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Vatileaks 2. Interrogatorio fiume a Chaouqui: "Mai passato documenti riservati ai giornalisti"

One-woman-show della pr calabrese, incinta di 8 mesi, che nega di aver avuto rapporti intimi con mons. Vallejo a Firenze o di averlo minacciato via WhatsApp. Intanto spunta il caso di una finta lettera intestata Ior

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È stato un one-woman-show la settima udienza del processo cosiddetto Vatileaks 2. Sia nella seduta mattutina che in quella pomeridiana i riflettori sono stati puntati su di lei: Francesca Immacolata Chaoqui, la pr calabrese di San Sosti, unica donna tra i cinque imputati del processo per fuga di documenti riservati della Santa Sede.

Proprio la ex lobbista, incinta all’ottavo mese, aveva fato sospendere le udienze nel periodo pre-pasquale a causa di alcuni problemi di salute legati alla sua gravidanza. E dai suoi profili social aveva promesso scintille per il suo interrogatorio, specie contro Lucio Vallejo Balda, il monsignore spagnolo dapprima (cioè ai tempi della comune collaborazione alla Cosea) amico e confidente, ora, in fase di processo, il suo peggior antagonista, nonché colui che con il suo Memoriale l’ha ritratta agli occhi del mondo quasi come “una prostituta a caccia di preti da concupire”.

Scintille, tuttavia, ce ne sono state poche. L’interrogatorio della Chaoqui è stato relativamente moderato rispetto a certe dichiarazioni rilasciate in passato dalla pr. Assistita dal suo legale Laura Sgrò, la donna si è difesa dalle pesanti accuse nei suoi confronti, negandole punto per punto. Da “non ho mai avuto con lui un rapporto sessuale”, in riferimento alla notte trascorsa insieme a Vallejo a Firenze, a “i messaggi WhatsApp erano di natura goliardica”, fino a “non ho mai passato documenti riservati ai giornalisti”.

Secondo Chaoqui, la ricostruzione dei fatti offerta dal monsignore nel suo interrogatorio di marzo fa acqua da tutte le parti. Anzi se c’è un colpevole dell’intera vicenda è proprio lui che dopo la fine del suo lavoro alla Cosea, la commissione istituita dal Papa per riformare le finanze vaticane, era “cambiato” arrivando al punto di legarsi a personaggi ambigui come l’astrologo Mauro Iacoboni (l’uomo che avrebbe fornito il telefonino al presule quando era ai domiciliari) e il suo compagno.

In particolare “l’evento scatenante” del “mutamento” di Balda – ha affermato la donna – è stata la fine della Cosea e la nascita della Segreteria per l’Economia. Proprio la mancata nomina di mons. Vallejo nel nuovo Dicastero guidato dal card. Pell ha reso il presule, “fino a quel momento una persona lucida, orientata, fedele al Papa”, un uomo del tutto “diverso da quello che c’è oggi in aula”.

Troppe le “stranezze” da parte del sacerdote in quel periodo, tanto da portare alla “rottura del nostro rapporto” ha riferito Francesca, che alla Corte ha mostrato anche alcune foto del monsignore vestito con una tuta mimetica o alticcio.

Immagini distanti anni luce da quelle del funzionario vaticano definito tra le mura leonine “l’economo di Dio”, che “quando era necessario chiamava al telefono il Papa” e andava e veniva con grande nonchalance da Casa Santa Marta. Anche la Chaoqui lo faceva ai tempi del suo incarico nella Commissione: incarico “giustificato dal mio curriculum”, ha precisato, per cui “non sono mai stata pagata” a differenza degli altri componenti dell’organismo, e che proprio per questa vicinanza con il Pontefice e questa massima libertà creava qualche “malumore” in Vaticano. “Era una situazione anomala non ben vista”, ha ricordato la pr, denunciando che poco dopo una settimana dalla sua nomina fu recapitato in Segreteria di Stato un dossier a suo danno.

A proposito di documenti ‘strani’, nel corso dell’interrogatorio è emersa pure la vicenda finora inedita di una finta lettera intestata Ior e firmata dall’allora presidente Erns von Freyberg in cui si parla di Monte dei Paschi di Siena che Chaouqui chiede a Vallejo di scrivere dopo aver ricevuto un messaggio da un certo “Paolo”. Forse un giornalista, perché “tutti parlano in Vaticano con i giornalisti, se non lo fai diventi oggetto di dossieraggio”.

