Ucraina: le tradizioni democratiche non sono Nescafé

Le parole del rettore dell’Università Cattolica di Ucraina, raccolte da ACS

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ROMA, martedì, 12 giugno 2012 (ZENIT.org).- «Il caso Tymoshenko è un fenomeno inquietante. Ma d’altronde in Ucraina, il sistema giuridico è notoriamente corrotto». Parole di padre Borys Gudziak, rettore dell’Università Cattolica di Ucraina, con sede a Leopoli.

In un colloquio con alcuni rappresentanti di Aiuto alla Chiesa che Soffre, il sacerdote statunitense commenta la scelta di alcuni leader politici di boicottare il campionato europeo di calcio in corso nell’ex repubblica sovietica, per solidarietà con l’ex primo ministro ucraino Julia Tymoshenko.

«E’ importante manifestare pubblicamente in difesa di chi ha subito un’ingiustizia» dichiara padre Gudziak, invitando però a «provare uguale, se non maggiore, indignazione» nei confronti della vicina Federazione russa, dove le limitazioni alla libertà religiosa e d’espressione sono ben più gravi. «E non si è parlato finora di boicottare i Giochi Olimpici a Sochi».

Per il rettore dell’unica università cattolica dell’ex URSS, oltre a migliorare le infrastrutture, gli Europei 2012 forniranno «una splendida opportunità per tessere relazioni umane e istaurare amicizie, dopo decenni o addirittura secoli d’isolamento forzato».

L’attuale situazione politica dell’Ucraina è «tesa ed imprevedibile». E c’è chi teme che il Paese possa muovere verso un «autoritarismo di stampo russo o perfino una dittatura in stile bielorusso». Il sacerdote rintraccia le radici di quanto sta accadendo nel XX secolo durante il quale, per colpa delle guerre e del totalitarismo, gli ucraini hanno perso più di 17 milioni di connazionali.

«I cittadini sono traumatizzati – spiega – e come il popolo di Israele ha atteso quarant’anni nel deserto, ci vorranno almeno un paio di generazioni per passare dalla schiavitù alla libertà. Lo sviluppo di tradizioni democratiche è altro dal preparare un Nescafé: non esistono soluzioni istantanee o precostituite».

Alla Chiesa greco-cattolica ed alle altre Chiese d’Ucraina spetta oggi il compito di aiutare i propri fedeli ad acquisire una coscienza morale e sociale. «Gli ucraini devono maturare autonomamente – dichiara ad ACS – senza attendere alcun messia “arancione” o zar vestito di blu che venga a salvare la nazione. Il Paese deve ripartire da me, dalla mia famiglia, dalla mia strada e dal mio villaggio». Per padre Gudziak la corruzione non è circoscritta ad una élite «cinica e avida», ma è un fenomeno diffuso in tutta l’Ucraina e che deve essere estirpato dall’intera società.

Un contributo determinate al cambiamento è stato fornito in questi dieci anni dall’Università Cattolica di Leopoli. Inaugurato nel 2002, in così breve tempo l’ateneo ha innalzato gli standard qualitativi del sistema universitario nazionale. «Abbiamo formato più di 350 sacerdoti – afferma orgoglioso il rettore – e consegnato un diploma in teologia alle prime 400 studentesse in oltre mille anni di storia cattolica in Ucraina. Ma tutto ciò non sarebbe stato possibile senza i nostri innumerevoli donatori sparsi in tutto il mondo».

Tra questi spiccano i benefattori di Aiuto alla Chiesa che Soffre che nel 2011 hanno sostenuto la Chiesa in Ucraina con quasi cinque milioni di euro. Nel decennio scorso la Fondazione pontificia ha finanziato, sempre a Leopoli, la costruzione del Seminario greco-cattolico e del Centro di studi superiori teologici: il più grande investimento di ACS. L’impegno decennale dell’Opera nel Paese si estende anche alla pubblicazione di libri, come il Catechismo della Chiesa Greco-cattolica in ucraino, e al supporto alla formazione, ad esempio dei corsi serali di teologia per laici.

E a proposito di campionati europei, nelle quattro città ucraine in cui si sta giocando – Charkiv, Donetsk, Kiev e Leopoli – nel 2011 ACS ha dato il via a più di 40 progetti.

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ZENIT Staff

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