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Vaticano: Discorso del Decano del Corpo Diplomatico

Udienza del Santo Padre al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede

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Riportiamo di seguito il discorso del Decano del Corpo Diplomatico, S.E. il Signor Armindo Fernandes do Espírito Santo Vieira, Ambasciatore di Angola:
Santissimo Padre, A nome del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ho nuovamente l’onore di presentarLe gli auguri di buona salute e di fruttuosi risultati nella prosecuzione della Sua missione di evangelizzazione. Mi permetto, inoltre, rievocare alla Sua presenza le premesse che caratterizzano il servizio diplomatico, essendo il dialogo il mezzo principale per affrontare le sfide che minacciano la pace. Osserviamo i Suoi sforzi per portare a chi è nel bisogno la consolazione e l’incoraggiamento, con una speranza incrollabile. Infatti, il Santo Padre ha dedicato le catechesi dell’anno appena concluso alla speranza cristiana, tramite cui ha indicato ai cristiani, e a quanti desiderassero accogliere questo concetto, una via per la costruzione del futuro. Con speranza nutriamo il futuro, insegna Agostino, santo e filosofo. Ciò accade nelle nostre menti, dove il tempo si annulla, mentre ricordiamo il passato e abbiamo una percezione diretta dei fatti attuali[1]. Tuttavia, si spera credendo[2], e si crede realizzando: così vediamo i Suoi esempi quotidiani, come i germogli del futuro di attesa concretizzazione. Le attività pianificate per i prossimi mesi ci chiedono uno sguardo integrale sull’essere umano, al fine di comprendere l’ampiezza delle azioni del Santo Padre. Chiedo il permesso di menzionare alcuni appuntamenti che possono essere considerati di particolare interesse, come il Sinodo dei Vescovi, che si riunirà per riflettere sui giovani, la fede e il discernimento ad ottobre, e la Giornata Mondiale della Gioventù, già annunciata e che si terrà all’inizio del 2019, nel Panama. Le famiglie riceveranno ugualmente attenzione durante l’Incontro Mondiale che si terrà ad agosto. Sua Santità ha inoltre annunciato un’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione Pan-amazzonica, offrendo uno spazio senza precedenti per l’analisi sulla foresta e sui popoli originari, e rievocando temi magistralmente illustrati nell’Enciclica Laudato Si’. In tutto ciò, si evidenzia la complessità delle relazioni umane, senza trascurare il contesto più ampio, l’ambiente, dove si verificano eventi in grado di cambiare il corso della storia. Pertanto, in quanto rappresentanti dei paesi che integrano la Comunità Internazionale, riaffermiamo gli impegni in materia di sviluppo sostenibile, già ampiamente condivisi alla Conferenza di Parigi e confermati nelle conferenze successive, la cui più recente è stata tenuta in Germania. Santo Padre, I Suoi viaggi sono stati una nuova opportunità per ribadire il bisogno di cura nei confronti del momento delicato che il mondo attraversa. A Fatima pregò Maria affinché tutti diventassero pellegrini, abbattendo muri e superando confini. Ha pregato per la riconciliazione in Colombia con parole che, in sostanza, si applicano a processi di pace necessari e attesi in diverse nazioni. Ha ricordato il valore della saggezza per applicare la giustizia, parlando alle autorità e alla diplomazia durante la sua visita in Myanmar e in Bangladesh. In Egitto, ha detto in modo inequivocabile: “Oggi c’è bisogno di costruttori di pace, non di armi; oggi c’è bisogno di costruttori di pace, non di provocatori di conflitti; di pompieri e non di incendiari; di predicatori di riconciliazione e non di banditori di distruzione”. In questo senso, ricordiamo che quest’anno sarà celebrato il primo centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, un conflitto segnato non solo dal numero di paesi coinvolti, ma anche dal grado di distruzione delle