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Vatileaks. Versaldi: "Non capisco perché Balda l'abbia fatto…"

Il cardinale, ex presidente della Prefettura degli affari economici, dove il monsignore era segretario, commenta il caso della fuga di documenti e assicura che la riforma economica “si farà”

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“Qualcosa di razionalmente inspiegabile”. Così il cardinale Giuseppe Versaldi definisce il secondo oscuro caso di Vatileaks che ha travolto in queste settimane il Vaticano. La voce del porporato è preziosa essendo stato lui presidente della Prefettura degli affari economici della Santa Sede, dove dal 21 settembre 2011 segretario era mons. Lucio Vallejo Balda, il presunto ‘corvo’ attualmente in cella.  

La conoscenza tra il monsignore e il porporato risale, quindi, ancor prima del lavoro alla Cosea. “Lo conoscevo bene”, dichiara a ZENIT e altri colleghi della stampa, a margine della conferenza stampa di presentazione del Congresso Mondiale Educare oggi e domani. Una passione che si rinnova. “La Cosea ha avuto un’autonomia propria ed io non ho avuto più né il desiderio né la possibilità di interloquirvi. Di lì in avanti non ho più capito che parabola abbia avuto: come voi, sono spettatore di questa infelice conclusione, traumatica per il Papa ma anche per la Chiesa, perché la grande responsabilità che il Santo Padre ha dato a queste persone doveva essere coniugata con un servizio rispettoso della volontà del Papa”.

È lo stesso Francesco – aggiunge Versaldi – che ha voluto questa riforma, “io l’avevo iniziata già con Benedetto XVI, poi ha preso giustamente un’accelerazione necessaria e un cambio di persone. Perché se si vuole cambiare non si possono prendere le persone che c’erano prima, è giusto che se ne prendano di nuove. Quindi il Papa sapeva tutte queste cose e ha cominciato a informarsi di tutte queste cose. Non capisco tuttavia lo scopo di volerle rendere pubbliche, quasi una mancanza di fiducia che il Papa volesse compiere fino in fondo queste riforme”. 

C’è una resistenza a questo processo di riforma della Curia auspicato e attuato da Papa Francesco?

Non direi… Quello che mancava in Vaticano da quando sono arrivato io era più che altro una idea più moderna dell’economia, una concezione vetero-economica, cioè di una famiglia in cui ci si fida delle altre persone. E quando io ho cominciato nel 2011, cercare di controllare era visto molte volte come una mancanza di fiducia piuttosto che una collaborazione per sollevare anche da responsabilità individuali. Perché una persona, anche in buona fede, può comunque sbagliare. Diciamo che la distinzione tra chi governa e chi controlla – le persone oltre che le istituzioni – ha trovato un certo clima di difesa. Non direi di malafede, perché i casi di malaffare si contano sulle dita della mano. È proprio l’idea del controllo non come sfiducia ma come aiuto che deve entrare e qualche volta non entra; e allora c’è un ritardo nei tempi, nell’attuare quello che è normale in qualunque istituzione moderna.

Ma, secondo lei, è riformabile la situazione delle finanze della Chiesa?

Si, ce la farà. È un processo di modernizzazione, anche un po’ ‘costretto’ dagli accordi internazionali. Il clima è cambiato, io non vedo una resistenza così forte. È un cambiamento progressivo ma non capisco il perché voler drammatizzare tutto attraverso queste pubblicazioni che danno un quadro solo negativo. 

Quindi che motivazione darebbe a questo gesto così estremo del suo ex segretario?

Non posso conoscere le intenzioni e razionalmente non vedo una motivazione. Il cuore umano è un mistero. Forse c’era anche una parte di buona fede di voler aiutare il Papa, come è stato anche nel primo caso (di Vatileaks nel 2012 ndr), come è stato detto. Ma non credo che sia accettabile come motivazione. Non riesco neanche a capire se è stato fatto per vendere alla stampa. Non sono in grado di stabilirlo, lo faranno le indagini. Per l’altra persona (la pr Francesca Immacolata Chaouqui ndr) invece si fanno tutte le ipotesi che fate anche voi giornalisti.

E lei che ipotesi si fa?

Non saprei dire. 

Vedendola operare all’interno del Vaticano, dove si dice avesse molta libertà, che idea si è fatto di questa persona?

Sinceramente non la conoscevo… Siccome la Cosea aveva sede nella stessa della Prefettura l’ho incontrata qualche volta, ma non l’ho mai vista al lavoro.

E col senno di poi cosa pensa?

Beh, quello che pensano tutti… Penso che se ne sia approfittata. Adesso lei ha comunque una sua linea difensiva e io non voglio entrare in queste cose. 

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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