Visita pastorale alla Parrocchia romana di San Crispino da Viterbo - Foto © Servizio Fotografico - Vatican Media

"Quando siamo insieme diventiamo forti"

Visita pastorale alla Parrocchia romana di San Crispino da Viterbo – Omelia del Santo Padre – Parole del Papa nei vari incontri nel corso della visita alla parrocchia romana

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Nel pomeriggio di oggi [3 marzo 2019], VIII Domenica del Tempo Ordinario, il Santo Padre Francesco si è recato in visita pastorale alla Parrocchia romana di San Crispino da Viterbo al Labaro, nel Settore Nord della diocesi di Roma. Al suo arrivo, alle ore 15.50, il Papa è stato accolto dall’Em.mo Card. Angelo De Donatis, Vicario Generale della Diocesi di Roma; da S.E. Mons. Guerino Di Tora, Vescovo Ausiliare per il Settore Nord; dal parroco Don Luciano Cacciamani; dal vice parroco Don Andrea Lamonaca e da tutti i sacerdoti che prestano servizio nella comunità.
Nella sala parrocchiale al primo piano, Papa Francesco ha incontrato i bambini che frequentano il catechismo in preparazione della Comunione e della Cresima, i ragazzi dei gruppi di post-cresima e dell’oratorio. I bambini più piccoli hanno accolto il Santo Padre con un canto e la lettura di una letterina, mentre i ragazzi Gli ha rivolto alcune domande. Subito dopo, al termine dell’incontro con i bambini che frequentano il catechismo, in una sala attigua, il Santo Padre ha incontrato i genitori dei bambini che hanno ricevuto o che stanno per ricevere il Battesimo. Successivamente, il Papa si è recato al piano terra, dove ha incontrato un gruppo di persone indigenti e senza fissa dimora, assistiti dalla Caritas parrocchiale e dalla Comunità di Sant’Egidio. Presenti anche diversi volontari. Quindi, il Santo Padre ha incontrato i malati e i disabili, ha salutato i sacerdoti della comunità e amministrato il Sacramento della Riconciliazione a 5 parrocchiani di diverse età. Alle 17.20, il Papa ha presieduto la celebrazione della Santa Messa nella chiesa parrocchiale. Dopo la proclamazione del Vangelo, il Santo Padre ha pronunciato l’omelia a braccio.
Al termine della Celebrazione Eucaristica, prima della Benedizione finale, il parroco Don Luciano Cacciamani ha rivolto un breve saluto al Papa, esprimendo parole di ringraziamento per la sua visita e facendogli dono di un quadro dell’artista Meo Carbone, dedicato al tema dell’immigrazione. Prima di lasciare la Parrocchia e far rientro in Vaticano, il Santo Padre ha rivolto un saluto ai numerosi fedeli che lo attendevano all’esterno della chiesa. Riportiamo di seguito la trascrizione dell’omelia pronunciata a braccio dal Santo Padre nel corso della Santa Messa:
Omelia del Santo Padre
Abbiamo sentito nel Vangelo come Gesù spiega alla gente la saggezza cristiana, con parabole. Per esempio, un cieco non può guidare un altro cieco; poi, il discepolo non è più grande del Maestro; poi, non c’è un albero buono che produca un frutto cattivo. E così, con queste parabole, insegna alla gente. Io vorrei soffermarmi su una soltanto, che non ho ripetuto. Adesso la dico [legge]: «Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita. Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene, per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello». E con questo, il Signore vuole insegnarci a non andare criticando gli altri, a non andare guardando i difetti altrui: guarda prima i tuoi, i tuoi difetti.
“Ma, Padre, io non ne ho!” – Ah, complimenti! Ti assicuro che se non ti accorgi di averne qui, ne troverai in Purgatorio! Meglio vederli qui. Tutti abbiamo difetti, tutti. Ma siamo abituati, un po’ per inerzia, un po’ per la forza di gravità dell’egoismo, a guardare i difetti altrui: siamo specialisti, tutti, in questo. Subito troviamo i difetti degli altri. E ne parliamo. Perché sparlare degli altri sembra dolce, ci piace. No, in questa parrocchia forse non succede [ridono], ma da altre parti è molto comune. Sempre succede così: “Ah, come sta lei?” – “Bene, bene, con questo tempo, va bene…” – “Ma Lei ha visto quello…?”. E subito [si cade in questo].
