Una rotta di speranza per le nuove generazioni

Bisogna avere fiducia nei giovani e nella loro libertà di scelta

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Tra i libri più belli che sono stati pubblicati quest’anno c’è sicuramente “Sull’aereo di Papa Benedetto” di Angela Ambrogetti, una giornalista che ha la capacità di affrontare i temi religiosi con intelligenza e originalità, offrendo punti di vista sempre nuovi ed interessanti.

Il volume raccoglie le conversazioni di Benedetto XVI con i giornalisti, durante i viaggi in aereo che lo conducevano nei vari posti del mondo.

E’ interessante ciò che scrive il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, nell’introduzione al volume, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana: “… il Papa non ha mai – dico assolutamente mai – rifiutato o fatto alcuna obiezione circa alcuna domanda che gli fosse stata presentata”.

Anche (e non solo) per questa ragione, il libro di Angela Ambrogetti è particolarmente prezioso, perché ci regala le parole del Santo Padre espresse in un’atmosfera di spontaneità e libertà, al di fuori dei soliti contesti in cui abbiamo potuto vederlo.

Alcune conversazioni toccano il tema dei giovani e del loro futuro. Prima di partire per la XX Giornata Mondiale della Gioventù, nel 2005, il Santo Padre ha concesso alla Radio Vaticana una splendida intervista, riportata nel libro, in cui manifesta la sua gioia di poter abbracciare le ragazze e i ragazzi di tutto il mondo: “Incontrare i giovani è sempre bello, perché magari hanno anche tanti problemi, ma sicuramente portano con sé tanta speranza, tanto entusiasmo, tante aspettative; nei giovani c’è la dinamica del futuro! Da un incontro con i giovani si esce sempre con una carica nuova, più allegri, più aperti”.

Le parole di Benedetto XVI offrono lo spunto per una riflessione sul momento che stanno vivendo le nuove generazioni. Dobbiamo avere fiducia nei giovani, pur essendo consapevoli che “hanno tanti problemi”. E dove nascono questi problemi? Non è facile dirlo. In alcuni casi, probabilmente, hanno origine in un’errata interpretazione della parola “libertà”.

“Libertà” è sicuramente una delle parole più affascinanti del nostro vocabolario. Pensiamo, ad esempio, a quante persone hanno dato la vita per conquistarla o per difenderla, nel corso della storia. Senza libertà, non possono esistere neppure la pace, la dignità, il rispetto dell’essere umano.

Oggi, purtroppo, la parola “libertà” tende ad assumere significati sempre meno nobili. Le nuove generazioni sono vittime di una specie di lavaggio del cervello, che spinge ad interpretare la libertà come il diritto a fare ciò che si vuole, a vivere senza regole, pur di soddisfare il proprio egoistico piacere.

A volte, per giustificare certi comportamenti discutibili, viene utilizzata un’altra parola affascinante: “scelta”. E così, drogarsi diventa “una scelta”. Ubriacarsi è “una scelta”. Guidare l’automobile oltre i limiti di velocità è “una scelta”. Scrivere sui muri è “una scelta” (e, per alcuni, perfino un’arte).

E’ evidente che ci troviamo in un momento di grande confusione. Eppure basterebbe poco per cambiare rotta. Sarebbe sufficiente comunicare ai ragazzi il grande fascino della gestione della propria libertà. Una libertà che dovrebbe tenere conto, prima di tutto, dell’esistenza degli altri.

Drogarsi o ubriacarsi non può essere una “scelta”. Certi comportamenti non possono far parte della nostra libertà, perché rischiano di danneggiare la propria vita e quella degli altri.

Sicuramente si può parlare ai giovani di “libertà” e di “scelta”. Ma in un altro modo: valorizzando la loro capacità di usare la testa. E quindi, la possibilità che tutti noi abbiamo di scegliere ciò che è giusto o sbagliato per la nostra vita.

Imparare a scegliere significa, davvero, essere liberi. Perciò: se una discoteca offre la droga, è meglio non andarci. Se un amico propone di bere un bicchiere di troppo, aiutiamolo a capire che può essere pericoloso per sé e per gli altri.

Certo, non è facile insegnare questi valori in un mondo che sembra andare nella direzione opposta. Ma non bisogna arrendersi. E’ necessario avere fiducia nei giovani, nella loro intelligenza e sensibilità, avvicinandoci a loro con lo stesso sguardo proposto ieri da Papa Benedetto e oggi da Papa Francesco. Uno sguardo di speranza, perché, come si legge nel libro di Angela Ambrogetti, “incontrare i giovani è sempre bello”.

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Carlo Climati

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