Un ritrattista russo in prima fila nella rivoluzione artistica

Igor Babailov, autore di dipinti su Giovanni Paolo II e Benedetto XVI

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di Elizabeth Lev

ROMA, venerdì, 12 settembre 2008 (ZENIT.org).- L’arte contemporanea è spesso sconfortante. Che si tratti di un’esecuzione eccessivamente soggettiva o semplicemente di un esempio di cattivo gusto, gli sforzi moderni hanno dato ai critici molti motivi per essere preoccupati circa lo stato attuale dell’arte.

Tra le gallerie piene di opere discutibili, ad ogni modo, ci sono anche segni di vita. Molti artisti, infatti, cercano ancora di combinare nei loro lavori esecuzione artigianale, visione e rispetto per l’osservatore.

Il pittore Igor Babailov guida la recente rivoluzione per un ritorno a un’arte che valorizzi secoli di significato e tradizione. Nato nel 1965 a Glazov (Russia), ha iniziato la sua formazione ufficiale a nove anni, come Raffaello.

Babailov è entrato nella prestigiosa Accademia di Belle Arti Surikov (la scuola in cui si è formata anche la pittrice Natalia Tsarkova) a 13 anni, dopo aver vinto una gara nazionale.

Quasi vent’anni fa, si è trasferito negli Stati Uniti, dove il suo talento non è passato inosservato. Oggi è considerato uno dei principali ritrattisti americani, richiesto da leader mondiali, celebrità del mondo dello spettacolo e uomini d’affari.

Alcune delle sue opere più belle, tuttavia, hanno avuto come fonte di ispirazione Roma. Nel 2004, infatti, Babailov ha dipinto un ritratto di Papa Giovanni Paolo II intitolato “Believe”, mentre quest’anno ha mostrato il suo ritratto di Benedetto XVI durante la visita del Pontefice a Washington.

Per ringraziarlo, il Papa ha ricevuto lui e sua moglie a Castel Gandolfo il mese scorso.

Il ritratto di Giovanni Paolo II, esposto nella residenza estiva di Castel Gandolfo, mostra il giovane Pontefice energico del 1978 anziché quello fragile del 2004. A questo proposito, Babailov ha spiegato che “un ritratto immortala una persona per le generazioni future. A Roma, intorno al Vaticano, la maggior parte dei negozi di souvenirs esponeva cartoline dei primi anni del suo pontificato, perché è così che la gente lo vuole ricordare”.

Il ritratto di Babailov, quindi, proietterà nel tempo l’energia e il vigore che Giovanni Paolo II ha mostrato fin dal suo primo giorno sul soglio pontificio.

Babailov commemora anche uno dei più grandi successi del Papa polacco, la Giornata Mondiale della Gioventù, da lui istituita nel 1986. “Era un Papa della gente – ha spiegato l’artista –, per questo volevo dipingere un’opera in cui non fosse solo, ma circondato da giovani”.

Sulla spalla sinistra del Pontefice, una giovane coppia rappresenta le generazioni future dei cattolici.

“Sotto la coppia – ha osservato il pittore – c’è una ragazza africana che prega per un mondo migliore, mentre a sinistra ho inserito una bambina filippina – perché il Papa ha riunito la folla più grande nella storia quando si è recato nelle Filippine”. Babailov ha scelto di dipingerla in rosso “come simbolo del cuore e dell’amore, e ha in mano una candela che esprime la luce e la gioia della fede”.

Per completare la composizione, Babailov ha aggiunto un giovane sacerdote a rappresentare la generazione delle nuove vocazioni e una ragazza pakistana che stringe un’immagine della Beata Vergine Maria, a cui il Papa è stato profondamente devoto per tutta la vita.

A destra, ha dipinto una Missionaria della Carità, l’ordine fondato da Madre Teresa di Calcutta, protesa verso un disabile. Babailov ha dato una particolare prominenza alla figura in sedia a rotelle sottolineando che si tratta di “un esempio ispiratore di forza nella sofferenza, come lo stesso Giovanni Paolo II al termine della sua vita”.

Babailov sostiene di aver dipinto il Papa come “un vero Santo Padre, un padre per tutte le persone del mondo, che guida con amore”.

La fonte della forza papale è visibile sullo sfondo con la Croce della GMG, che il Papa ha affidato ai giovani del mondo nel 1984 con le parole: “Affido a voi il segno stesso di quest’Anno Giubilare: la Croce di Cristo! Portatela nel mondo, come segno dell’amore del Signore Gesù per l’umanità ed annunciate a tutti che solo in Cristo morto e risorto c’è salvezza e redenzione”.