Non so se voi abbiate sentito queste cose, ma è una cosa brutta. E non è una cosa nuova: dal tempo di Gesù si faceva questo. È una cosa che, con il peccato originale che abbiamo, ci porta a condannare gli altri, a condannare. E subito siamo specialisti nel trovare le cose brutte degli altri, senza vedere le nostre. E Gesù dice: “Tu condanni questo per una piccola cosa, e tu hai tante cose più grosse, ma non le vedi”. E questo è vero: la nostra cattiveria non è tanta, perché noi siamo abituati a non vedere i nostri limiti, a non vedere i nostri difetti, ma siamo specialisti nel vedere i difetti degli altri. E Gesù ci dice una parola molto brutta, molto brutta: “Se voi andate su questa strada, siete degli ipocriti”.
È brutto dire ipocrita: Gesù lo diceva ai farisei, ai dottori della legge, che dicevano una cosa e facevano un’altra. Ipocrita. Ipocrita vuol dire uno che ha un doppio pensiero, un doppio giudizio: uno lo dice apertamente, e un altro di nascosto, con il quale condanna gli altri. È avere un doppio modo di pensare, un doppio modo di farsi vedere. Si fanno vedere come gente buona, perfetta, e sotto sotto condannano. Per questo Gesù fugge da questa ipocrisia e ci consiglia: “È più bello che tu guardi i tuoi difetti e lascia vivere in pace gli altri. Non metterti nella vita altrui: guarda i tuoi”. E questa è una cosa che non finisce lì: il chiacchiericcio non finisce nel chiacchiericcio; il chiacchiericcio va oltre, semina discordia, semina inimicizia, semina il male.
Sentite questo, non esagero: con la lingua incominciano le guerre. Tu, sparlando degli altri, incominci una guerra. Un passo verso la guerra, una distruzione. Perché è lo stesso distruggere l’altro con la lingua e con una bomba atomica, è lo stesso. Tu distruggi. E la lingua ha il potere di distruggere come una bomba atomica. È potentissima. E questo non lo dico io, lo dice l’apostolo Giacomo nella sua Lettera. Prendete la Bibbia e guardate questo. È potentissima! È capace di distruggere. E con gli insulti, con lo sparlare degli altri incominciano tante guerre: guerre domestiche – si incomincia a gridare –, guerre nel quartiere, sul posto di lavoro, nella scuola, nella parrocchia… Per questo Gesù dice: “Prima di sparlare degli altri, prendi uno specchio e guarda te stesso; guarda i tuoi difetti e vergognati di averne. E così diventerai muto sui difetti degli altri”.
“No, Padre, è che tante volte c’è gente cattiva, che ha tanti difetti…”. Ma, va bene, sii coraggioso, sii coraggiosa, e dillo in faccia: “Tu sei cattivo, tu sei cattiva, perché stai facendo questo e questo”. Dillo in faccia, non alle spalle, non da dietro. Dillo in faccia. “Ma non vuole ascoltarmi”. Allora dillo a chi può porre rimedio a questo, a chi può correggere, ma non dirlo nel chiacchiericcio, perché il chiacchiericcio non risolve niente, anzi. Fa peggiorare le cose e ti porta alla guerra.
[Tra poco] incominceremo la Quaresima: sarebbe tanto bello che ognuno di noi, in questa Quaresima, riflettesse su questo. Come io mi comporto con la gente? Come è il mio cuore davanti alla gente? Sono un’ipocrita, che faccio un sorriso e poi da dietro critico e distruggo con la mia lingua? E se noi alla fine della Quaresima saremo stati capaci di correggere un po’ questo, e non andare sempre criticando gli altri da dietro, vi assicuro che la Risurrezione di Gesù si vedrà più bella, più grande tra noi. “Eh, Padre, è molto difficile, perché a me viene di criticare gli altri” – può dire qualcuno di noi, perché è un’abitudine che il diavolo mette in noi. È vero, non è facile. Ma ci sono due medicine che aiutano tanto. Prima di tutto, la preghiera. Se a te viene di “spellare” un altro, criticare un altro, prega per lui, prega per lei, e chiedi al Signore di rivolvere quel problema, e a te, di chiuderti la bocca. Primo rimedio: la preghiera. Senza la preghiera non possiamo fare nulla. E secondo, c’è un’altra medicina, anch’essa pratica come la preghiera: quando tu senti la voglia di sparlare di qualcuno, morditi la lingua. Forte! Perché così si gonfierà la lingua e non potrai parlare. [ridono] È una medicina pratica, è molto pratica. Pensate sul serio a questo che dice Gesù: “Perché guardi i difetti degli altri e non guardi i tuoi, che sono più grandi?”. Pensate bene. Pensate che questa abitudine brutta è l’inizio di tante disunioni, di tante guerre domestiche, guerre nel quartiere, guerre nel posto di lavoro, di tante inimicizie. Pensateci. E pregate il Signore, pregate perché ci dia la grazia di non sparlare degli altri. E tutti i giorni conservate la dentiera perché sia pronta a fare la seconda medicina! Il Signore vi benedica!
