Un incontro panortodosso promuove l'unità dei cristiani

Bartolomeo I: San Paolo, il primo “teologo dell’unità”

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di Miriam Díez i Bosch

ISTANBUL (Turchia), mercoledì, 15 ottobre 2008 (ZENIT.org).- San Paolo, l’unità della Chiesa, la bioetica, la creazione, la laicità e l’annuncio cristiano al mondo. Sono i temi che emergono dalla dichiarazione finale di un incontro tra leader ortodossi svoltosi a Istanbul (Turchia) con la presidenza del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I.

Nel suo intervento iniziale, il 10 ottobre, il Patriarca ha presentato l’apostolo Paolo come forse il “primo teologo dell’unità” e ha ricordato che “non si può onorare San Paolo in modo adeguato se allo stesso tempo non si lavora per l’unità della Chiesa”.

L’incontro, chiamato “Sinaxis”, ha riunito i maggiori rappresentanti delle Chiese ortodosse legate al Patriarcato di Costantinopoli per tre giorni a El Fanar, la sede del Patriarcado Ecumenico.

“Per San Paolo l’unità della Chiesa non è meramente una questione interna alla Chiesa stessa. Insiste tanto nel mantenere l’unità perché questa è inestricabilmente legata all’unità di tutta l’umanità”, ha affermato Bartolomeo I.

La proposta dell’ortodossia oggi, ha aggiunto, “non dovrebbe essere aggressiva, come purtroppo accade a volte, ma dialogica, dialettica e riconciliatrice”.

In un comunicato finale emesso al termine dell’incontro, i leader ortodossi presenti hanno ricordato che, nonostante i conflitti interni alla Chiesa ortodossa per motivi “nazionalisti ed etnici o per estremismi ideologici del passato”, è importante trovare un modo per far sì che l’ortodossia abbia un “impatto” sul mondo contemporaneo.

Ricordando anche l’apostolo Paolo, affermano che “il dovere supremo della Chiesa è l’evangelizzazione del Popolo di Dio, ma anche di coloro che non credono a Cristo”, e questo dovere deve essere realizzato “non in modo aggressivo o con varie forme di proselitismo”, ma “con amore, umiltà e rispetto per l’identità di ogni individuo e per la particolarità culturale di ogni persona”.

I leader hanno ammesso che tutti i cristiani ortodossi “condividono la responsabilità della crisi contemporanea di questo pianeta con altra gente, credente o no”, e hanno ricordato l’attenzione che merita la natura e la sensibilità di fronte alla bioetica, chiedendo la creazione di un comitato ortodosso che dia il suo punto di vista su vari temi bioetici.

Riconoscendo inoltre che gli sforzi per separare la religione dalla vita sociale costituiscono “la tendenza comune di molti Stati moderni”, sottolineano che anche se il principio dello Stato secolare deve essere preservato è “inaccettabile che tale principio venga interpretato come una radicale emarginazione della religione dalla sfera della vita pubblica”.

La distanza tra ricchi e poveri “cresce drammaticamente a causa della crisi finanziaria”, hanno proseguito i leader ortodossi, chiedendo “un’economia che combini l’efficacia con la giustizia e la solidarietà sociale”.

Il documento è stato firmato dai Primati delle Chiese ortodosse di Costantinopoli, russa, greca, albanese, di Alessandria, Antiochia, Gerusalemme, Cipro, dal Primate della Chiesa ortodossa della Cechia e della Slovacchia e dai rappresentanti delle Chiese georgiana, serba, rumena, bulgara e polacca.

[La dichiarazione finale si può leggere in inglese e greco su http://www.ec-patr.org]

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ZENIT Staff

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