Un Papa dalle ali di gabbiano

Gesuita di mente e francescano di cuore, Papa Francesco è interprete di un nuovo mondo missionario e di una Chiesa rinnovata

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Mentre tutti da piazza S. Pietro miravano il comignolo della Cappella Sistina in attesa di una sospirata fumata bianca, il vero protagonista era intanto un gabbiano bianco. Appollaiato fiero sulla ciminiera in cerca di tepore, stimolava inventiva e creatività dei cacciatori di notizie affidati a “segnali di fumo”, unici ed evanescenti segni di uno scrutinio blindato dopo l’extra omnes del Conclave. Tra nero e bianco, occhi puntati verso il grigio cielo di una piovosa Capitale che ridiventava il centro del mondo, alle 19:06 avveniva la svolta.

Al quinto scrutino il nuovo papa era eletto. Affacciatosi alla loggia della basilica di S. Pietro il card. Jorge Mario Bergoglio spiazzava i pronostici e commuoveva il mondo con la richiesta di pregare per lui ed implorare la benedizione del Signore prima che lui stesso impartisse la sua prima benedizione Urbi et Orbi da vescovo di Roma e successore di Pietro.

Assumendo il nome di Francesco, novità assoluta nella storia dei pontificati, risponde alla crescente esigenza di umiltà e servizio richiesti agli uomini di Chiesa, ministri di Dio.

Forse, senza saperlo, proprio quel  “gabbiano vaticano” che alla fumata è volato garrendo, ha ricordato a tutti le caratteristiche auspicate del futuro pontefice e soprattutto della Chiesa del Terzo Millennio.

Oltre ad essere un uccello simbolo di libertà, quella che si costruisce nella verità, il gabbiano è anche detto “il migliore amico dei marinai e dei pescatori”. Francesco che porterà al dito l’anello del pescatore salirà sulla barca di Pietro per  governarla tra marosi e venti di corsi e ricorsi storici, dritti e rovesci.

Un romanzo intramontabile dagli anni Settanta, “Il gabbiano Jonathan Livingstone” ci parla del gabbiano che impara a volare e a vivere attraverso l’abnegazione, il sacrificio e la gioia di farlo. È stato letto da diverse generazioni secondo diverse prospettive ideologiche, dal cattolicesimo al pensiero positivo. L’autore Richard Bach confessò candidamente che la storia era ispirata semplicemente dall’omonimo pilota acrobatico degli anni trenta.

Aspirare sempre alla quadratura del cerchio fa sì che spesso ombre riottose sfidino le leggi della percezione e affollino impazzite la scena fino a oscurarla del tutto. La rapidità di questo Conclave ha spazzato via anche i dubbi e le dietrologie su presunti complotti e accordi-scontri fra cardinali elettori, pastori e curiali.

La vita della Chiesa non è centrata, come talvolta appare dai giornali e altre ricostruzioni, sulla politica, ma sulla pastorale. La Chiesa è divenuta consapevole nel Novecento che la sua presenza nella vita degli uomini e della storia è “agonica”, nel senso di lotta quotidiana per riproporre il Vangelo.

Jorge Mario card. Bergoglio in virtù del nome scelto sosterrà la sua cattedrale, memore della celebre rappresentazione giottesca, col primato della preghiera, invocata e richiesta al suo primo bagno con la folla. Riformerà la Chiesa con la sua sobrietà personale, da viaggiatore di metropolitana ad amico dei poveri, lui che ha fatto la sua prima apparizione da Papa conservando la sua vecchia croce pettorale.

Evangelizzerà con la prossimità, lui che amava avvicinarsi ai poveri, ascoltarli e tender loro un amano, proprio come il Poverello d’Assisi. Devoto di Maria affiderà il mondo e il suo ministero a Lei, per il trionfo del Cuore Immacolato.

Gesuita di mente e francescano di cuore, italiano di sangue e argentino di terra, Papa Francesco è l’interprete di un Nuovo Mondo che da missionato diventa missionario per una Chiesa rinnovata.

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Alfonso Maria Bruno

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