***
Parole del Papa nei vari incontri nel corso della visita alla parrocchia romana
Incontro con i bambini, i ragazzi e i giovani

Parroco:
Santo Padre, Le presento una parte dei nostri giovani, dei giovani della parrocchia di San Crispino. Ci sono i tre gruppi della Prima Comunione, ci sono due gruppi di Cresima e i quattro gruppi del post-Cresima, quelli un po’ più grandi. Hanno organizzato tutto loro. Abbiamo pensato di offrirLe un canto, i bambini dell’Oratorio. Poi c’è un bambino che leggerà una letterina e i più grandi Le faranno qualche domanda sulle curiosità della loro vita.
Una:
Santo Padre, mi chiamo Una e sono la responsabile dell’Oratorio. Noi facciamo parte del Centro Oratori Romani da 20 anni. I bambini vogliono darLe il benvenuto con un canto che eseguiamo spesso in chiesa, e poi leggere una lettera che hanno scritto loro. [canto] Bambino:
Ciao, Papa Francesco. Siamo i bambini del catechismo per la Prima Comunione e siamo molto felici ed emozionati di incontrarti così da vicino. La tua presenza è molto bella per noi. Noi di te sappiamo poche cose: che vieni dall’Argentina, che ami il calcio e che ti sei innamorato di Gesù. Ci vorresti raccontare qualcos’altro di te? Ti vediamo spesso in televisione e pensiamo che tu sia una persona molto gentile e amorevole verso tutte le persone, specialmente i più deboli e poveri; e ti ringraziamo per aver insegnato anche a noi. Noi desideriamo essere come te e avere il coraggio di accogliere i più bisognosi. Intanto, desideriamo più di ogni altra cosa di ricevere Gesù nel nostro cuore: per questo frequentiamo il catechismo e l’Oratorio e anche se non abbiamo molti giochi, stare insieme dopo la Messa è sempre molto bello. Grazie per essere venuto nella nostra Casa: crediamo proprio che questo giorno non ce lo scorderemo mai. È davvero un regalo meraviglioso. Ti vogliamo tanto bene.
Gloria:
Santo Padre, benvenuto tra noi. Sono molto contenta e piena di gioia per la Sua visita. Io sono Gloria, ho 14 anni, frequento il Liceo classico e sono la quarta di sette figli. Sono una delle catechiste dell’Oratorio, faccio parte della Comunità del Cammino neocatecumenale e di un gruppo del postCresima. In particolare, nel post-Cresima vengono trattati temi che spesso ci fanno scoprire che quello che pensiamo noi o quello che il mondo pensa è completamente diverso da quello che vuole Dio da noi. Alla luce di questo, Santo Padre, come possiamo difenderci da questo combattimento quotidiano con il mondo?
Francesca:
Santo Padre, io sono Francesca e faccio il secondo anno di [preparazione alla] Cresima. La mia domanda è: come faccio a sapere, quando sono di fronte a due scelte, qual è quella giusta?
Angelica:
Santo Padre, io sono Angelica, frequento il secondo anno della Cresima e il dopo-Cresima. Ecco la domanda: Santità, noi L’abbiamo attesa con molta impazienza e ora siamo felicissimi che Lei sia qui con noi. Cosa prova Lei, a stare in mezzo a noi?
Lorenzo:
Santo Padre, io sono Lorenzo e ho 12 anni e frequento il secondo anno di Cresima. La mia domanda è la seguente: come possiamo continuare il nostro cammino nella fede?
Papa Francesco:
Grazie delle domande. Sono domande facili, della vita. Tutte le domande sono state prese dalla vita, dall’esperienza della vita. Sono le cose che voi sapete e sperimentate tutti i giorni. La prima, per esempio: come difenderci dalle voci, dalle ispirazioni cattive, quelle che vengono dallo spirito del mondo? Ma quando parlo dello spirito del mondo, chi è il padrone dello spirito pagano, allontanato da Dio, quello che si chiama lo spirito del mondo? Chi è il capo di lì? Lo sapete, questo?… Non sento… Chi è il capo della malvagità? [rispondono] Il diavolo!
