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Ultimi e servi in Gesù

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mc 9,30-37

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Lettura
Il Regno di Dio non è questione di posti o di sistemazioni. Esso è strutturato sull’accoglienza, a cominciare da quella verso Gesù, per tradursi poi nella reciprocità tra fratelli. L’ideale del discepolo non è “rimanere bambino”, ma di crescere senza per questo perdere i connotati interiori del bambino, che da parte sua si lascia prendere, porre, abbracciare dalle mani di Gesù, proprio come Lui accetta di venire consegnato nelle mani degli uomini.
Meditazione
Gesù dice essere ultimo, che è ben diverso dal farsi ultimo o stare dalla parte degli ultimi; come, per esempio, una cosa è prendersi cura di un disabile, anche per tutta la vita, tutt’altra essere disabile dalla nascita. È la differenza che esiste fra una scelta, anche difficilissima, e la tragedia, che è inevitabile, inaccettabile. Qui Gesù non pone in evidenza atteggiamenti caritativi, bensì penitenziali, fondamento vero della carità. Non è questione di primo o ultimo posto, ma dell’unico posto, quello di stare dietro a Gesù. L’assuefazione al compromesso, l’abitudine all’autosufficienza, la disinvoltura nella disobbedienza verso Dio, ci danno solo un’illusione di primato, di potenza, e invece ci mettono in un posto veramente ultimo, al traino di passioni, di pensieri parassiti, di pretese. Il peccato, nel senso paolino di potenza antidivina in noi, è davvero sintesi lacerante di scelta e tragedia. La scelta è nostra, perché siamo noi a decidere dove andare prescindendo dalla parola di Gesù; ma la tragedia ci assale, perché le conseguenze della scelta di autoaffermazione sono sempre imprevedibili, pesantissime. La distanza dalla parola di Gesù pone in un luogo di disordine e di non-senso. Disordine, perché si perdono i punti di riferimento della vita; non-senso, perché si perde il gusto di una continuità esistenziale, qui ed ora, per me, fra la vicenda di Gesù culminata nella Risurrezione e il percorso della mia vita, così da far prevalere un sentimento puramente soggettivo e non l’azione dello Spirito Santo. Nel perdono, di cui tanto si parla – molte volte a sproposito –, Dio agisce proprio nel farci comprendere la profondità di tenebra in noi, certo non resa meno spessa dal perbenismo o dalla buona fede, per accogliere e soprattutto accettare un faticoso percorso di recupero, fino all’affidamento incondizionato a Lui.
Preghiera
Maria, Mater intemerata! O Maria, immacolata nella concezione, purissima nella vita, fortissima sotto la croce, incorrotta nella morte, gloriosa nel Cielo. Aiutaci a non sciupare le nostre esistenze, a non assecondare le nostre passioni, a non cercare il nostro tornaconto, ma a vivere con te nella luce della Parola.
Agire
Come Maria “umile ancella”, oggi non cercherò nulla a mio onore o guadagno, ma, in spirito francescano, mi metterò a consolare e a comprendere senza cercare benefici per me.
Meditazione del giorno a cura di don Marco Simbola, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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