Twal: "Nel Medio Oriente scosso da guerre, i cristiani siano segno di speranza"

Durante la messa di Pasqua nella basilica del Santo Sepolcro, il patriarca latino di Gerusalemme denuncia l’indifferenza della Comunità internazionale

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Cristo, il Suo volto, la Sua Parola, la Sua Pace sono tra di noi, eppure ne abbiamo paura. Facciamo anche “fatica a trovarLo in questo mondo, come se niente ci potesse soddisfare, né i discorsi politici, né il mondo economico, e neppure a volte chi ci sta più vicino”. Lo ha detto monsignor Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme, durante la messa di Pasqua, nella basilica del Santo Sepolcro.

Viviamo, ha osservato il Patriarca, la medesima paura provata dalle “donne al sepolcro”, dinnanzi al quale “passano ogni giorno migliaia di persone alla ricerca di Dio” e che “non contiene più il corpo del Crocifisso”.

Tuttavia, Dio “non è necessariamente là dove noi lo cerchiamo – ha proseguito Twal -. Non è in luoghi oscuri ed isolati: è di fianco a noi, in nostro fratello, nel nostro vicino”.

La Resurrezione ci esorta dunque all’annuncio e alla “conversione”, come avvenne per il “centurione romano ai piedi della Croce” (Mc 15,39). Si convertono anche i “discepoli riuniti nel Cenacolo e chiusi a chiave per paura”, diventati poi “testimoni felici di soffrire per Cristo”.

Nella Tomba di Cristo, dunque, seppelliamo “le nostre inclinazioni mondane, le nostre incoerenze, le nostre divisioni religiose, la nostra violenza, la nostra mancanza di Fede e le nostre paure”.

In particolare nel Medio Oriente “scosso dalle guerre e insanguinato dalla violenza”, i cristiani sono chiamati “ad essere segni di contraddizione, segni di speranza malgrado tutto”.

Il patriarca latino di Gerusalemme ha poi denunciato: “I politici e la Comunità internazionale si preoccupano molto poco della nostra libertà e della nostra sorte. Gli interessi personali schiacciano la buona volontà di chi cerca la pace e la giustizia”.

Ci sono tuttavia i “martiri contemporanei” che, assieme ai “rifugiati iracheni e siriani, che hanno perduto tutto a causa della loro fede”, continuano a testimoniare che “nostro Signore è vivo”.

Al tempo stesso, vi sono i pellegrini che “vengono in Terra Santa per cercare Cristo, tentando nel contempo di trovare o ritrovare le proprie radici” che affondano proprio “nel grembo della Chiesa Madre, sul Monte Golgota e in questa Tomba vuota”.

Per tutte le ragioni elencate, ha aggiunto Twal, la “responsabilità” dei cristiani è “grande” e, malgrado tutte le loro vicissitudini, essi devono continuare a mantenere salda la loro “speranza” e viva la loro “gioia”, per il Cristo vivente che “trionfa comunque sul male”.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione