Un rosario per il Medio Oriente

L’iniziativa di preghiera di Aiuto alla Chiesa che Soffre in vista della festa mariana di domani

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Domani 7 ottobre, Festa della Madonna del Rosario, Aiuto alla Chiesa che Soffre invita tutti a recitare il Rosario per la pace in Iraq, in Siria e in tutto il Medio Oriente.

Non è la prima volta che la Fondazione pontificia promuove un’analoga iniziativa. Già il 6 agosto scorso, assieme al Patriarca caldeo Raphael Louis Sako, aveva indetto una giornata mondiale di preghiera per la pace in Iraq.

Come ha spiegato allora il presidente esecutivo internazionale di ACS, Johannes Heeremann, «di fronte a tanta sofferenza, come quella cui assistiamo oggi in Iraq, dobbiamo unirci ai nostri fratelli che soffrono e mostrare loro che non li abbiamo abbandonati».

Dall’inizio della crisi irachena, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha donato 200mila euro di contributi straordinari per permettere alla Chiesa irachena di sostenere le decine di migliaia di rifugiati, e continua a raccogliere fondi per aiutare la Chiesa irachena. Come in altre occasioni la fondazione pontificia coniuga il supporto economico alla Chiesa perseguitata e sofferente nel mondo con la vicinanza nella preghiera.

Sempre in agosto, una delegazione internazionale di ACS ha visitato il Kurdistan iracheno per pianificare nuovi aiuti e mostrare vicinanza ai rifugiati e alla Chiesa locale. Un impegno recentemente premiato dalla nomina di Aiuto alla Chiesa che Soffre tra i candidati i candidati a ricevere il premio Sakharov per la libertà di pensiero, il riconoscimento istituito dal Parlamento europeo nel 1988 e assegnato ogni anno a personalità e organizzazioni dedite alla difesa dei diritti umani e delle libertà individuali, inclusa la libertà religiosa.

«La fraternità e la solidarietà sono ciò di cui la nostra tormentata nazione ha bisogno in questo momento – ha scritto il patriarca Sako ad ACS in occasione della giornata mondiale di preghiera per la pace in Iraq– Per migliaia di persone innocenti, la crisi che stiamo attraversando significa grande dolore, profonda sofferenza e inestimabili deprivazioni».

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ZENIT Staff

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