Ultime ore della missione del cardinale Filoni in Iraq: oggi la tappa a Baghdad

Il porporato ha incontrato il presidente Masum per consegnargli una lettera del Papa. Intanto una delegazione di Patriarchi orientali guidati dal card. Rai è giunta ieri nel Kurdistan iracheno

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Mentre volge a conlusione la missione del cardinale Fernando Filoni, inviato personale del Papa nel martoriato Iraq, una delegazione di Patriarchi orientali guidati dal cardinale Bechara Rai, Patriarca dei Maroniti, si è recata ieri nel Kurdistan iracheno per esprimere la propria vicinanza e solidarietà della Chiesa libanese verso i cristiani fuggiti dalle persecuzioni dell’Isis. 

Ad annunciarlo è mons. Samir Mazloum ai microfoni de “La Voce del Libano”, riferendo che i Patriarchi, durante la visita, incontreranno il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Sako, e le autorità locali per ringraziarli dell’accoglienza e assistenza a migliaia di profughi. Se le condizioni lo permettono – afferma inoltre il presule – la delegazione si recherà anche a Baghdad. 

Proprio a Baghdad si è svolto oggi l’ultimo importante appuntamento della visita del cardinale Filoni prima del suo rientro di domani a Roma. Il porporato ha incontrato infatti il presidente iracheno Fuad Masum, al quale ha consegnato una lettera da parte di Papa Francesco.  “L’incontro è stato molto cordiale”, spiega il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli alla Radio Vaticana, che ha riferito quotidianamente della missione del porporato.

“Ero accompagnato dal Patriarca caldeo, il Patriarca Sako, dal nunzio apostolico e da mons. Warduni – riferisce Filoni – ho consegnato la lettera, alla quale il presidente poi risponderà. Ho raccontato un po’ l’esperienza di questi giorni e ho sottolineato che la mia non era una visita politica, ma era una visita umanitaria per conto del Santo Padre ed è quindi per questo che mi sono recato prima di tutto a Erbil, dove la situazione nel Kurdistan è ancora molto seria e grave, e poi a Baghdad dove, appunto, avrei avuto questo incontro”.

Il Papa – prosegue poi l’Inviato – “davanti a situazioni di così grave emergenza, non lesina possibilità di intervento proprio per sottolineare quanto stia a cuore questa situazione a favore di questi poveri”. La questione in Iraq, secondo il Capo Dicastero, “non è solo una tragedia per il popolo iracheno, per i nostri cristiani o per gli yazidi, ma è qualcosa che riguarda tutti gli uomini che hanno a cuore l’umanità”. “Piccole o grandi minoranze, fedi diverse e religioni diverse – osserva – non c’è per nessuno un modo di pensare diverso che tutti siamo accumunati in questa stessa dignità umana, che deve essere salvaguardata, difesa e incrementata”.

Interrogato sulle parole di Papa Francesco durante la conferenza stampa del volo di ritorno dalla Corea (“Io sono disposto, anzi avrei voluto essere in Iraq…  Ma sono disposto ad andare, se questo è possibile…”), il cardinale ha affermato: “Conoscendo il cuore, la mente e anche il motivo per cui (il Papa) mi inviava, non avevo dubbi che se in quel momento lui avesse potuto, certamente non avrebbe mancato di farlo anche direttamente, pur comprendendo le tante situazioni che possono emergere. Quindi, vedo confermato che la mia intuizione non era sbagliata”.

Ma c’è anche un’altra dichiarazione del Vescovo di Roma ai giornalisti che ha fatto il giro del mondo: “Fermare l’ingiusto aggressore è lecito”. Al riguardo, il cardinale Filoni ha detto: “Io credo che il Santo Padre non abbia fatto altro che manifestare quella che è stata la richiesta di tutti i cristiani, di tutti gli yazidi, di tutte queste persone rifugiate, che hanno il desiderio di riprendere la loro vita, la loro dignità. Ora, davanti a una situazione così precaria – e vorrei dire anche così dura – io credo che qui non si tratti di guerra: noi non possiamo mai essere a favore delle guerre, però ci sono delle conflittualità dove i più poveri – pensiamo che i nostri cristiani non avevano armi, gli yazidi non avevano armi – sono stati sottratti alle loro terre, violentati nella loro dignità, rubati dalle loro famiglie… Ecco, possiamo rimanere indifferenti? Ecco allora che si tratta di diritti che devono essere difesi da ogni persona di buona volontà. Ognuno lo deve fare secondo le proprie capacità”.

“Il Santo Padre – aggiunge poi – lo fa con tutta la sua capacità spirituale e morale. Ognuno poi a livello civile, a livello sociale, a livello di responsabilità deve poi anche tirare la sua parte. Nel contesto che non si fa una guerra, ma che il diritto dei popoli va salvaguardato. Se noi non interveniamo, poi avremo i genocidi e magari dopo qualche settimana avremo un rimorso di coscienza, come purtroppo è avvenuto nel passato in alcune situazioni drammatiche dell’Africa, per non dire anche precedentemente e che ancora oggi si ripetono in alcune situazioni ancora dell’Africa”.

Per esempio, il cardinale ricorda la situazione drammatica delle circa 450 bambine rubate alla loro casa sia un fatto concluso. “Questi – conclude – sono aspetti sui quali io credo che qualsiasi persona potrebbe pensare: ‘Quella bambina, quella giovinetta potrebbe essere mia sorella, una della mia famiglia… Potrei io essere indifferente? Non farei di tutto per liberarla?’.

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ZENIT Staff

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