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Usa. La Corte Suprema contro il Texas per aver difeso i nascituri

Bocciata una legge approvata nello Stato che obbliga le cliniche a rispettare degli standard sanitari e impone norme vincolanti ai medici abortisti

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Dopo 43 anni dalla sentenza con cui la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva legalizzato l’aborto, i giudici del massimo Tribunale hanno di nuovo preso una posizione favorevole all’interruzione di gravidanza. Lo hanno fatto bocciando una legge approvata nello Stato del Texas. Il testo imponeva alle cliniche dove vengono effettuati aborti di avere gli stessi standard sanitari dei grandi ospedali. Molte cliniche, non potendo ottemperare, sarebbero state costrette a chiudere.
Cinque le toghe che hanno votato a favore dell’aborto, mentre tre sono state quelle che hanno votato per il mantenimento della legge restrittiva del Texas. Ancora vacante il seggio lasciato nel febbraio scorso dal giudice Antonin Scalia, deceduto a 79 anni per infarto, cattolico e convinto sostenitore del fatto che l’aborto non sia un diritto.
 
La legge del Texas, risalente al 2013 e voluta fortemente dal Governatore Rick Perry, aveva già causato la chiusura di oltre la metà delle 41 cliniche dello Stato in cui si interrompono le gravidanze. La sentenza pro-aborto è stata salutata con favore dal presidente Barack Obama e dalla candidata democratica alla sua successione, Hillary Clinton.

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ZENIT Staff

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