macchine e delle armi utilizzate. Purtroppo, i mezzi impiegati durante la Seconda Guerra Mondiale furono persino più nefasti. Il consenso sulla tragedia delle perdite umane, nelle forme più diverse, ha portato i paesi a fondare l’ONU e le altre organizzazioni che rappresentano e lavorano a nome della Comunità Internazionale per il bene dei popoli. Tra queste vi è la FAO, che il Santo Padre ha visitato l’anno scorso e dove ha sottolineato alcuni dei temi qui accennati. In particolare, ha ricordato la tragedia delle migrazioni forzate e come segno concreto della Sua attenzione, ha offerto all’istituzione una statua di Aylan, il piccolo siriano simbolo delle vittime in fuga. Sono azioni che rafforzano gli appelli alla generosità delle nazioni rispetto a varie questioni, legate, in particolare, alle tensioni e alle difficoltà in Africa, Asia e Medio Oriente. Queste sfide, da Lei illustrate anche nel recente Messaggio della Giornata della Pace, sono approcciate dalla diplomazia con la convinzione che la pace è importante per i paesi in crisi, ma anche per le nazioni che si occupano delle conseguenze. Tra esse, è rilevante la gestione dei rifugiati, nelle dimensioni sociale, economica, culturale ed etica. Le soluzioni sono complesse, ma non impossibili, e devono essere soddisfacenti per il presente, con effetti positivi per il futuro, senza prescindere dalla memoria del passato e dei casi eccelsi. Gesù e la Sua famiglia, trovando rifugio in Egitto, rispecchiano la speranza di coloro che cercano accoglienza e ispirano chi cerca di dare delle risposte. Alla terra africana spettò il compito di offrire la via che rappresentava il giusto aiuto e che, purtroppo, oggi deve essere percorsa in senso opposto, con uguale aspettativa. Santissimo Padre, L’anno appena concluso è stato, inoltre, contrassegnato da minacce e tensioni non indifferenti. Tuttavia, è stato lo stesso anno in cui la maggior parte dei paesi, consapevoli dei pericoli che le armi di distruzione di massa rappresentano per l’umanità, hanno firmato il Trattato di proibizione delle armi nucleari. Testimoniando tali preoccupazioni e ribadendo la fiducia nel dialogo, Lei è stato il promotore di un’iniziativa senza precedenti, che ha riunito promotori della pace, rappresentanti di nazioni ed esperti in materia. Le siamo grati per questi gesti. Infine, è opportuno esprimere il nostro dolore per i conflitti che non sono ancora cessati completamente e per le vittime di decine di paesi, colpite da differenti attacchi terroristici. Non possiamo non ricordare la tragedia in Egitto e gli attentati in Afghanistan, Australia, Bangladesh, Belgio, Camerun, Spagna, Stati Uniti, Finlandia, Francia, Iraq, Iran, Nigeria, Pakistan, Regno Unito, Repubblica Centrafricana, Russia, Somalia, Svezia, Turchia, Yemen, ed altri. Santità, Nonostante le note negative appena citate, è imperativo reagire con speranza, come Lei ci ha ricordato durante tutto l’anno. Faccio, a nome del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, i migliori auguri a Sua Santità affinché abbia pieno successo in tutte le iniziative che attendiamo nel 2018. Concludo con le parole di San Filippo Neri, il santo della gioia, per il suo modo di coinvolgere i giovani: “Fratelli, quando cominciamo a essere buoni?”. Possa questa domanda essere uno stimolo per il lavoro della diplomazia, specialmente di fronte alle difficoltà, e una fonte di speranza per tutti noi che crediamo che il mondo possa essere migliore. In vista dei Suoi impegni in Cile e nel Perù la prossima settimana, Le auguriamo buon viaggio e ancora una volta presentiamo i nostri auguri di buona salute e Felice Anno Nuovo, Papa Francesco! ____________
[1] Agostino. Le confessioni. [2] Idem. Manuale sulla fede, speranza e carità.

© Copyright – Libreria Editrice Vaticana

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ZENIT Staff

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