Ultimatum ai cristiani di Mosul: "O lasciate il califfato, o morte per spada"

Lo Stato Islamico dell’Iraq e della Siria ha distribuito questa settimana dei volantini ai leader cristiani di Mosul, minacciandoli di violenza se non si convertono. L’aut aut scade oggi a mezzanotte

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Scade a mezzanotte di oggi l’ultimatum del leader dell’Isil, Abu Bakr al-Baghdadi, ai cristiani di Mosul per lasciare il califfato. L’unica opzione, altrimenti, “resta la spada”. Lo rende noto il sito Ankawa.com, riferendo dei volantini che lo Stato Islamico dell‘Iraq e della Siria ha distribuito questa settimana ai leader cristiani di Mosul, “minacciandoli di violenza se non si convertono”.

I cristiani che non accettano l‘Islam o che non pagano la tassa per i tribunali della Sharia islamica dovranno quindi affrontare la morte. Tuttavia coloro che non aderiscono a tali richieste “sono stati autorizzati dall’Isil a lasciare Mosul entro le 24 di oggi”.

Sempre Ankawa.com, spiega che l’avvertimento arriva mentre la milizia islamica comunica di aver lasciato il controllo di parti della città irachena al gruppo militante sunnita Naqshbandi Army (Jrtn), il quale controlla ora la metà orientale della città. L’Isil, invece, ha trasferito le proprie forze d’attacco a Tikrit per combattere contro l’esercito iracheno. 

L’avvertimento, o meglio le minacce alla comunità cristiana hanno destato grande preoccupazione, soprattutto da parte dell’arcivescovo latino di Baghdad, monsignor Jean Benjamin Sleiman che al Sir denuncia: “A Mosul è in atto una persecuzione ai danni dei cristiani”.

“La città – afferma il presule  ormai conta solo pochissime famiglie cristiane, forse cinquanta. Sono andati via tutti. Gli armeni contavano 400 famiglie, ne sono rimaste circa 20 e forse sono già andate via. Non si capisce il motivo di tutto questo odio contro i cristiani”.

“Mosul – prosegue – ha ormai perduto la sua componente cristiana e con essa la sua tradizione multisecolare. L’Isil ha profanato un antico convento poi trasformato in moschea ed anche tombe cristiane e sunnite, almeno di quei fedeli che nel sunnismo venerano figure care alla loro fede”.

“Le famiglie che in queste ore stanno fuggendo da Mosul – spiega ancora l’arcivescovo latino – vengono fermate ai check point dai miliziani dell’Isil che li spogliano di tutti i loro averi, denaro, effetti personali, anche le auto sulle quali viaggiano, lasciandole prive di tutto costringendole a camminare per chilometri sotto il sole per arrivare ai primi villaggi cristiani fuori città dove vengono accolte”.

Mons. Sleiman esprime quindi tutta la sua amarezza: “Non so perché stia accadendo tutto questo”, dice, “non basta a spiegarlo la lotta fratricida tra sciiti e sunniti. A Mosul abitavano poche migliaia di cristiani, niente a confronto del milione e mezzo di abitanti della città, prima dell’arrivo dell’Isil”. Quindi domanda: “Che male hanno fatto i cristiani? Che fastidio danno? Perché accanirsi contro di loro?”.

Tuttavia, una speranza c’è, ed è “la ripresa del dialogo politico come testimonia la recentissima nomina del presidente del Parlamento”. “Ora – afferma l’arcivescovo – si dovrà eleggere il presidente della Repubblica e soprattutto il nuovo Premier. L’Iraq ha bisogno di una guida sicura per rinascere e ritrovare sicurezza e stabilità”.  

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ZENIT Staff

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