L’artista russo ha dipinto il cielo sulla croce usando un rosso profondo e minaccioso, per rappresentare la sofferenza e la crocifissione di Cristo, ma sul Papa ha aperto uno squarcio di luce.

Babailov inserisce nei suoi dipinti molti simboli, spiegando che “dipingere non dovrebbe essere solo una rappresentazione di somiglianza, ma dovrebbe contenere anche un messaggio, che va oltre a quanto si vede, essendo leggibile”. Per questo, considera il suo lavoro come “una sorta di evangelizzazione”.

Il ritratto di Papa Benedetto sembra essere stato ideato dalla Divina Provvidenza.

Igor Babailov ha incontrato Papa Benedetto per la prima volta nel 2006 e ha iniziato subito a lavorare al suo ritratto.

L’artista russo afferma di essere stato subito attirato dal Papa, che definisce “uno dei miei eroi”, perché “è molto onesto e fedele alla sua missione di Vicario di Cristo sulla terra, e non permette mai che la sua preoccupazione per l’opinione pubblica offuschi la sua dedizione alla verità”.

Dopo aver ritratto molti leader mondiali, Babailov ha varie idee su ciò che rende grande un leader.

“I leader sono molti diretti e veri in un mondo in cui molte persone vivono in una sorta di zona grigia in cui devono sempre scendere a compromessi nei loro tentativi di raggiungere la popolarità”, ha osservato.

Il pittore è stato molto felice di sapere che avrebbe potuto svelare il ritratto durante il viaggio del Papa a Washington, nel giorno del compleanno del Pontefice.

Per questo, è stata una gioia per lui essere parte della visita, visto che “ci sono moltissimi cattolici negli Stati Uniti e la visita è stata un successo. Tutti lo amano”.

A differenza del ritratto di Giovanni Paolo II, in cui appaiono molti personaggi, quello di Benedetto XVI si concentra sulle qualità di studioso del Pontefice, riconoscendo il suo aspetto cristocentrico inserendo davanti a lui una statua luminosa del Cristo risorto.

“Il tema a cui ho pensato è stato quello della Via, della Verità e della Vita”, ha spiegato Babailov, “e la composizione segue questo tema. Le mani del Papa congiunte in preghiera portano alla figura di Cristo, che poi rivolge lo sguardo verso la basilica di San Pietro, alle candele e a una Bibbia aperta. E’ un circolo che invita l’occhio a muoversi al suo interno”.

Babailov descrive il ritratto come “uno studio psicologico, un’opera che cerca di catturare l’uomo interiore così come l’aspetto esterno”.

Dopo aver studiato il Papa attraverso le fotografie, Babailov ha potuto paragonare il suo aspetto con l’immagine vivente del Pontefice quando ha incontrato il Santo Padre ad agosto. A questo proposito, ha riferito che “è stata una vera benedizione incontrare il Papa, un onore, ma anche una responsabilità di rappresentare ciò che si è sperimentato”.

“Paragonando l’opera con il soggetto”, osserva, “è una soddisfazione constatare che si è riusciti a catturare la verità”.

Il pittore ha spiegato che nell’arte vera, tuttavia, “non si opera solo per se stessi, ma per trasmettere informazioni alle generazioni future”.

Discutendo dell’arte contemporanea, Babailov ha notato che “la maggior parte dei modernisti parla molto. Questi artisti spiegano in modo complicato la loro filosofia e le loro idee; dipingono i loro pensieri per se stessi”.

“Dipingere dovrebbe educare e arricchire”, ha aggiunto. “La pittura moderna offre solo un’emozione effimera: si vede, si ha una reazione istantanea e si va avanti. La vera pittura, invece, può essere guardata e riguardata e ogni volta dice qualcosa di nuovo”.

Quando Babailov parla di arte, utilizza termini come “composizione”, “contrasti di tono” e “chiaroscuro”, il
linguaggio di Raffaello, Giotto e del Beato Angelico, purtroppo sconosciuto a molti artisti contemporanei.

Babailov collega la sua visione artistica alle abilità tecniche che ha perfezionato nel corso degli anni. Il suo stile è così apprezzato che nel 1999 è stato chiamato a insegnare per un periodo all’Accademia d’Arte di Firenze.

“Dipingere richiede abilità”, sottolinea. “La fotografia è prodotta dalla macchina, e non si può controllare appieno ciò che la macchina vede. Per questo la gente fa molte fotografie, perché tante devono essere sempre scartate”.

Richiamando il “Trattato della Pittura” di Leonardo da Vinci, Babailov sostiene che il suo primo principio è “dipingere partendo dalla vita, guardare al di là dell’immagine fotografica verso ciò che il soggetto può trasmettere a un livello più profondo”.

[Traduzione dall’inglese di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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