Un numero telefonico per aiutare le minoranze religiose del Pakistan

Annuncio del Presidente del Paese

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ISLAMABAD, martedì, 30 marzo 2010 (ZENIT.org).- Il Presidente del Pakistan, Ali Zardari, ha annunciato l’istituzione di un numero telefonico d’emergenza per aiutare le minoranze religiose oppresse, ha riferito l’agenzia delle Missioni Estere di Parigi Eglises d’Asie (EDA).

Il 22 marzo scorso, Zardari ha annunciato l’avvio di questa linea direttamente collegata al Ministero delle Minoranze.

I membri delle minoranze religiose del Paese vittime della violenza potranno usarla per denunciare gli atti che subiscono e chiedere aiuto alle autorità.

La notizia giunge in un contesto caratterizzato da vari casi di atroce violenza commessi contro i cristiani dai musulmani.

Il Presidente del Pakistan, vedovo dell’ex Primo Ministro Benazir Bhutto, assassinata, vive chiuso nel palazzo presidenziale tra imponenti misure di sicurezza per paura degli attentati.

Ali Zardari ha chiesto al Ministro delle Minoranze, Shahbaz Bhatti, che è cattolico, che i contatti tra il Ministero e il suo gabinetto si realizzino in modo molto stretto per favorire la rapida reazione delle autorità in caso di necessità.

<p>Ha anche chiesto la creazione di una commissione nazionale interreligiosa incaricata di discutere con il Governo i temi che impediscono l’armonia interreligiosa nel Paese.

Per i responsabili della comunità cristiana del Pakistan, questi annunci sono benvenuti e vanno nella giusta direzione, soprattutto se permettono alle minoranze religiose di farsi ascoltare dalla polizia, che molto spesso rifiuta di registrare le denunce delle vittime di questo tipo di violenza.

Gli stessi responsabili considerano anche che la reazione delle massime autorità è debole e giunge in ritardo rispetto ai fatti degli ultimi giorni.

Il segretario esecutivo della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza dei Vescovi Cattolici del Pakistan ha lamentato in particolare il silenzio del Ministro Shahbaz Bhatti, segnalando che il Governo “finora non ha preso le misure necessarie per prevenire la violenza commessa contro le minoranze e perseguire chi la commette”.

Negli ultimi giorni, gli atti di violenza contro i cristiani sono stati numerosi ed efferati.

Il 22 gennaio, una bambina cattolica di 12 anni è morta per i maltrattamenti inflitti dal suo datore di lavoro, un potente avvocato musulmano di Lahore, che in seguito è stato accusato del delitto.

Un’altra giovane cristiana è stata uccisa il 10 marzo da una donna che gestisce un bordello e che l’aveva venduta a un musulmano tentando di convertirla a forza all’islam per fargliela sposare.

Incinta, la ragazza ha avuto la forza di spiegare il suo calvario alla polizia, ma non ha voluto registrare la sua denuncia.

Il “marito”, dopo essersi reso conto della sua iniziativa, l’ha bruciata viva cospargendola di benzina.

Il 23 marzo è stata spezzata la vita di un’intera famiglia di cristiani al servizio di un ricco musulmano di Rawalpindi.

Arshed Masih e sua moglie Martha lavoravano da cinque anni per lo sceicco Mohammad Sultan, lui come autista e lei come domestica.

Sultan ha chiesto loro di convertirsi all’islam se volevano restare al suo servizio. Di fronte al rifiuto dei coniugi, si sono succedute le minacce e la coppia è stata accusata del furto di alcuni oggetti di valore.

Arshed Masih è stato bruciato vivo dal suo datore di lavoro il 19 marzo, sua moglie è stata violentata da alcuni agenti di polizia che vivono di fronte alla residenza di Mohammad Sultan.

Dopo tre giorni di agonia, Arshed Masih è morto nell’ospedale della Sacra Famiglia di Rawalpindi.

Aveva 38 anni e ha lasciato tre figli tra i 7 e i 12 anni, che ha quanto pare hanno assistito al calvario dei genitori.

Anche nelle zone tribali che confinano con l’Afghanistan alcuni membri delle minoranze religiose hanno subito atti violenti.

Alla fine di febbraio, due fedeli sikh sono stati sequestrati e poi decapitati, visto che le loro famiglie, di poveri agricoltori, non potevano pagare il riscatto richiesto.

Il 10 marzo, nella provincia della frontiera del nord-est, un commando sospettato di appartenere ai talebani ha fatto irruzione in alcuni locali occupati dal personale di World Vision.

Sei impiegati pakistani di questa ONG di ispirazione cristiana sono morti e altri sette sono rimasti feriti.

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ZENIT Staff

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