Un frammento della tradizione fiamminga romana (Seconda parte)

La Chiesa di San Giuliano in Via del Sudario: epoca moderna

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Come precedentemente riferito, la Chiesa di San Giuliano rappresenta ancora oggi un importante punto di riferimento della comunità fiamminga, ma anche delle comunità francofona e tedesca del Belgio a Roma. Le scarne testimonianze documentali provano che fin dal medioevo la fondazione è stata al centro di una vasta opera di carità, la cui prima testimonianza è riportata nel libro degli statuti e i regolamenti dell’ospedale dei pellegrini datato al 1444. La documentazione riguardante il flusso migratorio dei pellegrini proveniente dalla zona meridionale dei Paesi Bassi e diretto a Roma si fa più abbondante a partire dal 1624. Si calcola che nel successivo secolo e mezzo (la documentazione si attesta fino al 1790) la fondazione ha fornito ospitalità a 21.213 viaggiatori, giunti a Roma in prevalenza dalle Fiandre a favore di persone malate e reduci da guerre combattute in nome della Chiesa sulle galee pontificie o di marinai catturati dal movimento piratesco nei mari dell’Africa del Nord, il cui riscatto, spesso ingente, poteva essere sostenuto soltanto dietro pagamento di somme di denaro.

Con l’avvento del Rinascimento Roma divenne il cuore pulsante dell’arte e dell’architettura. Ancora oggi possiamo ammirare notevoli testimonianze di quel periodo, retaggio di antiche tradizioni formatesi grazie all’apporto di grandi artisti arrivati da molte parti d’Italia e d’Europa. Oggi abbiamo soltanto una pallida sensazione di quel che doveva essere Roma in quell’epoca. L’oblio del medioevo era ormai alle spalle e andavano quasi sparendo quella desolazione e l’abbandono che ha caratterizzato Roma a partire dalle invasioni barbariche causa principale della caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Ora è un fiorire di invenzioni ed innovazioni, il fermento che pervade il sostrato della comunità romana diviene sempre più vivido anche grazie alla riscoperta del ‘bello’ e del miraggio dell’opulenza che i migliori salotti ostentano senza sosta. Con queste premesse il flusso migratorio fiammingo diventa sempre più evidente, costituito da figure professionali tra le più svariate. Decoratori, calzolai, artigiani ed artisti di ogni sorta avviano quel lento ma inarrestabile processo di controllo dell’ospizio di San Giuliano, contribuendo a svilupparlo e a renderlo sempre più indispensabile alla comunità romana.

Con la caduta di Roma nelle mani dei francesi, tra il 1798 e il 1814 l’antica organizzazione di San Giuliano scomparve ma in seguito venne recuperata dal regno dei Paesi Bassi e successivamente dal Belgio. Attualmente il patrimonio della Fondazione è costituito da tre palazzi del XVIII e XIX secolo autogestiti ed amministrati gli incassi degli affitti. Ancora oggi lo scopo della Fondazione è quello di aiutare i pellegrini in viaggio a Roma, cosi come previsto dallo statuto originale della Fondazione. Mecenati e prelati hanno lasciato talvolta prova tangibile della loro esistenza facendosi seppellire all’interno della chiesa. Sono numerose infatti le lapidi formanti la pavimentazione della navata ed attestanti l’esistenza ed il contributo dei numerosi membri della fondazione.

L’antica sede venne ristrutturata nel biennio 1681/1682, mentre l’edificio di culto venne modificato nel XVIII secolo assumendo forma ottagonale, la cui impostazione richiama uno degli esempi più fulgidi dell’architettura ecclesiastica dell’epoca, la chiesa di Sant’Andrea al Quirinale di tradizione ‘berniniana’. Il progetto è attribuito ai fratelli Borioni che lo realizzarono grazie alle sovvenzioni di alcuni mecenati che contribuirono fattivamente anche alla realizzazione della decorazione interna. Ci spiega il Rettore del complesso Padre Hugo Vanermen, Missionario del Sacro Cuore, che la maggior parte delle opere d’arte risalgono agli inizi del XVIII secolo, epoca in cui il flusso migratorio dei fiamminghi a Roma si assestò. In onore di San Giuliano, titolare della chiesa, venne realizzato un affresco che lo rappresenta nel medaglione centrale della volta, realizzato dal pittore inglese William Kent nel 1717. Attorno al medaglione vennero realizzate quattro figure allegoriche che rappresentano la Contea di Fiandra e rispettivamente le città di Bruges e la Brugse Vrije, Gand e Ypres (la “Brugse Vrije” è una entità amministrativa autonoma intorno alla città di Bruges). Gli stemmi che ne rappresentano lo statuto sono rappresentati sia con le figure allegoriche e sia nella controfacciata con l’iscrizione ECCLESIA S. IULIANI HOSPITALIS FLANDRIAE.

L’interno trasuda di gusto ottocentesco. L’ambiente appare caldo e rassicurante anche grazie ai colori pastello che sono stati utilizzati in abbondanza per decorare le pareti. Quadri, oggetti d’arte e vetrate istoriate policrome completano la decorazione di un edificio che racconta una storia spesso fatta di sofferenze e disgrazie, ma che ha saputo lanciare un messaggio di fede e speranza, concetti basilari della fede cristiana di ogni tempo.

(La prima parte è stata pubblicata sabato 13 settembre)

* Paolo Lorizzo è laureato in Studi Orientali e specializzato in Egittologia presso l’Università degli Studi di Roma de ‘La Sapienza’. Esercita la professione di archeologo.

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Paolo Lorizzo

Paolo Lorizzo è laureato in Studi Orientali e specializzato in Egittologia presso l'Università degli Studi di Roma de 'La Sapienza'. Esercita la professione di archeologo.

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