Verità e bellezza. La via pulchritudinis in Biagio Biagetti

Un saggio di Paolo Ondarza approfondisce la vita e le opere del pittore che fu direttore dei Musei Vaticani all’inizio del secolo scorso

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L’inscindibile legame tra Vero, Buono e Bello, paradigma della visione estetica della Chiesa dai primi secoli a Papa Francesco. La crisi e la problematica dell’arte sacra nel Novecento. La nascita della moderna teoria e tecnica nel restauro. La profetica intuizione della brillantezza cromatica degli affreschi della Cappella Sistina. L’opzione figurativa in un’epoca pittorica dominata dall’astratto.

 Sono le chiavi dell’attività di Biagio Biagetti, pittore, direttore dei Musei Vaticani, fondatore dello Studio Vaticano del mosaico e del Laboratorio Vaticano del Restauro nella prima metà del secolo scorso

 A torto caduto nell’oblio, il valore di Biagetti riemerge nel libro Verità e Bellezza. La via pulchritudinis in Biagio Biagetti(Aracne, 2015) di Paolo Ondarza, giornalista della Radio Vaticana, frutto della consultazione di archivi privati inediti.

Il legame tra bellezza e annuncio del Vangelo, paradigma della tradizione millenaria della Chiesa cattolica, ribadito nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium di papa Francesco, è stato efficacemente suggellato da queste parole del papa emerito Benedetto XVI:  “Le immagini sacre, con la loro bellezza, sono anch’esse annuncio evangelico ed esprimono lo splendore della verità cattolica, mostrando la suprema armonia tra il buono e il bello, tra la via veritatis e la via pulchritudinis”.

Il connubio arte-fede all’inizio del XX secolo fu il motore e l’ispirazione dell’opera di Biagio Biagetti. Esperto conoscitore delle tecniche artistiche e di conservazione, convinto e impegnato cattolico,  non fu semplicemente un “pittore”, ma  sempre  pittore religioso anche quando non si dedicò a tematiche sacre.

Fin da giovane Biagetti concepì il proprio talento come dono del Creatore, vocazione  per comunicare attraverso le immagini Dio, la Bellezza. La risposta di Biagetti alle espressioni figurative del Novecento spesso in rotta con il passato era un idea di arte cristiana “piena del sentimento del presente e con gli occhi rivolti all’eternità”.

Non si conformò ai nostalgici revival ottocenteschi, ma guardando alle conquiste della pittura contemporanea elaborò un linguaggio nuovo in linea con la tradizione. Il suo anelito all’unità tra sacro e profano, passato e presente, trova risposta nella certezza che il messaggio di Cristo, è  lo stesso ieri, oggi e sempre.

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ZENIT Staff

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