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Università: i giovani pronti ad essere “gioiosi evangelizzatori”

Si è concluso a Roma il IV congresso mondiale di Pastorale per gli Studenti Internazionali

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Promosso e organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, si è concluso a Roma il IV Congresso Mondiale di Pastorale per gli Studenti Internazionali (28 novembre – 2 dicembre 2016). All’incontro, che aveva come tema Evangelii Gaudium di Papa Francesco e sfide morali nel mondo intellettuale degli studenti internazionali verso una società più sana, hanno partecipato 130 persone provenienti da 36 Paesi dei cinque Continenti, tra cui 30 giovani che stanno vivendo l’esperienza di studiare in un Paese diverso dal loro. Oggi sono circa cinque milioni i giovani che hanno lasciato la loro terra d’origine e si sono recati all’estero per completare gli studi superiori nelle diverse istituzioni accademiche del pianeta.
Obiettivo primario del Congresso è stato valutare gli incoraggiamenti, le riflessioni e le considerazioni dell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium come base per una pastorale studentesca più attuale ed efficace. Esperti del settore, cappellani degli istituti universitari e operatori pastorali hanno evidenziato le sfide culturali, religiose e umane presenti nei contesti scolastici attuali, in modo particolare per quanto riguarda la pastorale degli studenti internazionali.
Protagonisti degli incontri sono stati i giovani che sono intervenuti con le loro testimonianze, stimolando riflessioni e offrendo animate discussioni nelle tavole rotonde.
“È emersa la necessità di una pastorale che accompagni personalmente gli studenti universitari, che li metta al centro delle attività proposte, li faccia ideatori e promotori di nuove iniziative, senza tralasciare il fruttuoso scambio tra giovani che appartengono a diverso credo religioso”, si legge in un comunicato stampa del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.
“Formatori e studenti sono stati concordi nell’incoraggiare i giovani universitari cristiani ad essere gioiosi evangelizzatori nel loro contesto quotidiano, anche all’interno degli Atenei – si legge nella nota -. Desiderio dei giovani studenti è di sentirsi parte attiva nel Paese che li accoglie, condividendo sfide e speranze, difficoltà e progetti, superando il rischio di cadere nell’anonimato e di soffrire la solitudine per la lontananza dagli affetti familiari e l’inserimento nel nuovo contesto di vita. Molti giovani studenti hanno raccontato i momenti di solitudine vissuti dopo il trasferimento all’estero quando, immersi in un ambiente diverso, si sono sentiti spaesati e confusi”.
Essi hanno chiesto che cappellani e operatori pastorali diventino “punto di riferimento anche per l’inserimento nella nuova rete di rapporti”. Alcuni hanno raccontato che “una gioiosa esperienza di fede è possibile solo se supportati dalla comunità ospitante”. Per questo, hanno chiesto che “le comunità si dispongano adeguatamente all’accoglienza, che costituisce il fondamento per la crescita personale e spirituale degli studenti internazionali”.
“Preziosa è stata la testimonianza di rappresentanti del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, della Comunione Anglicana, della Federazione Luterana mondiale e del Consiglio mondiale delle Chiese, come pure è stato assai arricchente il contributo di studenti appartenenti al buddismo, all’islam e all’induismo, che hanno sollecitato esperienze di mutua conoscenza, reciprocità e collaborazione nell’ambizioso progetto di creare società moralmente sane, nella giustizia, nella pace e nel rispetto del creato”.
Momento culminante del Congresso è stata l’Udienza con Papa Francesco che ha spronato i giovani a portare con gioia l’annuncio del Vangelo senza spaventarsi di fronte alle sfide e ha esortato accompagnatori e insegnanti a formare in modo etico le nuove generazioni. Il Santo Padre ha raccomandato alle comunità locali una maggiore sollecitudine verso il mondo giovanile studentesco, affermando che “è doloroso che giovani preparati siano indotti ad abbandonare il proprio Paese perché mancano adeguate possibilità di inserimento”.

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ZENIT Staff

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