Una biografia al servizio della verità e della giustizia

Intervista con Nieves San Martin, autrice di “Una vita nel fuoco incrociato” sulla Beata Victoria Diez, maestra martire

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di H. Sergio Mora

MADRID, mercoledì, 2 maggio 2012 (ZENIT.org) – Recentemente è stata pubblicata la biografia più completa sulla maestra martire di Hornachuelos, Victoria Diez y Bustos de Molina, catechista della parrocchia di Hornachuelos, Córdoba.

Victoria, sivigliana di origine aveva applicato con buoni frutti la pedagogia di san Pedro Poveda – sacerdote e pedagogo, fondatore dell’istituzione Teresiana, anche lui martire – nel paese di Cheles, quasi alla frontiera con il Portogallo, nella provincia di Badajoz, e poi per otto intensi anni ad Hornachuelos, dove svolse una intensa attività sociale, educatrice ed evangelizzatrice.

In questo paese è stata la collaboratrice più vicina del parroco Antonio Molina Ariza, martire anche lui ai 32 anni. Tra loro nacque una amicizia spirituale che li portò ad appoggiarsi mutuamente e ad avere lo stesso destino.

Autrice della nuova biografia, pubblicata dalla casa editrice Sekotia, è Maria Nieves San Martin Montilla – caporedattrice di ZENIT spagnolo e membro dell’agenzia dal 1998 – profonda conoscitrice dell’associazione dell’Istituzione Teresiana, della quale faceva parte la Beata maestra.

Il titolo del libro, “Una vita tra due fuochi” si riferisce ad un articolo scritto da Victoria a seguito di un incendio causato dagli agitatori politici della sua parrocchia nel 1934.

L’insegnante visse, infatti, in mezzo al “fuoco” della violenza e al “fuoco” del profondo zelo per la gloria di Dio. L’apertura di nuovi archivi, l’aggiunta di dati mai conosciuti prima e la pubblicazione delle memorie dei protagonisti dell’epoca, hanno permesso, inoltre, di conoscere meglio la rivoluzione anarco-libertaria che vivevano i popoli nelle montagne di Cordoba durante l’estate del 1936.

***

La vita della Beata Victoria è abbastanza conosciuta tra quelle dei nuovi santi del ventesimo secolo. Cosa racconta in più questa nuova biografia?

Nieves San Martin: In realtà si sapeva molto più di quello che è stato pubblicato, però ora viviamo in un momento storico differente. In seguito alla raccolta di documenti e dichiarazioni per il processo, che ha avuto inizio più tardi (preparato quasi per la stessa data del martirio di Victoria), si conoscevano tanti nomi dati dai testimoni, scollegati però dal processo sociale e politico che ha vissuto Hornachuelos, la cittadina dove l’insegnante ha dato la vita per 32 anni.

Si sapevano i fatti solo in un contesto di chiesa, e privo del contesto storico che l’ha generato. Tutta la città conosceva la storia, ma si è preferito rivelare solo quello che non ha impedito la costruzione di un nuovo tessuto sociale, con meno odio e rancore, ovvero ciò che provava le virtù di Victoria per il suo processo: l’eccellenza professionale, il suo impegno per l’associazione alla quale apparteneva e poco altro .

Ora che sono passati 75 anni, che i fatti vengono chiamati “memoria storica” e la pubblicazione delle memorie della gente di Hornachuelos e di altri posti – insieme agli studi degli storici presenti, con i nomi e i cognomi degli autori di alcuni eventi – è il momento di dire tutta la verità, almeno quella conosciuta. Credo fermamente che questa biografia sia un servizio della verità, un dovere di giustizia alla Beata Victoria Diez e al Servo di Dio Antonio Molina.

In che senso è un dovere di giustizia verso Victoria e il parroco?

Nieves San Martin: Perché facevano parte di quel gruppo di persone che non ha mai preso una posizione politica, seppur sotto una grande pressione. La maggior parte della gente si nascose nelle loro case per non rischiare la vita. Victoria, la madre, il parroco, le due sorelle e un gruppetto di fedeli, invece, non nascose la propria fede, anche se non fece mai un lavoro politico per non compromettere l’opera di evangelizzazione diretta a tutti.

Il sacerdote, per esempio, stava celebrando l’Eucaristia quando fu arrestato. E lì c’era anche Victoria, che fu catturata solo poco prima delle esecuzioni, quasi come se fosse un ordine dell’ultimo minuto. È un dovere di giustizia, quindi, perché l’unico motivo dell’arresto e della condanna a morte è stata la loro fede cattolica mai nascosta.

Ci sono nuove informazioni in questa biografia?

Nieves San Martin: Si ci sono, perché è il momento di aprire gli archivi e dire la verità in ogni angolo della Spagna. So che questo non è in accordo con coloro che dentro e fuori la Chiesa cattolica vogliono voltare pagina. Penso che ognuno abbia il diritto di sapere perché le hanno tolto la vita, se erano militanti in un partito o meno, o se erano delinquenti senza processo. Quelli sepolti nei fossi e nelle miniere, pozzi e gettate fondali marini. Tutti.

