d’uso, senza cadere nella trappola delle tentazioni, aiuta se stessi e il contesto in cui si opera a non perdere mai la verità del Signore che ogni cosa redime e salva.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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