San Pietro - Foto © Wikimedia Commons - Fczarnowski, CC BY-SA 4.0

Vaticano: Riunione fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel (Dakar, Senegal, 19-23 febbraio 2018)

Comunicato del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale

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Dal 19 al 23 febbraio si terrà a Dakar, in Senegal, la riunione annuale del Consiglio di Amministrazione (CdA) della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel che, affidata da San Giovanni Paolo II, fin dalla sua nascita nel 1984, al Pontificio Consiglio Cor Unum, ora rientra nelle competenze del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
Al CdA prenderà parte il Sotto-Segretario del Dicastero, Mons. Segundo Tejado Muñoz. Nel corso della riunione, si esamineranno i progetti in attesa di finanziamento; quelli approvati nel 2017 sono stati 127, con uno stanziamento totale di circa 2,3 milioni di dollari; fino al 2016 i progetti finanziati sono stati oltre 3.200, per un totale di circa 38 milioni di dollari.
I membri del CdA sono: S.E. Mons. Lucas Kalfa Sanou, Vescovo di Banfora (Burkina Faso), Presidente; S.E. Mons. Paul Abel Mamba, Vescovo di Ziguinchor (Senegal), Vicepresidente; S.E. Mons. Martin Albert Happe, M. Afr., Vescovo di Nouakchott (Mauritania), Tesoriere; S.E. Mons. Ambroise Ouédraogo, Vescovo di Maradi (Niger); S.E. Mons. Furtado Arlingo Gomes, Vescovo di Santiago de Cabo Verde (Cabo Verde); S.E. Mons. Goetbe Edmond Djitangar, Arcivescovo di N’Djaména (Ciad); S.E. Mons. Gabriel Mendy, C.S.Sp., Vescovo di Banjul (Gambia); S.E. Mons. José Câmnate na Bissign, Vescovo di Bissau (Guinea Bissau); S.E. Mons. Augustin Traoré, Vescovo di Ségou (Mali).
Con la collaborazione, in particolare, della Conferenza Episcopale Italiana, della Conferenza Episcopale Tedesca e della Chiesa locale, la Fondazione realizza, a nome del Santo Padre, progetti contro la desertificazione, per la gestione e lo sviluppo delle unità agricole, per gli impianti di pompaggio dell’acqua, per il miglioramento della acque potabili e per le energie rinnovabili, in favore delle comunità dei Paesi membri (Burkina Faso, Capo Verde, Ciad, Gambia, Guinea Bissau, Mali, Mauritania, Niger e Senegal). Essa si occupa, inoltre, di formare personale tecnico specializzato, che possa mettersi al servizio del proprio Paese.
Nel corso degli anni la Fondazione ha potuto anche favorire il dialogo interreligioso: la maggioranza dei beneficiari, infatti, è di religione musulmana. Secondo lo Human Development Index, che misura l’indice di sviluppo umano per ciascun Paese, tra gli ultimi 20 della graduatoria 19 appartengono all’Africa e, di questi, 7 si trovano nella zona del Sahel. Ad aggravare la situazione sono le crisi alimentari, l’esaurimento delle risorse naturali, soprattutto idriche, e la violenza perpetrata sulla popolazione dell’area, che vede la presenza di gruppi estremisti.

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ZENIT Staff

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