Ucciso sacerdote a Zanzibar

La diocesi africana è da tempo nel mirino dei fondamentalisti

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La caccia ai cristiani torna a colpire in Africa. Ieri mattina a Zanzibar (Tanzania), isola a maggioranza musulmana, è stato assassinato il sacerdote cattolico padre Evarist Mushi, 55 anni.

Intorno alle 7, il presbitero si stava recando presso la cattedrale di San Giuseppe per celebrare messa. Giunto sul posto, prima ancora di scendere dalla propria automobile, è stato bloccato nell’abitacolo da due giovani, uno dei quali l’ha ucciso con un colpo di pistola alla tempia.

La ricostruzione del delitto è stata riferita all’agenzia Fides dal vescovo di Zanzibar, monsignor Augustine Shao. Il presule ha sostenuto che il delitto sia da mettere in relazione con le minacce fisiche e verbali che da tempo si susseguono contro il clero locale.

A Natale un altro sacerdote della diocesi di Zanzibar, padre Ambrose Mkenda, era stato gravemente ferito ed è tuttora ricoverato in ospedale, mentre nel corso del 2012 sono state tre le chiese cattoliche bruciate in tutta l’isola. Anche le comunità protestanti ed evangeliche hanno subito attentati, con chiese distrutte e pastori uccisi.

Padre Evarist era già da tempo nel mirino dei fondamentalisti. Lo scorso Natale era stato gravemente ferito da colpi di arma da fuoco, mentre rientrava nella sua abitazione, dopo aver celebrato messa.

Secondo quanto riferito dalla polizia locale, non è noto il vero movente dell’assassinio del sacerdote. Le forze dell’ordine dopo aver setacciato l’area intorno alla chiesa, alla ricerca dei killer, hanno arrestato tre persone sospette.

Il gruppo jihadista “Rinnovamento Musulmano” avrebbe già rivendicato il delitto. Un sms ricevuto da alcuni vescovi e sacerdoti locali, reca le seguenti parole: “Ringraziamo i nostri giovani, addestrati in Somalia, che hanno ucciso un infedele. Molti altri moriranno. Bruceremo case e chiese. Non abbiamo ancora finito: per la Pasqua preparatevi al disastro”.

Secondo quanto riferito da Fides, è fallito il vertice straordinario tra i leader religiosi, convocato dal governo, mentre una parte di responsabilità dei fatti, affermano fonti interpellate dall’agenzia, è ascrivibile al presidente Jakaya Kikwete, che in campagna elettorale ha proposto la modifica della Costituzione per introdurre la Sharia. Il fatto ha suscitato la contrarietà della maggior parte della popolazione, a sua volta minacciata da atti intimidatori da parte dei fondamentalisti islamici.

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ZENIT Staff

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