Papa Francesco:
Il diavolo! Ma il diavolo è una fantasia, non esiste, no?
Bambino:
No!
Papa Francesco:
Come no? Esiste il diavolo? [rispondono] Sì!
Papa Francesco:
Ma siete sicuri? [rispondono] Sì… No…
Papa Francesco:
Non è un racconto delle vecchiette? [rispondono] No… Sì…
Papa Francesco:
Ah, dubitate di questo? Eh, la catechesi non va bene! Non fate fare una figuraccia alle catechiste! Il diavolo esiste o non esiste? [rispondono] Sì … No …
Papa Francesco:
Chi dice di no? [ride] Il diavolo esiste o non esiste? [rispondono] Sì!
Papa Francesco:
Ecco. Esiste, sì, è vero, ed è il nostro nemico più grande. È quello che cerca di farci scivolare, nella vita. È quello che mette nel nostro cuore i desideri brutti, i pensieri brutti e ci porta a fare le cose brutte, le tante cose brutte che ci sono nella vita, per finire nelle guerre. Il diavolo… una risposta voglio: il diavolo, ama la pace? [rispondono] No! La odia!
Papa Francesco:
No! Perché lui vive facendo guerra a noi. Dimmi…
Bambino:
Il diavolo è cattivo!
Papa Francesco:
È cattivo, il diavolo, è così. Il diavolo, può essere nostro amico? [rispondono] No!
Papa Francesco:
Perché, cosa farà se io gli dico: “Vieni, che io voglio essere tuo amico”, che cosa ci farà? [rispondono] Del male.
Papa Francesco:
Del male! Ci porterà sulla strada del male, anche noi a fare cattiverie. Riprendo la prima domanda: come possiamo comportarci noi per difenderci da queste bastonate che ci dà il diavolo, che è il padrone del mondo? Come possiamo? Prima di tutto, con la preghiera. Voi pregate? [rispondono] Sì!
Papa Francesco:
Sicuri? [rispondono] Sì!
Papa Francesco:
La preghiera. Chi ci difende dal diavolo è… Chi è?
Bambino:
Gesù.
Papa Francesco:
Gesù. Tu, vai, sei bravo, tu! Chi ci difende dal diavolo? [rispondono] Gesù.
Papa Francesco:
Non sento… [rispondono gridando] Gesù!
Papa Francesco:
Ecco. Gesù è il Signore, Lui comanda. E cosa faceva Gesù, quando era sulla terra, con il diavolo? “Vattene via”, gli diceva. E l’altro, che è un codardo, se ne andava via. Lo cacciava via. Gesù ha potere sul diavolo? [rispondono] Sì!
Papa Francesco:
Non sento… [rispondono più forte] Sì!
Papa Francesco:
Sì, ha potere. Per questo, pregare Gesù perché allontani da noi il diavolo, perché non lo lasci venire da noi. Voi sapete qual è la qualità più grande che ha il diavolo? Perché ha delle qualità: è intelligentissimo, più intelligente dei teologi! E’ intelligentissimo, e questa è una qualità. Ma la qualità, il modo di essere più grande che ha il diavolo, chi me lo dice?
Bambino:
Essere cattivo.
Papa Francesco:
Essere cattivo. La cattiveria, una cosa. Ma ce n’è un’altra, ancora di più, nei nostri confronti. Come riesce a mettersi nella nostra vita? Qual è la strada che usa?… Non sento… Lo dirò io: il diavolo è un bugiardo. È un bugiardo. Perché ti dice: guarda che cosa bella, questa… E fa lo stesso che fa il serpente con l’uccellino: lo guarda, lo addormenta e poi se lo mangia. Il diavolo con noi, ti fa vedere le cose e ti dice: “Questo è bello, ti farà bene, non obbedire a papà e mamma, non fare questo, vai per questa strada, ti farà bene”, e poi ti lascia da solo e tu sarai sconfitto. Qual è la qualità più grande del diavolo? È un… [rispondono] Bugiardo.
Papa Francesco:
Più forte! [rispondono gridando] Bugiardo!
Papa Francesco:
Nel Vangelo lo si chiama il padre della menzogna. Dio è il Padre della bontà. Questo non può essere padre della bontà, perché è cattivo, come hai detto tu: è cattivo cattivo! Ma per farsi vedere buono, dice le bugie. Capito? Avete capito? [rispondono] Sì.
