Una strada di speranza per vincere il male

Educazione e cultura sono la vera soluzione per combattere la non-cultura del disordine

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L’Aids è una malattia terribile che continua a seminare morte, dolore e sofferenza. Ma non è invincibile. Possiamo riuscire ad eliminarla per sempre, con uno sforzo comune ed un po’ di buon senso.

Tante persone insistono sulla necessità di praticare il cosiddetto “sesso sicuro”, utilizzando il profilattico. Ma siamo veramente certi che sia questa l’unica strada per sconfiggere l’Aids? Possiamo veramente affidare il nostro futuro ad un oggetto, sperando che sia infallibile e che possa tutelarci da qualunque rischio?

Proviamo a fare un esempio. La cintura di sicurezza ed il casco sono strumenti utili, che possono contribuire a limitare i danni in caso di incidenti stradali. Ma non possono rappresentare una completa soluzione al problema. La vera soluzione sta nella prudenza e nella correttezza di chi guida, rispettando i limiti di velocità e le regole del codice.

Se metto il casco, ma guido la moto in modo spericolato, prima o poi finirò all’ospedale. Se uso la cintura di sicurezza, ma mi metto al volante quando sono ubriaco, rischierò la vita e farò sicuramente del male agli altri.

Lo stesso discorso vale per i rapporti umani. Il buon senso ci dice che la vera soluzione al problema dell’Aids si trova nello stile di vita che conduciamo e nella cultura che diffondiamo.

Abbiamo bisogno di promuovere un’autentica educazione all’amore, anche a costo di pronunciare parole che oggi sembrano suscitare scandalo, come “purezza” o “castità”.

Qualcuno potrebbe obiettare che questi sono solo discorsi astratti, utopie, sogni irrealizzabili. Ma se non crediamo nell’importanza della cultura e dell’educazione, perché continuiamo a mandare i bambini a scuola?

Chiudiamo tutte le scuole, allora! Se l’educazione non serve, perché obbligare i giovani a studiare la storia, la matematica, la geografia e tutto il resto?

L’impressione è che, parlando di Aids, ci si debba necessariamente arrendere all’idea di condurre una vita disordinata. Il messaggio che spesso viene diffuso, in sintesi, è questo: “Continuiamo a comportarci in modo disumano, cambiando partner ogni settimana! L’importante è usare il profilattico, che è la bacchetta magica per risolvere ogni problema”.

Negli ultimi anni tanti giovani sono stati bersagliati da un certo tipo di non-cultura che tende a ridurre l’amore ad una dimensione egoistica, superficiale, priva di senso.

Sui mezzi di comunicazione si moltiplicano gli articoli dedicati al tema della sessualità, che dovrebbero avere il compito di dare risposte agli interrogativi dei ragazzi.

Ma quali sono queste risposte? In molti casi si tratta di banalizzazioni, di affermazioni senza etica in cui il rapporto personale tra due persone sembra ridursi ad una forma di “ginnastica”.

Non siamo più esseri umani, ma soltanto corpi. Così, per definire l’altro, si utilizzano parole sempre più vuote e non impegnative, come “partner” o “compagno”.

Per definire una relazione si usa spesso la parola “storia”. Si dice: “Abbiamo una storia”. Ma la storia, purtroppo, ha un inizio e una fine. Perciò si dà per scontato che l’amore, prima o poi, terminerà. Questo è un chiaro segno della provvisorietà che caratterizza tanti rapporti umani (o disumani) di oggi.

Certi linguaggi, in fondo, hanno un obiettivo: eliminare qualunque accenno al futuro, allo sforzo, all’impegno, alla progettualità.

Alla base di certe distorsioni mentali c’è un problema profondo: l’assenza di un’autentica cultura di considerazione dell’altro. L’altro è solo un mezzo, un “compagno”, un “partner”, una “storia”, una parentesi che prima o poi si chiuderà.

La sfida controcorrente da proporre ai giovani è quella di ricominciare a vedere l’altro come un essere umano e non come uno strumento per soddisfare il proprio egoismo.

Ecco la vera strada di speranza per vincere l’Aids: rifiutare la non-cultura del disordine che favorisce ed accompagna questa terribile malattia.

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Carlo Climati

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