Un'apocalisse non solo simbolica

Vangelo della XXXIII Domenica del Tempo Ordinario

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di padre Angelo del Favero*

ROMA, giovedì, 15 novembre 2012 (ZENIT.org).

Dan 12,1-3

Sarà un tempo di angoscia, come non ce n’era mai stata dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; (…). Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si sveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna. I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.”.

Mc 13,24-32

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. Dalla pianta del fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere questa cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga.”.

Nel discorso più lungo del Vangelo di Marco, Gesù prospetta ai discepoli il destino finale dell’umanità a partire dalla profezia sulla distruzione del tempio di Gerusalemme (70 d. C.): “Non rimarrà qui pietra su pietra che non sarà distrutta” (Mc 13,1-2).

Sappiamo che per un giudeo di allora, queste ultime parole significavano quella ‘fine del mondo’ che l’apocalittica giudaica aveva simbolicamente descritto in termini di catastrofe cosmica per annunciare l’ingresso del Messia nella storia umana: “il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte” (Mc 13,24-25). 

Ma per noi, che conosciamo il significato del genere ‘apocalittico’, l’impatto emotivo di questo testo è, giustamente, assai minore.

Il rischio però è che la nostra coscienza non avverta la gravità e l’urgenza del messaggio di Gesù a “questa generazione” (Mc 13,30). 

Liquidando tranquillamente il significato letterale della profezia di Gesù, rischiamo per concomitanza di non renderci conto nemmeno dello sconvolgimento morale e spirituale (“vergogna e infamia” – Dan 12,2) che sta distruggendo la nostra società.

Gli argini eterni costruiti dal Creatore nella coscienza affinché ogni uomo sappia riconoscere la Verità naturale e teologica della vita, con il venir meno della fede e per l’esondazione continua della ‘piena’ limacciosa dell’edonismo e del relativismo, si stanno sfaldando come neve al sole. Siamo ormai al punto che i capi delle nazioni vincono per acclamazione dei loro programmi di morte, gli uomini politici promuovono apertamente leggi contro la natura e la ragione, mentre i giudici si riuniscono per sentenziare che è bene uccidere i cittadini più deboli ed inermi (“La Cassazione ha disposto il risarcimento a una coppia non informata dai medici del fatto che la figlia era affetta da trisomia 21”, in Avvenire, 14 novembre 2012).  

Oltre al messaggio definitivo di speranza sul compimento in Lui della storia umana, questo è il gravissimo avvertimento che Gesù oggi vuole farci intendere: moralmente e spiritualmente parlando, la fine del mondo è già in atto.

Lo ha riconosciuto Benedetto XVI con queste parole: “In questi decenni è avanzata una ‘desertificazione’ spirituale. (…)..un mondo senza Dio, (…). E’ il vuoto che si è diffuso.” (Omelia d’apertura dell’Anno della fede, 11 ottobre 2012).

Aborto, contraccezione, fecondazione artificiale, eutanasia, eugenetica, condotta omosessuale, erotismo, pornografia, ecc.,: dietro ognuna di queste parole c’è una minaccia mortale che dovrebbe incutere spavento. Si tratta infatti di altrettante strutture di peccato che la superbia umana innalza pretendendo di vivere come se Dio non ci fosse. Esse sono responsabili del baratro suicida di questa nostra società, che ha deciso di abolire quelle radici cristiane senza le quali il deserto spirituale nelle coscienze continuerà ad avanzare, finendo per distruggere ogni forma di vita interiore ed esteriore sul pianeta.

* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1987. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.

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ZENIT Staff

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