Una umanità che sia una vera famiglia e una Chiesa che porti gioia

Mons. Pietro Parolin riceve gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede ed esorta a collaborare insieme per la ricerca della pace e il rispetto della dignità umana

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La pace al centro del primo discorso pubblico di mons. Pietro Parolin. Nell’incontro di stamane in Vaticano con il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, il neo Segretario di Stato ha esortato a “dimostrare che la pace è possibile”, che “non è un’utopia”, ma “un bene concreto che viene da Dio e che noi possiamo contribuire a costruire grazie al nostro impegno personale e solidale”. Ha quindi ribadito la sua “disponibilità a collaborare per la ricerca della pace e il rispetto della dignità di ogni essere umano”, soprattutto in un momento come quello attuale in cui i mali della guerra e della povertà feriscono tante aree del mondo. Il presule ha colto l’occasione, inoltre, per ringraziare gli ambasciatori per i loro auguri in occasione della nomina a Segretario di Stato; in particolare il decano del Corpo diplomatico, l’ambasciatore del Principato di Monaco, Jean-Claude Michel, per l’indirizzo di omaggio. 

Il primo ministro vaticano ha poi richiamato le parole di Papa Francesco, e ha avvertito: “Non si può restare insensibili alla sofferenza che tocca drammaticamente” tanti esseri umani. Per questo, ha aggiunto, “è necessario lavorare assieme alla costruzione di una vera cultura della pace, rispondendo con coraggio alle sfide che mettono in pericolo un’autentica coesistenza tra le persone e i popoli”.

La missione degli ambasciatori, ha sottolineato l’ex nunzio in Venezuela, è allora lavorare attraverso “relazioni sempre più fraterne” per regalare al mondo la felicità, che – ha detto – è “una delle aspirazioni più profonde dell’uomo”. Ogni essere umano è “creato per la gioia”, ha proseguito il presule citando ancora Papa Bergoglio, e nei progressi “verso la pace e verso la concordia tra i popoli” si può ritrovare questa gioia “dell’incontro e della condivisione, del dialogo e della riconciliazione”.

“L’umanità che noi cerchiamo di costruire assieme”, ha evidenziato il Segretario di Stato, è quindi una umanità “che sia una vera famiglia”, “dove il dialogo abbia la meglio sulla guerra nel regolare le controversie” e “dove la forza dei potenti sostenga la debolezza dei più piccoli”. Una umanità, ha soggiunto, “dove la forza dei deboli rimedi alla debolezza dei forti”. Queste persone hanno davvero bisogno di incontrare fratelli che possono donar loro “una speranza per l’avvenire” e Papa Francesco, ha detto Parolin, “vuole che i cristiani siano proprio queste persone”.

Il Santo Padre, ha ricordato, “vuole una Chiesa che annunci, testimoni e porti la gioia” e, come più volte ha evidenziato nella Evangelii Gaudium, vuole una Chiesa con “le porte aperte, simbolo di luce, di amicizia, di gioia, di libertà e fiducia”, “meno preoccupata di rafforzare le sue frontiere, ma che crea l’incontro e comunica la gioia del Vangelo”. Al termine dell’Udienza, il Segretario di Stato ha augurato ai diplomatici e alle loro famiglie “pace e gioia” in questo tempo di prossimità al Natale, e ha poi auspicato che i loro popoli “possano progredire verso un futuro migliore”. (S.C.)


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ZENIT Staff

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