Una traccia d'amore

Tutti possono lasciare un segno di speranza nel cammino della vita

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Il dilagante fenomeno delle discoteche non è altro che la risposta ad un comprensibile desiderio dei giovani: quello di riunirsi per trascorrere qualche ora ballando, incontrando altri amici. A volte, però, la voglia di divertimento dei ragazzi viene spesso tradita da alcuni gestori di locali irresponsabili. Ovviamente, non bisogna generalizzare. Non tutti i locali da ballo rappresentano un rischio. Ma non si può neppure negare l’esistenza di seri problemi.

In certe discoteche il ritmo della musica è talmente forte che la droga diventa quasi una “medicina”, indispensabile per riuscire a stargli dietro. Il volume è talmente alto da impedire qualunque tipo di comunicazione. I brani musicali non si possono suonare con la dolcezza di una chitarra o di un pianoforte. Per esistere, hanno bisogno di essere “gridati”, a tutto volume.

Di conseguenza, viene tradito il desiderio di comunicare dei giovani. E così la discoteca si trasforma in un insieme di solitudini. Centinaia di solitudini che ballano, senza possibilità di avviare un vero e proprio dialogo.

In certe feste, chiamate “rave”, succede di peggio. Con questa parola inglese, che significa “delirio”, si definiscono i grandi raduni in cui si balla anche ventiquattr’ore di seguito, consumando droga ed alcolici.

E’ in questo scenario che trionfa l’ecstasy, una pillolina colorata che si ingerisce con facilità, senza destare particolari preoccupazioni (a differenza di altre sostanze, non c’è la paura di contrarre l’Aids).

Alcuni gestori di locali chiudono gli occhi di fronte al triste mercato di morte che si consuma tra i propri clienti. Eppure, il prezzo che si paga ingerendo l’ecstasy è altissimo. Il rischio mortale è legato al possibile colpo di calore, dovuto all’eccessiva attività fisica e all’aumento critico della temperatura corporea.

L’inganno è completato dal fatto che l’ecstasy viene offerta sotto forma di pillole colorate, simili alle caramelle, con un’apparenza simpatica ed innocua. Alcune raffigurano disegni che si ispirano ai personaggi del cinema, dei fumetti e dei cartoni animati. </p>

Il pericolo più grande è quello di diventare degli esseri non-pensanti, votati esclusivamente allo sballo e alla trasgressione. Un giovane che balla e che non pensa è più facilmente controllabile. Si può manovrare, strumentalizzare, ingozzare di spot pubblicitari. Di conseguenza, una società in cui ci si stordisce in discoteca non è più una società libera. 

La migliore risposta a questo tipo di meccanismi è quella di riscoprire la cultura del limite e dell’impegno. Cultura del limite significa che è possibile divertirsi anche senza scadere nell’eccesso. Per trascorrere una serata rilassante con gli amici non è necessario fare troppo tardi, ubriacarsi o drogarsi. E’ necessario controllarsi ed imparare a gestire con intelligenza la propria libertà.

Cultura dell’impegno significa che è giusto ritagliare nella nostra vita alcune parentesi di svago. Anzi, è doveroso. Ma il divertimento non può riempire o condizionare l’intera vita di una persona. Oltre a questo, è importante non perdere mai la consapevolezza di essere cittadini del mondo.

Mentre noi ridiamo, balliamo e beviamo, da qualche altra parte della Terra potrebbe esserci qualcuno che ha bisogno di noi. Ma a volte non riusciamo ad ascoltare il suo grido, perché il volume della musica che ci circonda è troppo alto. Le luci psichedeliche sono troppo forti. Ci rendono sordi e ciechi di fronte ai disperati “S.O.S.” del nostro prossimo.

La migliore medicina per guarire queste nuove forme di solitudine indotta dev’essere quella di rompere il guscio di egoismo in cui ci troviamo. Spegnere le luci psichedeliche ed abbassare il volume della musica. Imparare a cercare l’altro. Ma cercarlo davvero. Aiutarlo, amarlo, sostenerlo, concepirlo e vederlo come un essere umano.

Siamo tutti chiamati a lasciare una traccia significativa del nostro passaggio su questa Terra. Una traccia d’amore e di luce, per illuminare la notte che spesso ci circonda.

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Carlo Climati

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