Papa Francesco:
Così, il diavolo è un… [rispondono] Bugiardo!
Papa Francesco:
Bugiardo. “Vattene via, bugiardo!”, così dobbiamo dirgli. Poi, come difendersi? Con la preghiera. Perché viene l’attacco. Vai da Gesù, che mai ha detto una bugia. Gesù non sa dire bugie. Gesù sempre ci dice la verità. A volte non ci piace, perché ci sono delle verità dolorose, ma Lui le dice. Gesù… è bugiardo, Gesù? [rispondono] No!
Papa Francesco:
Cosa è, Gesù? Buono, veritiero: sempre dice la verità. Il diavolo è buono, è veritiero? [rispondono] No!
Papa Francesco:
Cosa è, il diavolo? [rispondono] È cattivo, è bugiardo.
Papa Francesco:
È bugiardo. Così, per difenderci, andiamo sempre con la preghiera a Gesù. Ma… non solo Lui. Gesù, come è apparso nel mondo? È caduto dalle stelle? Voi cantate “Tu scendi dalle stelle”: sembra che è caduto dalle stelle, o no? Dimmi …
Ragazzo:
Il diavolo fa l’opposto di quello che dicono i Comandamenti.
Papa Francesco:
Ecco: il diavolo fa l’opposto di quello che dicono i Comandamenti. Bravo. Ora, la domanda: come è apparso Gesù sulla terra? [rispondono] Da Maria.
Papa Francesco:
Chi è Maria? [rispondono] Maria è la mamma di Gesù.
Papa Francesco:
La Madre di Dio. È Lei che ha portato Gesù da noi. E per difenderci dal bugiardo, il diavolo, bisogna andare anche dalla Madonna, da Maria e dire: “Madre, aiutami, come hai aiutato tuo Figlio Gesù”. La preghiera. E poi, parlare con i catechisti, parlare a casa: “Ma… mi viene in mente questo, quest’altro…”. Il dialogo. Il dialogo con la gente buona. Con il sacerdote, con le catechiste, con gli amici buoni. Preghiera e dialogo. E fare quello che il Signore ci dice. D’accordo? Siete bravi! Grazie.
La seconda domanda è: “Quando io devo prendere una decisione, come so qual è la scelta più giusta?”. È la seconda domanda. Noi possiamo sbagliare, o non possiamo sbagliare? [rispondono] Possiamo sbagliare.
Papa Francesco:
Tutti possiamo sbagliare. Anche io posso sbagliare? [rispondono] Sì.
Papa Francesco:
Il Papa può sbagliare? [rispondono] Sì!
Papa Francesco:
E perché? Perché può sbagliare? [rispondono] Perché è umano!
Papa Francesco:
Perché è umano: ben detto! Tutti possiamo sbagliare. E come non sbagliare? Prima di tutto, pensare bene alle due scelte, qual è la più buona, che sembra così. Poi, chiedere consiglio a casa, alle catechiste, al prete, al sacerdote, al vescovo. Chiedere consiglio: “Io vorrei fare questo, quest’altro: cosa devo fare?”. E pregare. In questo modo metteremo alla prova le due possibilità e sceglieremo la più grande. “Santità, noi l’abbiamo attesa con molta impazienza e ora siamo felicissimi che Lei stia con noi”. Siete felici o vi siete annoiati? [rispondono] Siamo felici!
Papa Francesco:
Felici, davvero? [rispondono] Sì!
Papa Francesco:
Ah, grazie. “Cosa prova Lei a stare in mezzo a noi?”. Io, quando sono con i bambini, con i ragazzi, sento gioia perché vedo che Gesù è tra voi, che voi avete aperto il cuore a Gesù e Gesù viene da voi. Il cuore è sempre aperto a Gesù: se noi abbiamo il cuore chiuso, Gesù non può entrare. E sento la gioia di vedere che voi avete voglia di aprirvi a Gesù. Capito? Sì? Va bene. E poi, l’ultima: “Come possiamo continuare il nostro cammino nella fede?”. Sì, dovete continuare. Ora fare la Comunione, poi all’Oratorio vi preparate per la Cresima e dopo la Cresima, cosa viene? [rispondono] Il matrimonio.
Papa Francesco:
Il matrimonio. Tu l’hai detto, bene! Perché tanti, fatta la Cresima, dicono addio al parroco e non tornano fino al momento del matrimonio. È bello tornare per il matrimonio? E’ bello o no? [rispondono] Sì.
