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Vatileaks 2: oggi terza udienza. Chiamati a testimoniare anche i cardinali Parolin e Abril y Castelló

Ammessi tutti i 12 testimoni chiesti dai cinque imputati. Respinta perizia psicologica chiesta per Vallejo. Prossima udienza a data da destinarsi

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Obiezioni, prove e richieste di ‘illustri’ testimoni. Non si può dire che sia ancora entrato nel vivo il processo Vatileaks 2: l’udienza svoltasi oggi, alla vigilia del Giubileo, dopo il rimando di quella del 30 novembre, non è entrata nella fase dibattimentale soffermandosi invece sulle eccezioni preliminari.  

Una quella presentata dall’avvocato Laura Sgrò, legale di Francesca Immacolata Chaoqui: una “carenza di giurisdizione del Tribunale vaticano”, eccependo che il reato – ovvero la cessione di password e lo scambio di documenti brevi manu – sia stato compiuto in Italia. Quindi l’appello – già annunciato dalla stessa pr su diversi media nelle scorse settimane – a dichiararsi “rifugiata politica”, in virtù dell’art. 22 dei Patti Lateranensi, e la richiesta di essere processata da un tribunale italiano.

La richiesta è stata rifiutata dal Collegio giudicante. Il presidente Dalla Torre ha citato varie leggi, a partire dalla nr. 9 introdotta da Papa Francesco l’11 luglio 2013 che modifica il Codice penale e che prevede la giurisdizione su fatti avvenuti in parte o in tutto in Vaticano. Pertanto, sono giudicati in Vaticano tutti quelli che hanno lavorato in Vaticano. Avendo poi mons. Vallejo Balda lo status di pubblico ufficiale della Santa Sede, il suo reato “attrae” anche quello degli altri (dunque una “estensione della punibilità”). Respinta anche l’eccezione di status di rifugiata, “per l’intrinseca contraddizione con la precedente richiesta”. Il promotore di giustizia Gian Pietro Milano ha osservato infatti che la donna si è costituita agli inquirenti e davanti al Tribunale riconoscendo di fatto tale giurisdizione. 

Da parte sua il monsignore spagnolo ha richiesto l’acquisizione di email intercorse tra lui e Francesca Chaoqui del maggio 2015, contenute nel suo computer ora sotto sequestro. Interpellata, l’avvocato Bellardini ha spiegato che nelle chat e nelle conversazioni Whatsapp che compaiono negli atti si fanno riferimento a questioni utili per il procedimento.  

A proposito delle conversazioni avvenute via sms, chat, email, la legale della Chaoqui ne ha richiesto una perizia informatica, in quanto, secondo gli atti, tali conversazioni mancano di parti cancellate. L’acquisizione dell’intera conversazione sarebbe quindi utile a chiarire le vicende. Intervenendo il procuratore aggiunto Zannotti ha spiegato che si accettava di affidare il materiale ad un perito, a patto che si valutasse la pertinenza delle conversazioni con i fatti oggetto del processo. Poi si potrebbe procedere con la perizia e la eventuale acquisizione. Secondo la Sgrò, tuttavia, solo una lettura intera potrebbe decretarne la pertinenza. L’avvocato ha quindi domandato un perito d’ufficio insieme ad un perito di parte.

Un’ulteriore richiesta da parte dell’avvocato di mons. Vallejo Balda è stata quella di ottenere una perizia psicologica per il suo assistito, considerando il fatto che, alla luce delle dichiarazioni negli atti, si è parlato di una labilità emotiva dell’imputato. Il procuratore Zannotti si è opposto a tale richiesta in considerazione del fatto che l’ordinamento non prevede perizie psicologiche ma solo psichiatriche per accertare l’imputabilità. La valutazione di comportamenti sarà effettuata dal Tribunale nel corso del procedimento – ha detto – ma non è accettabile una perizia psicologica. La Bellardini ha quindi richiesto l’acquisizione di una perizia psichiatrica attualmente conservata nell’appartamento del monsignore da inserire negli atti. A questo Zannotti non si è opposto.

Dopo le quattro eccezioni si è passati alle richieste di documenti e testimoni utili al lavoro della difesa. Mons. Vallejo Balda ha chiesto la certificazione del suo stato di servizio, domandando come testimone Mario Benotti, capo segreteria particolare del Sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi, consulente del sindaco di Firenze Dario Nardella per i rapporti con le confessioni per il dialogo interreligioso, già indagato dalla procura di Terni. Sulla sua testimonianza l’accusa non ha fatto opposizione perché il nome figurava già nella lista. 

La Chaoqui ha invece domandato le testimonianze dei cardinali Santos Abril y Castelló e del Segretario di Stato Pietro Parolin, insieme a mons. Konrad Krajewski, mons. Paolo Lojudice, Lucia Ercoli Greganti e padre Vittorio Trani. Alla richiesta di queste testimonianze, il procuratore Milano ha stabilito come premessa che ci fosse “un vincolo di riferibilità”, ovvero che le testimonianze “si riferissero a fatti precisi, e non per dire valutazioni sulla persona tipo ‘era una brava ragazza’”. Quindi la richiesta di testimonianza dei due cardinali non andava accolta. 

