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"Uno scorcio privato" nella vita delle Guardie svizzere

Inaugurata nei giorni scorsi ai Musei vaticani una mostra fotografica che racconta la vita quotidiana e istituzionale del corpo armato che da 500 anni è al servizio del Papa

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«La vita di una guardia svizzera: uno scorcio privato» è il titolo della mostra fotografica inaugurata il 1° aprile ai Musei vaticani e che rimarrà allestita fino al prossimo 12 giugno. Attraverso 86 scatti in bianco e nero e a colori del fotografo Fabio Mantegna, si racconta la vita quotidiana e istituzionale dei membri del corpo armato che da oltre 500 anni presta fedelmente servizio al Papa e alla Santa Sede.
Alla inaugurazione erano presenti il direttore dei Musei vaticani Antonio Paolucci e il comandante Christoph Graf.  “Non potevano che essere i Musei Vaticani ad ospitare una mostra che presenti il glorioso corpo della Guardia Svizzera pontificia”, ha detto Paolucci sottolineando che gli scatti artistici di Mantegna “raccontano una storia nobile e antica, ma anche la bella giovinezza di un gruppo di ragazzi al servizio del Papa di Roma, orgogliosi e onorati del ruolo che rappresentano e del servizio al quale sono chiamati”.
Giovani, intorno ai 20, 23 anni – ha evidenziato Graf – la cui volontà è quella di “lavorare in silenzio, con dedizione e umiltà”. Essi, dopo un apprendistato o la maturità e il servizio militare cercano per un minimo di due anni un’altra attività. I motivi che spingono a questa scelta sono diversi, ha spiegato il comandante: “la tradizione, il privilegio, servire in un’organizzazione militare, studiare la lingua o conoscere la cultura italiana, scoprire il Vaticano e la Chiesa cattolica, servire il Papa”.
A volte ci sono anche motivi di fede, come dimostra il fatto che spesso tante guardie “hanno il desiderio di crescere spiritualmente”, tanto che “quasi ogni anno abbiamo una guardia che decide di entrare in un seminario o in un ordine religioso”.
La mostra vuole quindi raccontare il mondo che c’è dietro questi uomini in alta uniforme che i fedeli e i pellegrini che giungono in Vaticano sono abituati a vedere sempre sull’attenti. Può sembrare che “quella sia la normalità, ma non è così”, ha precisato Christoph Graf.
Anche nella vita del corpo – ha detto – esistono, infatti, giorni “scanditi da ordinarie attività giornaliere e da servizi interni; servizi che, peraltro, sono sempre una sfida e un impegno per le guardie che li svolgono”. Ad esempio, il servizio notturno svolto dalla mezzanotte alle sei del mattino che “molti di loro affrontano organizzando un programma di attività che consiste nello studio della lingua italiana, nella lettura di giornali e di libri, nella preparazione per esami e nelle preghiere”.
Insomma l’esposizione vuole suscitare l’interesse non “su chissà quali curiosità”, ma su “normali aspetti di vita”. “Vogliamo far vedere al visitatore, proprio come una guardia vive nel suo quotidiano”, in modo da far capire anche “che non esiste un compito più nobile e bello di quello della guardia svizzera”. [S.C.]

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ZENIT Staff

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