Il Lago dei Cigni /® Jean-Charles Verchère - Courtesy Teatro Dell'Opera Di Roma

Un "Lago dei Cigni" all'ombra di Degas

In scena a Roma fino al 5 Novembre, la raffinata reinterpretazione di Christopher Wheeldon dell’immortale capolavoro di Tchaikovsky

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Al Teatro dell’Opera di Roma è possibile assistere, per la prima volta in Italia, a Il Lago dei Cigni nella versione del coreografo ed ex ballerino inglese, con l’allestimento del Badisches Staatstheater Karlsruhe.
Formatosi presso il Royal Ballet e il NYCB, Christopher Wheeldon aveva creato questa sua versione del celebre balletto nel 2004, per il Pennsylvania Ballet, sulla base delle sensazioni che poco tempo prima aveva suscitato in lui una mostra dedicata all’ impressionista Edgar Degas, il quale spesso sceglieva come soggetto dei suoi quadri proprio le ballerine classiche.
E l’idea si è rivelata vincente, non solo perché Wheeldon è riuscito a combinare uno dei più famosi balletti di danza classica con il vaporoso immaginario che il pittore ci ha fornito di questa disciplina, ma anche perché il periodo di attività di Degas coincise effettivamente con gli anni in cui pian piano venne alla luce Il Lago dei Cigni – commissionato al compositore Piotr Il’ic Ciajkovskj nel 1875, il balletto venne rappresentato una prima volta al Bolshoi nel 1877, ma fu un fiasco, a causa di coreografie ed interpreti che non ne rendevano giustizia; si dovette attendere il 1895 perché venisse finalmente riallestito, stavolta al Mariinskij, con le splendide coreografie di Petipa e Ivanov.
Insomma, le sale che troviamo ritratte da Edgar Degas possono verosimilmente aver fatto da sfondo alla realizzazione del balletto, negli ultimi decenni dell’800. E con esse, anche tutto il complesso mondo che racchiudevano: giovani e capricciose ballerine, anziani maestri, facoltosi mecenati. E Wheeldon sceglie di svelarci tutto questo, anche nei suoi aspetti più oscuri; come aprendo una finestra su quest’universo, fatto di ombre e luci proprio come un quadro dagli studiati volumi.
Il vero spettacolo si svolge quindi non sul palco, ma durante le prove e il duro studio.
La scuola di ballo, anziché essere uno spazio claustrofobico, si rivela una lente d’ingrandimento attraverso cui far emergere un fitto microcosmo di tipi umani, dominati dalle più diverse passioni. Degas non è il solo pittore a farsi chiamare in causa: le verdi acque del lago che emergono da dietro le finestre bianche nella sala richiamano le Ninfee che si intravedono attraverso la ringhiera del ponte, nell’opera dell’altro grande impressionista Claude Monet; mentre la grandiosa festa prevista per il III atto del balletto, che Wheeldon sceglie di rendere come la serata di gala che riunisce i ricchi finanziatori con le ballerine interpreti della produzione in corso, si colora ben presto delle caotiche tinte di Toulouse-Lautrec, con ragazze che ballano un audace can-can in luogo dell’originaria Danza Napoletana e la bella solista della Danza Russa che concede un malizioso spogliarello agli sguardi dei convitati.
Tra l’Ouverture e l’inizio del I atto vi è un Prologo, su musica originale per pianoforte, in cui assistiamo alla scelta della ballerina che interpreterà Odette/Odile. Lo splendido Valzer del I atto è reso con vivacità dai giovani allievi del vecchio Maître, che nel balletto che sta allestendo riserva per sé il ruolo del tutore Wolfgang, e altrettanto brillante e impeccabile è il Pas de Trois, danzato dal trio Salvi-Satriano-Bianchi (2 e 9 ottobre), Salvi-Rezza-Bianchi (27 settembre e 1° ottobre), Gay-Rezza-Salvi (3 e 5 novembre), Suriano-Cocino-Loro (19 ottobre e 2 novembre), Brezzi-DePalo-Pisani (21 e 26 ottobre) e Calenda-Luci-Pisani (30 settembre, 8 e 15 ottobre, 4 novembre). Tagliato invece il Pas de Deux del I atto, come del resto è accaduto spesso anche in passato, già a partire dalla versione di Sergeev.
Mirabili sono gli effetti speciali, resi con le luci ideate da Natascha Katz, mentre i raffinati costumi e le pittoresche scenografie sono rispettivamente di Jean-Marc Puissant e Adrianne Lobel. La novità coreografica più evidente è l’inserimento di un Pas de Quatre misto al posto delle danze iniziali del III atto, per la cui Coda Wheeldon attinge alla partitura originariamente concepita dal compositore come Pas de Six. La Coda del Pas de Deux del cigno nero adotta invece la Coda dell’omesso Pas de Deux del I atto, una soluzione musicale già adoperata in Sergeev.
Sono continui gli scambi metanarrativi tra la realtà scenica dei danzatori di Degas, che provano Il Lago dei Cigni, e la trama dello stesso che nella mente del Primo Ballerino/Siegfried prende il sopravvento; egli infatti è talmente preoccupato per gli sguardi che il Mecenate rivolge alla Ballerina che interpreta Odette/Odile, da convincersi che questi la tenga in suo potere, esattamente come fa il malvagio Rothbart con Odette e le sue compagne.
Al termine del balletto le fanciulle-cigni si ribelleranno al Mecenate/Rothbart e riusciranno a sconfiggerlo, ma sarà ormai troppo tardi per spezzare l’incantesimo e dovranno restare cigni per sempre, lasciando il Primo Ballerino/Siegfried da solo… almeno fino al momento in cui quest’ultimo tornerà bruscamente alla realtà, ritrovandosi, confuso e perplesso, alla presenza delle ballerine che si stanno con naturalezza liberando del costume da cigno. Era quindi tutto un sogno? Un delirio, un’ossessione? Lo sguardo che si scambiano i protagonisti sembrerebbe però negarlo…
Il ruolo di Odette/Odile è interpretato dall’ospite Lauren Cuthbertson (il 27 settembre; l’1 e 2 ottobre), da Alessandra Amato (ndr recentemente nominata étoile; il 30 settembre; l’ 8, 9 e 15 ottobre; il 4 novembre), da Rebecca Bianchi (il 21 e 26 ottobre; il 3 e 5 novembre) e da Susanna Salvi (il 19 ottobre; il 2 novembre). Nella parte di Siegfried abbiamo l’ospite Federico Bonelli (il 27 settembre; l’1 e 2 ottobre), Claudio Cocino (il 30 settembre; l’ 8, 9 e 15 ottobre; il 4 novembre), Michele Satriano (il 21 e 26 ottobre; il 3 e 5 novembre) e Giuseppe Schiavone (il 19 ottobre; il 2 novembre). L’antagonista Rothbart è affidato invece a Emanuele Mulé (il 27 e 30 settembre; l’1 e 2 ottobre), a Marco Marangio (9 ottobre), a Manuel Paruccini(il 19, 21, e 26 ottobre; il 2, 3 e 5 novembre) e a Damiano Mongelli (l’8 e 15 ottobre; il 4 novembre).

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Maria Irene De Maeyer

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