L’avvocato Sgrò ha spiegato però che  intento della difesa era mostrare che l’agire della Chaoqui avvenisse “nell’interesse esclusivo del Santo Padre”; quindi sono necessarie persone che possano “contestualizzare” tale intento. Ad esempio, Parolin può riferire dei rapporti lavorativi tra Balda e Chaouqui (richiesta, secondo Milano, ancora più generica della prima). Krajewski, invece, è stato citato “per determinare la figura umana di questa ragazza ‘dipinta come un mostro’”. Le altre persone – Lojudice, Ercoli, Trani – “possono descrivere la reale figura di questa donna che ha compiuto tante opere di bene e di carità”.

Le richieste dell’ex collaboratore di Vallejo, Nicola Maio, sono state invece l’acquisizione della copia di una lettera in cui Papa Francesco lodava il suo lavoro alla Cosea, poi una comunicazione con il presidente dell’organismo, Joseph Zhara, per far emergere che, anche dopo lo scioglimento, Maio aveva collaborato con gli uffici fino al gennaio 2015; una email in cui verrebbero espresse disapprovazioni verso soggetti non precisati nell’udienza e una comunicazione con Chaoqui in cui si evidenziava la fine del rapporto.  L’avvocato Paffioni ha proposto di mettere a disposizione il cellulare del suo assistito, da sottoporre poi a perizia informatica. Come testimone, Maio ha richiesto mons. Abbondi, funzionario della Prefettura degli Affari Economici, già nelle richieste dell’accusa. Intento della difesa è far rilevare il ruolo di Maio nella Cosea sia prima che dopo il dicembre 2014, ovvero il fatto che l’uomo fosse “obbligato” a proseguire il rapporto con il monsignore anche dopo lo scioglimento dell’organismo. 

Si è passato quindi alla presentazione delle richieste del giornalista Gianluigi Nuzzi, autore di Via Crucis. Ben quattro i testimoni richiesti: i due librai Paolo Mieli e Marco Bernardi; Paola Brazzale e Paolo Mondani, giornalista di Report che – ha spiegato l’avv. Palombi – dovrebbe chiarire una discrepanza presente negli atti circa il fatto che Balda conoscesse Nuzzi sin dall’inizio della Cosea e non dopo la presentazione della Chaoqui, nell’aprile 2015, a fine mandato, come invece  da lui affermato nel memoriale. Mondani e Bernardi dovrebbero invece testimoniare che il rapporto tra i due giornalisti, descritti negli atti come “una associazione a delinquere di stampo giornalistico”, in realtà non sussistessa. Anzi i due sono “concorrenti in libreria”, hanno agito indipendentemente, e non si conoscevano ma “si sono conosciuti in questa sede e ne avrebbero fatto volentieri a meno”, ha sottolineato l’avvocato. 

Infine, Emiliano Fittipaldi, giornalista de L’Espresso e autore di Avarizia, non ha richiesto alcun testimone ma solo l’acquisizione suoi tre articoli risalenti all’estate 2014, a dimostrazione che la sua attività di giornalismo interrogativo procedesse da prima della vicenda Vatileaks. 

Anche la Sgrò è intervenuta per chiedere l’acquisizione di alcuni articoli: un’in
tervista al faccendiere Luigi Bisignani che dimostrerebbe un incontro con Vallejo (che il monsignore già racconta nel suo memorandum), e alcune notizie che parlavano del VAM (il Vatican Asset Managment) circolate già nel luglio 2014, per bocca pure del cardinale Pell, che anticipavano quanto poi rivelato nei documenti diffusi. Sempre la Sgrò ha chiesto che Francesca Chaoqui potesse parlare alla Corte in Aula. “Non in questa fase ma quando sarà interrogata”, è stata la risposta.

La Corte si è quindi riunita per un’ora in camera di consiglio, rientrando alle 11.25. Come già detto, le due eccezioni presentate dalla pr calabrese sono state respinte. Ammessa invece la richiesta di acquisizione di email nel pc di Balda con la nomina di un consulente d’ufficio; come pure la perizia informatica richiesta da Chaoqui, alla presenza però di un perito di parte che la effettui nel luogo in cui si trovano materiali e dopo un’udienza “a porte chiuse” che chiarisca cosa acquisire.

Ammessa anche la richiesta di Maio che prevede la consegna del cellulare entro lunedì 14 dicembre. Respinta, perché “non ammissibile”, invece, la perizia psicologica per il monsignore; mentre è stata ammessa l’acquisizione della perizia psichiatrica già presente nell’appartamento insieme ad altri documenti. Per quanto riguarda i 12 testimoni, sono stati accettati tutti dalla Corte. Inclusi i due cardinali su cui il Promotore di Giustizia aveva espresso parere negativo. L’udienza si è chiusa alle 11.30, e la prossima è stata rinviata “a data da determinarsi”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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