Uniti contro la droga

Sulla lotta al consumo e al traffico di stupefacenti, c’è identità di vedute tra Vaticano e Nazioni Unite

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Il Vaticano e le Nazioni Unite sono spesso in disaccordo: tuttavia, uno degli argomenti che pongono le due realtà su un terreno comune è l’opposizione alla legalizzazione delle droghe.

Martedì scorso, il Comitato Internazionale di Controllo sulle Droghe (INCB), un organismo para-giudiziario indipendente che monitora l’implementazione delle convenzioni delle Nazioni Unite sulle droghe, ha pubblicato il suo rapporto annuale per il 2013.

Il dossier ha come tema centrale, le conseguenze economiche dell’abuso di droga, in particolare i costi economici e sociali in ambiti come la salute, la pubblica sicurezza, il crimine, la produttività e il governo.

L’INCB ha anche riaffermato in modo deciso la sua contrarietà alla legalizzazione delle droghe. Il rapporto sottolinea che lo scorso anno, il Parlamento dell’Uruguay ha approvato un progetto di legge che legalizza e regola la vendita e la produzione di marijuana.

In seguito, negli Stati Uniti, sia il Colorado che lo Stato di Washington hanno legalizzato la vendita della marijuana.

Una delle sezioni del primo capitolo del rapporto analizza gli argomenti a favore della legalizzazione delle droghe. Taluni affermano che i costi relativi alle leggi anti-droga sarebbero i principali costi legati all’utilizzo di droghe, osserva l’INCB.

In replica a questa affermazione, il rapporto osserva che “le entrate a beneficio del governo per la vendita legale di alcool e tabacco è inferiore ai costi economici e di salute, causati dal loro abuso”.

Inoltre la legalizzazione delle droghe potrebbe portare ad un incremento del loro utilizzo, a causa degli alti costi dovuto all’illegalità. In molti paesi, commenta il rapporto, è l’alcool, non la droga, a causare un alto numero di arresti.

Negli Stati Uniti, ad esempio, nel 2012, ci sono stati più di 2 milioni di arresti causati dall’abuso di alcool, a fronte di 1,6 milioni di arresti dovuti alle droghe illegali.

Un altro argomento usato dai sostenitori della legalizzazione delle droghe è che cambiare le leggi significherebbe impedire ai cartelli della droga e del crimine organizzato di usare la droga come fonte di guadagno.

L’INCB evidenzia comunque che le organizzazioni criminali entrerebbero in un mercato legale, continuando ad svolgervi le loro operazioni illegali.

Il rapporto cita il caso del mercato di sigarette di contrabbando. La vendita di sigarette è legale, eppure esse sono oggetto di un remunerativo mercato nero.

In Gran Bretagna, una percentuale tra il 9% e il 20% del mercato delle sigarette consiste in beni di contrabbando. In Canada, la percentuale di sigarette di contrabbando salgono a circa un terzo del totale. Negli Stati Uniti, invece, uno studio effettuato nei dintorni di Chicago, ha rilevato che tre quarti dei pacchetti di sigarette non recano alcun contrassegno fiscale.

Emergono poi i problemi causati da una più alta incidenza dell’uso di una particolare droga, quando questa viene legalizzata. L’INCB afferma che i dati iniziali provenienti dal Colorado suggeriscono che sin dall’introduzione di un programma di commercializzazione della marijuana per uso “medico”, il numero di incidenti stradali che coinvolgono guidatori positivi al test della marijuana, assieme alle ammissioni di consumo tra gli adolescenti e i test anti-droga, rivelano che l’uso è aumentato.

“Se attualmente le sostanze controllate fossero regolate come avviene in molti paesi con l’alcool, molte persone ne diventerebbero dipendenti, con conseguenze ancora più negative”, conclude il rapporto.

Riguardo al tema del danno economico causato dall’uso di droga, l’INCB ha esaminato svariate ragioni per le quali le droghe determinano costi per la società.

Globalmente, è stimato che le morti più o meno legate all’uso di droga si aggirano tra lo 0,5% e l’1,3% dei complessivi decessi tra le persone di età compresa tra i 15 e i 64 anni; in termini assoluti si parla di 211mila morti l’anno per motivi legati alla droga.

L’uso di droga, spiega il rapporto, è associato a un più alto rischio di incidenti d’auto. L’uso abituale di marijuana è connesso a un rischio di incidenti stradali, superiore al 9,5%. Anche il consumo d’alcool in combinazione con le droghe incrementa significativamente il rischio di morte o ferimento grave alla guida.

L’uso di droghe è inoltre associato all’attività criminale. Negli Stati Uniti, il 17% dei detenuti di stato e il 18% dei detenuti federali, affermano di aver commesso reati connessi con la vendita di droghe.

Negli Stati Uniti il crimine legato alla droga produce annualmente perdite pari a 61 miliardi di dollari. Quindi, il costo della perdita di produttività, quando i consumatori di droga sono in terapia o in carcere, ammonta a decine di miliardi di dollari.

I costi, tuttavia, possono essere ridotti attraverso la prevenzione e le iniziative educative. Secondo il rapporto, per ogni dollaro speso in programmi di prevenzione, possono essere risparmiati dieci dollari.

“La prevenzione, il trattamento e i programmi di riabilitazione sono essenziali per la riduzione della domanda di droghe e assicurano il welfare sociale, come parte di un bilanciato approccio al controllo della droga”, si legge in conclusione del rapporto.

L’uso di droghe “infligge danni assai gravi alla vita umana e alla salute”, ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica (n° 2291). Il loro uso, oltre a legittimare esigenze di assistenza sanitaria, sono una grave offesa, aggiunge il Catechismo. Sia da un punto di vista morale, che da un punto di vista economico, dunque, la legalizzazione della droga è davvero una pessima idea.

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Fr. John Flynn

Australia Bachelor of Arts from the University of New South Wales. Licence in Philosophy from the Pontifical Gregorian University. Bachelor of Arts in Theology from the Queen of the Apostles.

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