Una "mobilitazione etica mondiale" per contrastare la "cultura dello scarto e della morte"

Il Papa riceve i capi esecutivi delle agenzie Onu, guidati da Ban Ki-moon, ed esorta ad un’azione internazionale a favore dello sviluppo umano integrale di tutti gli abitanti del pianeta

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Richiama il passato Francesco per parlare delle sfide del futuro ai vertici dell’Onu, ricevuti stamane in Vaticano, insieme al Segretario generale Ban Ki-Moon. Precisamente il Pontefice attinge ad un episodio avvenuto circa 2000 anni fa narrato nel Vangelo di Luca: la parabola di Zaccheo, il ricco pubblicano che Bergoglio presenta ai responsabili e dirigenti degli Organismi, dei Fondi e dei Programmi delle Nazioni Unite come modello da seguire per dar vita ad una “mobilitazione etica mondiale” che contrasti quella “cultura dello scarto” dominante nella società moderna.

Zaccheo, spiega il Papa, “prese una decisione radicale di condivisione e di giustizia quando la sua coscienza è stata risvegliata dallo sguardo di Gesù”. Questo stesso “spirito” deve porsi “all’origine e al termine di ogni azione politica ed economica”, afferma Bergoglio. Affinché – insiste – “lo sguardo, spesso senza voce, di quella parte di umanità scartata, lasciata alle spalle”, smuova “la coscienza degli operatori politici ed economici” e porti “a scelte generose e coraggiose, che abbiano risultati immediati”.

Il Papa riconosce l’ottimo lavoro svolto in tal direzione dai responsabili del sistema internazionale; ringrazia infatti calorosamente “per i grandi sforzi realizzati a favore della pace mondiale, del rispetto della dignità umana, della protezione della persona”, specialmente “dei più poveri o più deboli, e dello sviluppo economico e sociale armonioso”. Tuttavia, come Vicario di Cristo in terra, si appella alla loro coscienza e domanda ugualmente: “Questo spirito di solidarietà e di condivisione guida tutti i nostri pensieri e tutte le nostre azioni?”.

Lo spirito di cui parla il Santo Padre è lo stesso che ha animato Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, i due Papi proclamati Santi lo scorso 27 aprile. È “significativo”, infatti, secondo Francesco, che l’incontro si realizzi pochi giorni dopo la solenne canonizzazione dei suoi predecessori. La cerimonia ha risvegliato infatti nella mente collettiva la forte testimonianza dei due Santi, i quali – dice il Papa – “ci ispirano con la loro passione verso lo sviluppo integrale della persona umana e verso la comprensione tra i popoli”. Due caratteristiche evidenziate anche “attraverso le molte visite di Giovanni Paolo II alle Organizzazioni di Roma e i suoi viaggi a New York, Ginevra, Vienna, Nairobi e L’Aia”.

Il Vescovo di Roma getta poi uno sguardo ai buoni risultati degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, specialmente nel campo dell’educazione e della diminuzione della povertà estrema, che confermano “la validità del lavoro di coordinamento di questo Consiglio di Capi Esecutivi”. Tuttavia, il Papa suona un campanello d’allarme ed invita a non ‘adagiarsi’ sul lavoro svolto, tantomeno accontentarsi dei traguardi raggiunti, perché – dice – ci sono popoli che “meritano e sperano frutti ancor migliori”.

Bisogna quindi “impegnarsi ogni volta di più”, poiché “ciò che è stato conseguito si assicura soltanto cercando di ottenere ciò che ancora manca”. E nel caso dell’organizzazione politica ed economica mondiale, “quello che manca è molto”, dal momento che – osserva il Santo Padre – “una parte importante dell’umanità continua ad essere esclusa dai benefici del progresso e, di fatto, relegata a esseri umani di seconda categoria”.

Orientati al futuro, gli Obiettivi dello sviluppo sostenibile dovrebbero essere formulati dunque “con generosità e coraggio”, affinché – sottolinea il Pontefice – “arrivino effettivamente a incidere sulle cause strutturali della povertà e della fame, a conseguire ulteriori risultati sostanziali a favore della preservazione dell’ambiente, a garantire un lavoro decente per tutti e a dare una protezione adeguata alla famiglia, elemento essenziale di qualsiasi sviluppo economico e sociale sostenibile”.

Più che un lavoro di coordinamento, si tratta di una vera e propria sfida contro “tutte le forme di ingiustizia”, contro l’“economia dell’esclusione”, contro la “cultura dello scarto” e “della morte”, che “purtroppo – osserva il Papa – potrebbero diventare una mentalità accettata passivamente”.

Oggi, in particolare, prosegue, “la coscienza della dignità di ogni fratello, la cui vita è sacra e inviolabile dal suo concepimento alla sua fine naturale, deve portarci a condividere, con totale gratuità, i beni che la provvidenza ha posto nelle nostre mani”. A prescindere che siano essi “ricchezze materiali” o “opere di intelligenza e di spirito”, siamo chiamati dunque “a restituire con generosità e abbondanza ciò che ingiustamente possiamo aver negato agli altri”.

In quest’ottica, l’esempio del dialogo tra Gesù e Zaccheo è calzante, perché  “insegna che la promozione di un’apertura generosa, efficace e concreta alle necessità degli altri deve essere sempre al di sopra dei sistemi e delle teorie economiche e sociali”. Cristo non chiede al pubblicano “di cambiare il proprio lavoro, né di denunciare la propria attività commerciale”, commenta il Santo Padre, ma “lo induce solo a porre tutto, liberamente ma immediatamente e senza discussione, al servizio degli uomini”.

Rievocando il pensiero dei suoi predecessori, Bergoglio afferma infine in maniera esplicita “che il progresso economico e sociale equo si può ottenere solo congiungendo le capacità scientifiche e tecniche a un impegno di solidarietà costante, accompagnato da una gratuità generosa e disinteressata a tutti i livelli”.

A questo sviluppo equo – conclude – contribuiranno anzitutto “l’azione internazionale, impegnata a conseguire uno sviluppo umano integrale a favore di tutti gli abitanti del pianeta”; poi “la legittima redistribuzione dei benefici economici da parte dello Stato”, come pure “l’indispensabile collaborazione dell’attività economica privata e della società civile”.

Oltre al lavoro di coordinamento delle attività degli Organismi internazionali, il dovere a cui richiama il Successore di Pietro è di “promuovere insieme una vera mobilitazione etica mondiale che, al di là di ogni differenza di credo o di opinione politica, diffonda e applichi un ideale comune di fraternità e di solidarietà, specialmente verso i più poveri e gli esclusi”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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