Foto: Elke Wetzig - Commons Wikimedia (CC BY-SA 3.0)

Vandana Shiva: “Lo sviluppo è un segno di vita”

In un’intervista in onda domenica su TV2000, la nota ecologista indiana spiega perché sfruttamento, debiti e schiavitù sono “forme di morte”

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“Lo sviluppo nel suo significato intrinseco, cioè il fatto che un seme diventi un fiore, un fiore diventi un albero, e l’albero diventi frutto, noi che da semi diventiamo persone, è un segno di vita e non distruzione. Ma quando l’economia si insinua all’interno di questo processo di sviluppo, cercando di definire le persone “sottosviluppate” e sfruttando il debito e la schiavitù per progredire, è una forma di morte”
Sono alcuni passaggi dell’intervista che l’indiana Vandana Shiva, nota nel mondo per le sue battaglie in difesa della Terra, ha rilasciato a Monica Mondo e che andrà in onda su TV2000 domenica 13 novembre, alle 12.30 e alle 20.30, nel programma Soul.
Vandana viene da una famiglia benestante, progressista, perfino rivoluzionaria, ha studiato in prestigiose università occidentali, ha tre lauree. Direttore del Centro per la Scienza, la Tecnologia e la Politica delle risorse ambientali di Dehradur, la sua città natale, è la teorica dell’ecologia sociale, ed è appena partita dall’Italia dove ha partecipato al terzo e nuovo incontro mondiale dei Movimenti Popolari, sul tema terra, casa, lavoro.
L’ospite d’onore dell’incontro è stato papa Francesco, che non ha nascosto le sue simpatie verso coloro che prestano attenzione e hanno cura della gente più povera e umile.
Vandana Shiva è descritta da alcuni organi di stampa come un’estremista, la conduttrice del programma Monica Mondo gli ha chiesto: “Lei è in sintonia con la cultura cristiana, so che c’è un lavoro comune con le Caritas locali in Africa e in India. Il Papa però nella Laudato Si’ dice che molti ecologisti difendono accanitamente l’ integrità ambiente e poco quella della vita umana…. “Quando la tecnica non riconosce i principi etici, finisce che considera legittima ogni pratica. Spesso si giustifica che si oltrepassino tutti i limiti quando si fanno esperimenti sugli embrioni”. E’ d’accordo?”
E Vandana Shiva ha risposto: “Non è mai esistita una separazione tra umanità e terra. Non importa che io abbia studiato le teorie quantistiche o il mio impegno a favore dell’ecosistema. La giustizia ecologica è quella che determina la nostra vita, e sicuramente significa non competere gli uni contro gli altri, ma difendere le libertà di questa unica famiglia terrena. Non esiste una diversità fra il creato, i diritti della terra e i diritti umani, non esiste una separazione”.
“C’è molto in comune tra lo sfruttamento delle risorse naturali e lo sfruttamento della persona manipolata fino all’eugenetica?”, ha incalzato Monica Mondo. E l’ecologista indiana ha spiegato: “Quando ho iniziato a studiare ingegneria genetica volevo tornare alla basi, cercavo di studiare la biologia molecolare come è stata inventata e come si è sviluppata e ho visto che non c’è mai stata una vera e propria separazione tra l’ingegneria genetica applicata alla natura e poi all’uomo. Il determinismo genetico che sta stravolgendo questo pianeta e il fatto di pensare che tutte le persone possano essere manipolate fino all’eugenetica, il fatto che tutti dobbiamo essere biondi con gli occhi azzurri, sono la stessa forma di oppressione dell’umano.  Io invece adoro la mia pelle scura, adoro i colori nelle persone, adoro i miei capelli bruni, adoro che tutti siamo diversi gli uni dagli altri.  L’eugenetica è la negazione di questa diversità. Sono convinta che quello che ci sembra inevitabile non è altro che una costruzione imposta dai giganti che cercano di dominarci. Come possiamo creare un mondo più autentico? È questo quello che ci dobbiamo chiedere e per cui dobbiamo impegnarci, senza cedere mai”.
La Mondo ha cercato di capire anche il contesto sociale e familiare da cui Vandana Shiva proviene, e le ha chiesto: “Che famiglia è la sua?”.  “Sono stata molto fortunata – ha detto l’ecologista – ho dei genitori che erano molto ‘ecologici’, ci hanno educati nella verità e nella libertà, parlandoci della bellezza e della varietà della vita. I miei genitori erano entrambi a favore del movimento femminista già prima che questo termine fosse coniato, erano contro le caste in India, erano sempre semplici ma non semplicistici. Cercavano di condividere tutto e mi hanno insegnato che la vita è questa condivisione, non arrogarsi dei diritti per sé”.

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ZENIT Staff

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