Papa Francesco:
Sì. Un’altra domanda: è bello andarsene dopo la Cresima e non tornare più fino al momento del matrimonio? No, questo non è bello. La Cresima è il sacramento che vi dà la forza, la forza per lottare, per andare avanti, per vincere nella vita. Non è il sacramento dell’addio alla parrocchia. La Cresima, è il sacramento dell’addio alla parrocchia? [rispondono] No.
Papa Francesco:
Non sento… [rispondono gridando] No!
Papa Francesco:
No. È il sacramento che ti dà che cosa? [rispondono] Forza.
Papa Francesco:
Forza: forza per vivere come cristiano, per lottare, perché viene in te lo Spirito Santo che ti aiuta. E la Cresima ci aiuterà ad andare avanti nella vita, a lottare e soprattutto vi darà una cosa bellissima: perché viene lo Spirito Santo, e lo Spirito Santo porta un regalo molto grande: la gioia. La Cresima vi darà la gioia. Un bambino o un ragazzo che non è gioioso, va bene? [rispondono] No!
Papa Francesco:
Non sento… [rispondono gridando] No!
Papa Francesco:
No, non va bene: si appassisce e sarà triste, così … non va bene. Conservare la gioia. E se tu senti tristezze e non puoi essere gioioso, vai da tua mamma, dal tuo papà, dal parroco, dalle catechiste e chiedi: “Perché io non posso essere gioioso?”. Difendere la gioia. E ditemi: il diavolo, vi dà gioia? [rispondono] No!
Papa Francesco:
No. Bambino: No: ti dà tristezza. E rabbia.
Papa Francesco:
Ti dà rabbia, e poi? Tristezza. La gente pensa che quando il diavolo ti dice: “Fai questa cosa”, ti dà gioia. È una gioia apparente. Sentite: a voi piacciono le caramelle? [rispondono] Sì!
Papa Francesco:
Vi piacciono, no? Le caramelle piacciono sempre. Se voi mangiate una caramella, poi una seconda… è bello, no? Poi una terza, poi una quarta … va bene, no? Sono sempre belle … E poi una decina … e va bene. Cosa sentirai, la notte? [rispondono] Mal di pancia!
Papa Francesco:
Mal di pancia. Il diavolo ti dà la gioia di un momento, e poi ti viene “mal di pancia” all’anima. Ti ammala l’anima. Invece, lo Spirito Santo ti dà la gioia che non ammala. Capito? Siete bravi! Grazie. E siete svelti: grazie!
Ragazza:
I bambini ti vogliono dare un dono.
Papa Francesco:
Sì, grazie. [I bambini gli consegnano dei doni e Papa Francesco si intrattiene con loro] Una cosa che io non ricordo: Gesù, quando è venuto al mondo, è caduto dalle stelle? [rispondono] No!
Papa Francesco:
Chi ha portato Gesù? [rispondono] Maria.
Papa Francesco:
Preghiamo la Madonna insieme? Ave o Maria… [Benedizione] ***
Incontro con le famiglie
Parroco:
Santo Padre, ha conosciuto alcune delle coppie della nostra parrocchia, giovani coppie che hanno preparato i bambini al Battesimo, alcuni ancora devono riceverlo. Sono sicuramente pieni di gioia e a loro nome Le dico che quando hanno saputo che potevano essere ricevuti dal Papa sono stati molto felici di ricevere questa benedizione. Le cedo la parola.
Papa Francesco:
Grazie per essere venuti e avere portato i bambini. Il Battesimo di un bambino è un primo passo per tutta la vita cristiana. Comincia a svilupparsi: Dio entra nel cuore dei bambini, è come un sigillo che non se ne andrà mai, è il Signore, la sua presenza. E voi incominciate questa strada, che non è facile, perché sono tanti i problemi dei bambini: oggi è malato, domani è capriccioso, dopodomani questo e quell’altro… Ma voi accompagnate i bambini nella crescita: nella crescita fisica, che sia sana; nella crescita umana, psicologica; e nella crescita spirituale. È il primo passo. E accompagnateli sempre!