Sappiamo da esperienze in America Latina anche, che solo il recupero della verità serve alla riconciliazione. Si consideri, per esempio, che la Chiesa ha conservato, ovviamente, più dati dei sacerdoti, dei religiosi e delle persone di spicco uccise per la fede. Ma ci sono centinaia, forse migliaia, di persone umili, magari analfabeti o gitani – come il beato Zefirino – che sono stati uccisi per il solo fatto di essere cattolici. La loro vita e il loro martirio sono un tesoro nascosto da scoprire.

Di Victoria – una donna dalla vita pulita, semplice, entusiasta, eccellente come professionista e ancor più come amica – si sa molto perché, nonostante la sua breve esistenza, i genitori e la sua famiglia spirituale, l’istituzione Teresiana, erano coscienti sin dal primo momento della sua santità. Dal canto suo, la maestra sapeva da sempre che la sua vita era in gioco negli ultimi anni della Repubblica e due mesi prima della morte si preparò al martirio con un ritiro insieme ad altre maestre e sacerdoti.

Quale è la principale novità dei dati rivelati?

Nieves San Martin: Ciò che aggiunge questa biografia a quelle precedenti sono le circostanze sociali e politiche che si vivevano in Hornachuelos e in altre città della provincia. Esse raccontano la grande agitazione sociale e operaia che ha sperimentato questa zona di Córdoba, all’interno di un quadro di miseria e sfruttamento da parte di molti proprietari terrieri.

Recentemente, in un libro di memorie sono state pubblicate alcune accuse, non provate, di un ex-soldato della Repubblica, un nativo del paese (Josè Mangas: “Sette anni compiuti male“), che mostrano una grande buona volontà, ma la mancanza di accuratezza storica.

Che tipo di accuse venivano rivolta a Victoria e agli altri?

Nieves San Martin:.  Mangas ha diffuso voci e dichiarazioni di persone ormai morte, senza alcuna prova documentale, che infangavano la memoria della nostra maestra e dei sacerdoti martiri.

Secondo queste accuse, l’insegnante avrebbe avuto degli elenchi di persone di sinistra che erano nel mirino dei golpisti per la sua eventuale eliminazione. Non si è trovato niente allora, e hanno cercato per più di un mese quelle liste e quelle armi, perfino nei tetti delle case! Non hanno mai trovato niente.

Semplicemente era una menzogna diffusa per giustificare l’esecuzione di Victoria agli occhi del popolo che la apprezzava, e anche tanto. Nessuno di quelli che la conosceva ci aveva creduto.

Che ricordo è rimasto ad Hornachuelos della Beata Victoria?

Nieves San Martín: Un ricordo molto più forte rispetto a tanti altri. Il popolo le ha reso omaggio poco dopo la sua fucilazione e numerosi testimoni hanno scritto spontaneamente ai suoi genitori e all’istituzione Teresiana. Perfino il sindaco del popolo nel riesumare i resti della beata ha preso un piccolo ricordo come reliquia, erano convinti già allora della sua santità! Addirittura quando nella transizione democratica si è voluto togliere il suo nome a una scuola, il popolo lo ha impedito con una raccolta di firme.

Victoria fu una delle poche donn
e fucilate in Spagna, ed una delle poche laiche. Perchè?

Nieves San Martín. Probabilmente perché era un leader e attirava i giovani. Le ragazze preferivano passare un pomeriggio con lei, piuttosto che andare al salone di ballo. Era divertente e aiutava a crescere integralmente coloro che gli stavano vicino.

Sarebbe stata un buon politico e probabilmente avrebbe raccolto molti voti, ma la sua vocazione era chiara. Basti pensare all’influenza che ebbe sul popolo in quegli otto anni: i miglioramenti introdotti nella scuola, l’innovazione pedagogica, la formazione alle donne, l’alfabetizzazione per le operaie che preparò anche per la prima comunione, il continuo aiuto ai poveri numerosi e così via.

Il suo lavoro non piaceva a coloro che avevano altri finalità e laddove non riuscirono a “neutralizzarla” con la paura lo fecero con le armi.

Victoria, inoltre, nel gruppo era l’unica donna, come se sapesse per quale motivo dava la vita. La sua accettazione del martirio fu un’ultima prova di amore a Gesù e sua Madre, che invocò quando i colpi di fucile posero fine alla sua giovane vita.

Raccontano anche che era lei a dare animo agli altri condannati ricordando loro che gli spettava il premio e che vedeva -come il martire santo Stefano- il cielo aperto.

Anche il parroco morì benedicendo coloro che lo uccidevano, cosciente che alcuni di questi erano giovanotti senza alcun mestiere, obbligati da anarchici e comunisti di altri paesi a prendere un fucile e uccidere.

Quando e come furono uccisi Victoria e gli altri condannati?

Nieves San Martin: Nella notte tra l’11 e il 12 agosto 1936, insieme ad altre 16 persone di umili professioni, Victoria e gli altri vennero tolti da una prigione improvvisata e portati a 12 km di distanza attraverso la campagna, in una sorta di crudele via crucis, fino alla Miniera del Rincon. Lì vennero fucilati all’alba e i loro corpi buttati nel pozzo della miniera.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Salvatore Cernuzio]

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ZENIT Staff

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