Uccidere invece di curare: la spinta verso l'eutanasia

La tendenza generale impone preoccupanti precedenti

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In vari Paesi si preme per la legalizzazione dell’eutanasia. In Inghilterra, Lord Falconer ha lanciato un altro tentativo per cambiare la legge in Parlamento.

Mercoledì scorso Falconer ha presentato un disegno di legge che consentirebbe a persone adulte di chiedere il suicidio assistito se afflitte da una malattia terminale con una prognosi di vita inferiore a sei mesi.

Prima dell’introduzione del disegno di legge, il 7 maggio, la BBC ha riferito che i vescovi della Chiesa di Inghilterra nella Camera dei Lord si opporranno fortemente al progetto. Anche la British Medical Association è fermamente contraria a qualsiasi introduzione del suicidio assistito.

La battaglia sull’eutanasia ha raggiunto anche i tribunali. La vedova di Tony Niclinson, Jane, ha unito le forze con Paul Lamb, paralizzato da 23 anni. Niclinson è morto l’anno scorso dopo un fallito tentativo legale per ottenere il suicidio assistito. Un terzo caso dinanzi ai tribunali riguarda un uomo, conosciuto solo come Martin, che ha subito un ictus nel 2008 (cfr. The Times, 14 maggio).

Secondo il Times, i tre stanno impugnando la sentenza della Divisional Court dell’agosto scorso, secondo la quale costituzionalmente non spetta ai tribunali di decidere sulla questione.

Nel frattempo, nello Stato australiano del Nuovo Galles del Sud un membro del Green Party (Partito dei Verdi), Cate Faehrmann, ha introdotto nella Camera alta del Parlamento locale un disegno di legge che mira ad autorizzare il suicidio assistito per malati terminali che soffrono particolare dolore. Il dibattito è iniziato e proseguirà nel corso di questo mese.

I vescovi cattolici del Nuovo Galles del Sud hanno pubblicato un documento in cui invitano i membri del Parlamento ad opporsi al progetto di legge. Il messaggio dello scorso 7 maggio invita anche la comunità civile a salvaguardare la vita di tutte le persone vulnerabili e a offrire loro cure adeguate.

Invece di dire alla gente che è meglio morire che soffrire, bisogna rassicurare gli anziani e i moribondi di essere amati e curati, scrivono i vescovi.

“Nonostante la definizione di ‘morte compassionevole’, la compassione non viene espressa uccidendo chi sta soffrendo. La vera compassione dovrebbe condurci a fare tutto il possibile per affrontare il dolore, la solitudine o la paura delle persone”, prosegue la dichiarazione.

La spinta verso l’eutanasia avviene anche negli Stati Uniti, dove lunedì scorso i sostenitori della causa hanno ottenuto una vittoria nel Vermont, dove i membri della Camera dei Rappresentanti hanno approvato una proposta di legge – già passata in Senato – che consente il suicidio assistito per i malati terminali.

Ieri, lunedì 20 maggio, il governatore Peter Shumlin, che aveva dichiarato di sostenere l’iniziativa (Associated Press, 13 maggio), ha firmato il disegno di legge, trasformando  il Vermont nel quarto Stato dove il suicidio assistito è consentito. Gli altri stati sono l’Oregon, il Washington e il Montana.

Buone notizie, invece, provengono dall’Irlanda, dove la Corte Suprema ha stabilito che la Costituzione del Paese non include alcun “diritto a morire”.

Una donna, Marie Fleming, che soffre di sclerosi multipla, aveva impugnato il divieto di suicidio assistito, come annota l’Irish Times del 29 aprile nel suo articolo sulla sentenza.

La Corte Suprema ha respinto l’idea che il divieto di suicidio assistito rappresenti una violazione della Convenzione europea dei Diritti dell’uomo.

Mentre i sostenitori dell’eutanasia spesso dichiarano che l’unica cosa che vogliono è offrire sollievo ai malati terminali, esiste un pericolo molto reale che, alla fine, questa pratica venga consentita per un uso più generale.

Lo dimostra un caso, avvenuto all’inizio di quest’anno, in Canada. A febbraio, Ruth Goodman, 91 anni, si è tolta la vita anche se era in buona salute. A quanto pare, la donna era preoccupata di diventare dipendente dagli altri e sperava che il suo esempio avesse contribuito ad una modifica della legge sull’eutanasia (cfr. The National Post, 12 febbraio 2012).

C’è poi il caso di due gemelli belgi nati sordi, che hanno chiesto l’eutanasia dopo aver scoperto che stavano perdendo la vista. Hanno dichiarato di non sopportare l’idea di non potere vedersi l’un l’altro, ha riferito il Telegraph di Londra il 13 gennaio scorso.

I due gemelli sono morti lo scorso dicembre con un’iniezione letale nello University Hospital Bruxelles.

La legge belga consente l’eutanasia in caso di malattia terminale o di dolore insopportabile, ma i gemelli non corrispondevano a nessuno di questi parametri. L’articolo ha anche riferito che, a chi muore scegliendo l’eutanasia, vengono prelevati gli organi a scopo di trapianto.

Commentando questo evento, in un articolo pubblicato sul sito internet dell’Australian Broadcasting Corporation (ABC), Craig Wallace, presidente dell’associazione People with Disability Australia, ha espresso il timore che, data l’ideologia predominante del razionalismo economico, la disponibilità dell’eutanasia potrebbe essere considerata una opzione più economica e più facile rispetto a quella di dare assistenza a chi è disabile.

Wallace ha detto di aver conosciuto molte persone con disabilità, che hanno attraversato periodi di dolore e di sentimenti suicidi, ma che ne vengono fuori “con la gioia e l’amore per la vita”. Non c’è però, il comando “annulla” per la morte.

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Fr. John Flynn

Australia Bachelor of Arts from the University of New South Wales. Licence in Philosophy from the Pontifical Gregorian University. Bachelor of Arts in Theology from the Queen of the Apostles.

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