Quando il bambino, la bambina ha accanto a sé papà e mamma, si sente sicuro. Accanto, ma un po’ a distanza, che si sentano liberi, ma sanno che se c’è qualcosa li hanno a portata di mano. E questo, loro lo sentono: loro sanno quando papà e mamma sono vicini. E questo è una sicurezza. Ma sanno anche che papà e mamma li fanno crescere un po’ da soli, guardandoli da lontano… Questa è la saggezza che tutti voi avete. Lasciarli crescere, che si sentano ognuno una persona, ma con la sicurezza di essere protetti. E pregate per i vostri bambini: affidateli al Signore, alla Madonna, perché li custodiscano. E loro pregano per voi. Grazie! Grazie per il vostro lavoro di genitori. Grazie. Adesso darò la benedizione a voi e alla vostra vita di famiglia e ai bambini. [Benedizione] E pregate anche per me! Grazie.
***
Incontro con le famiglie
Parroco:
Santo Padre, ha conosciuto alcune delle coppie della nostra parrocchia, giovani coppie che hanno preparato i bambini al Battesimo, alcuni ancora devono riceverlo. Sono sicuramente pieni di gioia e a loro nome Le dico che quando hanno saputo che potevano essere ricevuti dal Papa sono stati molto felici di ricevere questa benedizione. Le cedo la parola.
Papa Francesco:
Grazie per essere venuti e avere portato i bambini. Il Battesimo di un bambino è un primo passo per tutta la vita cristiana. Comincia a svilupparsi: Dio entra nel cuore dei bambini, è come un sigillo che non se ne andrà mai, è il Signore, la sua presenza. E voi incominciate questa strada, che non è facile, perché sono tanti i problemi dei bambini: oggi è malato, domani è capriccioso, dopodomani questo e quell’altro… Ma voi accompagnate i bambini nella crescita: nella crescita fisica, che sia sana; nella crescita umana, psicologica; e nella crescita spirituale. È il primo passo. E accompagnateli sempre! Quando il bambino, la bambina ha accanto a sé papà e mamma, si sente sicuro. Accanto, ma un po’ a distanza, che si sentano liberi, ma sanno che se c’è qualcosa li hanno a portata di mano. E questo, loro lo sentono: loro sanno quando papà e mamma sono vicini. E questo è una sicurezza. Ma sanno anche che papà e mamma li fanno crescere un po’ da soli, guardandoli da lontano… Questa è la saggezza che tutti voi avete. Lasciarli crescere, che si sentano ognuno una persona, ma con la sicurezza di essere protetti. E pregate per i vostri bambini: affidateli al Signore, alla Madonna, perché li custodiscano. E loro pregano per voi. Grazie! Grazie per il vostro lavoro di genitori. Grazie. Adesso darò la benedizione a voi e alla vostra vita di famiglia e ai bambini. [Benedizione] E pregate anche per me! Grazie.
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Incontro con i poveri
Il Parroco:
Ecco, Santo Padre, Le presento alcuni amici con cui condividiamo il nostro cammino qui in parrocchia. Spesso organizziamo con loro anche dei pranzi, per stare insieme: uno l’abbiamo fatto in preparazione alla Sua visita, ma durante l’anno, insieme alla Comunità di Sant’Egidio, ci piace condividere. Condividere momenti di amicizia e di festa, perché in questo modo cresciamo insieme. È uno scambio reciproco di esperienze che ci fa piacere. Siamo tutti pronti a sentire una Sua parola.
Papa Francesco:
La parola che ha ripetuto il parroco – quattro volte, credo – è insieme. Quando noi siamo soli, siamo deboli, abbiamo le nostre debolezze, materiali, spirituali, siamo deboli. Da soli siamo deboli. E tante volte, da soli finiremmo sconfitti. Invece, quando siamo insieme diventiamo forti, forti per resistere, forti per andare avanti, forti per vincere nella vita. È la fortezza dell’insieme. Una volta ho sentito dire da una coppia – da una coppia, ma si può dire dagli amici – dicevano così: “Gioia in due, gioia doppia; tristezza in due, metà tristezza”. Nel condividere, le tristezze si abbassano e le gioie si alzano. Essere insieme: ci dà forza, ci dà gioia, ci rende meno tristi… Aiutarsi insieme. Ognuno con quello che ha: tutti abbiamo qualcosa per l’altro. Una parola, un sorriso, un consiglio, un aiuto materiale…, qualsiasi cosa. Ma sempre insieme. Non a caso il parroco ha ripetuto questa parola: questo è il segreto di una comunità insieme. Una comunità che incomincia a dividersi, uno da una parte e uno dall’altra, si distrugge e cade, finisce male. Sempre insieme. Non soli.