Forse il giornalista Paolo Mondani della trasmissione di Rai Tre Report, nella cui puntata del 23 novembre 2014 si parlava appunto di Mps e Vallejo vi interveniva a volto coperto. “È andato da Paolo e hanno fatto il video”, ha raccontato Francesca Immacolata; lei, avvertita a riguardo tramite WhatsApp, ha anche “contribuito all’impostazione scenica”, ma poi ha “deciso di avvertire il cardinale Abril y Castello”. Nessun collegamento, in ogni caso, con la pseudo lettera Ior: “Quella era una cavolata”, ha detto ai giudici, “volevo mettere alla prova Vallejo che sosteneva di avere tutte carte intestate della Santa Sede… Mi auguro di non trovare questo documento domani sui giornali”.

Francesca Chaoqui si è poi soffermata su un documento che nel maggio 2014, insieme a Vallejo Balda e al suo assistente Nicola Maio (da lei scagionato totalmente durante l’interrogatorio), recapita al Papa su un “fatto di una gravità assoluta”. Di questo, però, non ha voluto fornire ulteriori dettagli.

Tutto il resto dell’interrogatorio è stata poi una serie di conferme e smentite. Conferma della lunga amicizia con il giornalista Gianluigi Nuzzi, il quale tuttavia “da quando ero stata nominata alla Cosea mai mi ha chiesto di fornirle documentazione”; conferma di aver presentato lei Nuzzi a Vallejo e di aver anche coinvolto il monsignore nelle sue attività professionali dopo l’uscita da Ernst&Young. Conferma anche di un pranzo con Luigi Bisignani, nel quale si è però parlato solo della onlus spagnola ‘Mensajero de la Paz’, di uno con Paolo Berlusconi nel quale il fratello dell’ex premier avrebbe fatto giochi di presigio, e di altri appuntamenti con ambasciatori, imprenditori, ministri.

Tra le smentite quella delle minacce a Vallejo via WhatsApp: semplicemente erano risposte piccate dovute al fatto che il monsignore parlava male di lei alle sue spalle; smentito pure di aver visto passare dal presule a Nuzzi del materiale, eccetto che per una password di accesso alla mailbox del monsignore, che pensava fosse in realtà l’accesso a una sorta di diario personale.

La donna ha negato inoltre ogni versione del sacerdote sulla ‘notte di Firenze’ del 28 dicembre 2014. Quella fatidica sera – ha detto in aula, ripetendo quanto già pubblicato su un suo post su Facebook – “ho raccolto alcune confessioni personali di Balda sulla sua sfera sessuale, niente a che fare con un presunto rapporto sessuale tra me e lui.. il tutto mentre sua madre dormiva nella stessa stanza”.

Nonostante sulla bacheca social avesse annunciato il contrario, la lobbista non ha voluto rivelare i contenuti di quelle confessioni, “per rispetto al suo status di sacerdote”. Ha però spiegato che fu quello il motivo per cui il monsignore lasciò la Spagna per Roma e che “in conseguenza di quella confessione nacque tra noi un rapporto di complicità e scherzo. Io lo prendevo in giro con le donne e il sesso, ma erano battute goliardiche”.

La donna ha fermamente negato anche di aver consegnato documenti ai giornalisti: “Posso assicurare che mai, mai, dalle mie mani documenti riservati sono finiti a Nuzzi o Fittipaldi”. E ha precisato pure di non essere mai stata il “numero due dei servizi segreti”: “Surreale!”. “Più volte – ha aggiunto – ho avuto incarichi in aziende che riguardano la sicurezza, ma non che riguardano la Santa Sede”.

Tantomeno Chaoqui ha mai estorto qualcosa a Vallejo tramite messaggi intimidatori come quello in cui minacciava di distruggere Balda a mezzo stampa. “Cosa vuole estorcere?”, ha detto al presidente del Tribunale Dalla Torre, “qui anche fosse venuto Topolino gli avrebbe dato i documenti… l’unica persona distrutta a mezzo stampa sono io, lui era ossessionato dal desiderio di infamarmi”. 

La prossima udienza è in programma per lunedì 11 aprile, a partire dalle 10.30. 

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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