Un matrimonio con la carità

Intervista a Mino Damato, pochi giorni prima della sua morte

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di fra Antonio Scaramuzzi

ROMA, mercoledì, 15 settembre 2010 (ZENIT.org).- E’ morto venerdì 16 luglio, giorno della Madonna Del Carmine, all’età di 73 anni, Mino Damato, popolare giornalista e conduttore tv.

Damato era noto non solo per una brillantissima carriera in ambito televisivo ma soprattutto per il suo impegno nella lotta contro l’Aids e nel campo del volontariato e della solidarietà.

Nel 1995 ha creato la Fondazione Bambini in Emergenza per occuparsi dei bambini abbandonati e malati di Aids, dopo aver adottato una bimba romena ammalata e morta nel 1996 a nove anni.

Pochi giorni prima di morire Damato ha concesso una intervista a ZENIT.

Un giornalista che ha lasciato la televisione per dedicarsi al volontariato e al prossimo. Ci racconti la sua esperienza?

Mino Damato: Una esperienza di 20 anni richiederebbe perlomeno due ore per essere raccontata…diciamo che ho ascoltato le voci di dentro che mi dicevano di andare verso una certa direzione. Non è stata una scelta intervenuta in un giorno, come se accendi la luce, oppure ti alzi e vai missionario. Non è così. E’ cominciata così da piccole cose. Chiaramente come in un matrimonio, a volte. Un matrimonio comincia con un coinvolgimento.

Come si chiama la Fondazione?

Mino Damato: La fondazione si chiama Fondazione Bambini in Emergenza, nel sito in rete www.bambiniinemergenza.org ci sono tutte le indicazioni: cosa facciamo, come siano nati, quali sono gli amici che ci aiutano, noi ci occupiamo esclusivamente di bambini, abbandonati e malati.

Un gesto bello…quale delle tante esperienze che ha fatto con la Fondazione ricorda particolarmente?

Mino Damato: Ogni bambino ha una sua storia, in comune c’è l’abbandono, il trauma che subiscono i bambini più piccoli. I bambini più piccoli capiscono tutto, sanno anche di che cosa hanno bisogno, di una figura maschile, una femminile, che li protegga, li consigli.

Il suo rapporto con padre Pio?

Mino Damato: A casa mia erano e sono devoti, io non ho avuto la fortuna di andare personalmente da padre Pio, preferisco per quello che mi riguarda, pregare davanti ad una sua immagine, ho bisogno di sentire le sintonie, che cosa mi trasmette un luogo, però rimane grande la devozione per padre Pio!

Chi è Gesù Cristo per lei?

Mino Damato: Ha vissuto fino all’ultimo le gioie, ma anche le paure di un uomo di fronte al grande mistero della vita e della morte, il fatto che anche il Padre l’avesse abbandonato in un momento importante che è quello dell’arresto e di quello che poi è seguito…ne fa comunque un uomo, il più grande rivoluzionario nella storia degli uomini, ha gettato le basi per una vita diversa.

Quale messaggio vorrebbe comunicare al mondo del volontariato, a noi impegnati nella Mensa dei Poveri e nelle altre realtà del volontariato della provincia di Foggia?

Mino Damato: Io direi che occorre perdere un minimo, un minimo di protagonismo nel volontariato. Il mio tempo lo passo non in cene e davanti alla televisione; ho costruito una chiesa, potrei dire, non perché ho avuto una visione. Costruire una chiesa vuol dire anche stabilire delle radici per le suore (ci sono le suore francescane missionarie di Assisi che mi aiutano a portare avanti i nostri progetti), che sul posto portano avanti un altro tipo di discorso, molto più bello, molto più profondo. Quello che dobbiamo fare noi è mettere a servizio totale quelle che sono le nostre capacità, e rifugiarci nelle braccia di Gesù grande. Ma soprattutto non chiedere aiuto alla Provvidenza se prima non hai dato fino all’ultima goccia dell’energia che hai dentro.

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ZENIT Staff

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