Una legge provinciale sull'omofobia preoccupa l'arcivescovo di Trento

Mons. Bressan interviene sul ddl che approderà tra poco in Consiglio provinciale. Libertà d’espressione, gender e declassamento della famiglia sono gli aspetti più preoccupanti secondo l’arcivescovo

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La Provincia di Trento potrebbe diventare presto pioniera in Italia di una legge sull’omofobia. Tra poche settimane, infatti, approderà nel Consiglio provinciale un disegno di legge d’iniziativa popolare promosso dalle associazioni omosessuali che si propone di contrastare possibili discriminazioni istituendo un “osservatorio sulle discriminazioni” e “azioni di sensibilizzazione culturale”.

Una larga fetta di popolazione teme tuttavia che i propositi apparentemente nobili del testo – presentato lo scorso 2 febbraio – celino uno strumento che finisce per minare la libertà d’espressione. Sul tema è recentemente intervenuto anche l’arcivescovo di Trento, mons. Luigi Bressan, nel corso di un’intervista al settimanale diocesano Vita Trentina. Il presule sottolinea gli aspetti più preoccupanti del disegno di legge. “La maggiore criticità – afferma – è che la Provincia Autonoma di Trento appare abbracciare la ideologia del genere, cioè il diritto di scegliersi a quale genere appartenere”. Mons. Bressan precisa che “non spetta alla Chiesa determinare le origini delle varie forme di omofilia o omosessualità, ma nella Bibbia legge che Dio ‘maschio e femmina li creò … per questo l’uomo lascerà suo padre e si unirà a sua moglie’: identità e complementarietà dunque”.

L’arcivescovo spiega inoltre che non è stata presa una posizione ufficiale da parte della Diocesi, perché non è stata consultata né dal Consiglio pastorale, né dalla Commissione diocesana per la famiglia. Le sue esternazioni costituiscono dunque pareri “a titolo personale”. “Personalmente – prosegue dunque mons. Bressan – considero che il nostro Trentino abbia problemi ben più urgenti e che interessano quasi tutti i cittadini: situazione occupazionale; crisi economica aggravata da un’estate che è stata tale, con incidenze su tutto il turismo e l’agricoltura; il fluido delle politiche nazionali sull’autonomia; calo della produttività industriale e del settore edile, fragilità delle famiglie, rifugiati da accogliere, cultura della pace, ecc…”.

Tornado al disegno di legge trentino, mons. Bressan ritiene essere “una grave lacuna” l’assenza “di una garanzia per la libertà di chi nella vita quotidiana, per motivi religiosi o filosofici, dissente dalle impostazioni proposte dalla legge”. Al riguardo – spiega ancora il presule – “negli USA finora si è sempre stati attenti a garantire questa libertà; e sono contrari alla ideologia del genere (gender) non solo i cattolici, ma ancor più gli ortodossi e vari altri gruppi religiosi”.

Un disegno di legge, quello presentato a Trento, che cancella il ruolo prioritario delle famiglie nell’educazione dei bambini. “Mi sembra che non si parli nemmeno della famiglia, ma tutto è rimesso alla scuola e ad associazioni gay-lesbiche”, rivela mons. Bressan. “È misconoscere il diritto primario dei genitori… ed esso è soprattutto importante nella educazione sessuale”, commenta l’arcivescovo. Il quale aggiunge che “gli psicologi ci dicono che in età evolutiva si deve esser molto delicati per non disorientare e creare poi disagio per tutta la vita. Ho sentito nei colloqui genitori preoccupati per i figli e anche le norme internazionali riconoscono il diritto prioritario dei genitori”.

Bressan esprime infine l’auspicio che lo Spirito Santo illumini gli ammini-stratori locali “nell’esaminare o rigettare o modificare il progetto, con quel buon senso che caratterizza i trentini e con quell’attenzione alla famiglia che resta, lo si voglia o meno, la base della società e del suo futuro”.

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ZENIT Staff

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