Un padre che non castiga ma perdona

Ieri, al Meeting, la Santa Messa celebrata da mons. Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini

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Ieri al Meeting di Rimini l’auditorium B3 si è riempito in fretta. In molti sono arrivati per partecipare alla celebrazione della Santa Messa alle 11.15 presieduta da monsignor Francesco Lambiasi, Vescovo di Rimini.
Vari i concelebranti, tra cui i vescovi di Ferrara-Comacchio mons. Luigi Negri, di Taranto mons. Filippo Santoro e di Bari-Bitonto mons. Francesco Cacucci. Ha accompagnato la celebrazione il coro di Comunione e Liberazione di Rimini diretto da Anastasia Gemmani. Il rito è stato seguito da numerosissime persone grazie ai video collegamenti nel salone B1 e nei due foyer B3 e B4.
Il vescovo Lambiasi nell’omelia ha commentato ampiamente il vangelo (Gv 10,27) riprendendo il passo in cui Gesù decide di recarsi prontamente a Gerusalemme per mostrarci il volto del Padre: “Non quello di un padre-padrone che inesorabilmente castiga, ma il volto misericordioso di un Abbà, che misericordiosamente perdona”.
Lungo la strada Gesù viene fermato da un incognito interlocutore che gli pone la domanda spinosa sulla possibilità di salvezza. “Gesù – prosegue Lambiasi – vira con decisione su un imperativo incalzante dicendo: sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché vi assicuro che molti cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno”. Per Gesù il problema non è quanti si salvano: non è una questione di numeri, è una questione di vita.
Subito dopo il presule ha proposto un’originale lettura del significato della porta stretta: “Mai come oggi appare urgente convincersi che nessuno si salva soltanto perché è cristiano, quasi si trattasse di un privilegio di casta da presidiare con le unghie e con i denti, anzi – aggiunge il prelato – se il dono immeritato di essere Suoi figli viene interpretato come dovuto a presunti, inalienabili meriti individuali, e non vi si corrisponde con fedeltà e coerenza di vita, allora la grazia ottenutaci da Cristo finisce per aggravare la nostra già grave responsabilità”.
Eppure “proprio perché è misericordioso, Dio non spadroneggia sulla nostra sovrana libertà” e cita Sant’Agostino: ‘Lui che ha fatto te senza di te, non può salvare te senza di te’.
“La salvezza è dono, non diritto; non è fortuna, ma responsabilità. Occorre allora farsi piccoli”. Il Vescovo commenta Matteo al capitolo 18: ‘Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli’: “Tu sei un bene per me significa dire: prima tu, poi io. Prima il tuo bene, poi il mio. Prima la tua gioia, poi la mia. Prima il tuo dolore, poi il mio. Significa scolpire sulla roccia il bene che con gratitudine ricevo da te e incidere sulla sabbia il bene che gratuitamente dono a te”.
Riusciremo a passare attraverso la porta che è Gesù solo se “si accoglie sul serio il suo vangelo. Se ci si mette sulle tracce del nostro unico Maestro. Se guariamo dalle tristi patologie di una fede languida e asmatica. Se ci decidiamo a dare la vita per i fratelli. Proprio come ha fatto Lui”.

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ZENIT Staff

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