[Guarda un bimbo che dorme] Quel bambino dorme: dorme come un legno! [ride] Ho cercato di svegliarlo, e niente! Un legno. Perché? Perché non è solo: è nelle braccia della madre e questo dà sicurezza. Non è solo. Anche noi, quando siamo insieme, potremo dormire tranquilli perché ci saranno altri che ci difenderanno. Avanti con questo insieme: è il motto che Dio ha ispirato al parroco oggi per dirlo a tutti noi. Insieme. Mai soli. Sempre insieme. E grazie. Pregate per me. Adesso vi do la benedizione, a tutti, e pregate per me, non dimenticatevi, per favore. [Benedizione] ***
Incontro con anziani e malati
Il Parroco: Ecco, ha conosciuto alcuni degli amici che seguiamo attraverso i ministri straordinari della Comunione parrocchiale, attraverso la Comunità di Sant’Egidio. È solo una rappresentanza perché tanti, tanti hanno chiesto una parola, un segno di incoraggiamento e quindi rappresentano una moltitudine molto più ampia. Li mettiamo al centro della nostra vita, per esempio anche durante la festa parrocchiale: nella festa parrocchiale, la domenica alle 11.30 – già l’abbiamo fatto l’anno scorso, lo faremo anche quest’anno – una bella celebrazione seguita da un pranzo con loro. Stare insieme a loro per condividere anche con loro le nostre esperienze. Come ha sottolineato, ripetiamo anche qui la parola insieme.
Papa Francesco:
Quando venivo qui, prima di entrare, ho sentito una voce interiore che mi diceva: “Adesso ti portano dal sindacato” – “Ma quale sindacato?” – “Il tuo! Quello degli anziani!”. Questo è il sindacato degli anziani, ma siamo tutti insieme, anche gli ammalati. Grazie di essere insieme, come ha voluto sottolineare il parroco, perché così ci aiutiamo gli uni con gli altri, ci conosciamo, possiamo trovare qualcuno che ci presta un po’ l’orecchio per sentire un po’ le nostre cose e ci dice qualche parola buona e così andiamo avanti nella vita. Agli anziani io direi che la vecchiaia non è una cosa brutta: vogliono farla apparire brutta, ma non è brutta. La vecchiaia, quando si vive bene, è come il buon vino, che con gli anni diventa più buono. Ma non è per tenerla per noi, è per darla, per offrirla, offrire la saggezza. E una cosa importante che vi consiglio, agli anziani, è parlare con i giovani. I giovani sono bravi, stanno incominciando la vita; bisogna sentirli, ascoltarli. E poi, se vi chiedono qualche parola, dire loro una o due parole della vostra saggezza: la vostra saggezza ha tanto da dire. Noi impariamo con gli anni. I bambini imparano a camminare con le cadute: cadono, si alzano… E noi abbiamo imparato con tante cadute, tante rialzate, tante cose abbiamo imparato: la saggezza della vita, che è un dono del Signore. Anche la malattia è una cosa da offrire agli altri: è dolorosa, è una croce, la malattia, davvero. È una croce brutta. Ma noi possiamo vivere questa croce con serenità, per offrirla agli altri, offrire questa esperienza della malattia che è brutta, ma farla diventare feconda nel cuore degli altri. Anzianità e malattia. E avanti: offriamo le nostre esperienze agli altri.
Ognuno di noi, del “sindacato”, non deve essere chiuso in sé stesso: se è un buon vino, deve darlo. Il vino, sì, può stare in cantina, ma se tu l’hai imbottigliato e resta lì, nessuno riceverà il dono del buon vino. Il buon vino è per darlo, per offrirlo. La nostra saggezza degli anni è per offrirla agli altri, senza essere noiosi: con discrezione, ma offrirla, perché gli altri ne approfittino. Anche la malattia, la testimonianza della malattia, portata con pazienza, è una testimonianza che ci fa tanto bene. L’aiutarci a vicenda ci farà crescere bene. Pregate per me, non dimenticatevi, io prego per voi. E adesso vi do la benedizione. [Benedizione] ***
Saluto finale all’esterno della Chiesa
Grazie tante della vostra accoglienza! Mercoledì incomincia la Quaresima, vi auguro una buona Quaresima. Preghiera, preghiera per la Chiesa, gli uni per gli altri, anche per me, sì, ne ho bisogno, grazie! Pregare e avanti, sempre guardando il Signore che ci dà la forza di andare avanti. Adesso vi invito a pregare insieme la Madonna e poi la benedizione. [recita dell’Ave Maria e benedizione] Buona serata!

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ZENIT Staff

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