Trasmettere la fede ai piccoli con l'esempio. Le parole servono a poco…

In una Messa a Santa Marta affollata dai ragazzini di una parrocchia romana, il Papa spiega come sia possibile far camminare “nell’amore e nella verità” i giovani d’oggi, assorbiti da immagini e tecnologie

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Sembrava una “Messa dei ragazzi” la celebrazione del Papa di questa mattina a Santa Marta. La Cappellina della Domus vaticana è stata infatti ravvivata da un nutrito gruppo di bambini e adolescenti provenienti da una parrocchia romana che, superata l’iniziale timidezza, con la loro spontaneità hanno stimolato l’entusiasmo del Pontefice.

Come già nelle altre occasioni in cui ha avuto a che fare con i più piccoli, Francesco ha trasformato infatti la sua omelia in un vivace ‘botta e risposta’, dove, a mo’ di catechismo, ha cercato di spiegare ai ragazzi le basi della fede.

“Perché siete venuti a Messa?”, ha domandato il Santo Padre. Dopo alcuni minuti di silenzio, un ragazzino coraggiosamente ha risposto: “Per vederti…”. “Anche a me piace vedere voi”, ha contraccambiato Bergoglio. Si è poi informato su chi, tra i presenti, avesse ricevuto la Prima Comunione, la Cresima e soprattutto il Battesimo, il Sacramento che “apre la porta alla vita cristiana” e dà il via ad un “cammino lungo tutta una vita”.

Ovvero quel cammino “nella verità e nell’amore” di cui parlava il brano della Lettera di Giovanni proposto dalla Liturgia del giorno. Un cammino che, ha sottolineato il Pontefice, “è importante saperlo vivere” e “saperlo vivere come Gesù”.

Il Papa, poi, ha posto un altro interrogativo: “In questi Sacramenti, vi domando, la preghiera è un Sacramento?… Forte!…”. “No!”, ha risposto in coro il gruppo. “È vero, no!”, ha confermato il Santo Padre, “la preghiera non è un Sacramento, ma dobbiamo pregare. Non sapete se dovete pregare? Ecco, bene… Sì! Pregare il Signore, pregare Gesù, pregare la Madonna, perché ci aiutino in questo cammino della verità e dell’amore”.

“Avete capito?”, si è assicurato il Pontefice, “siete venuti per vedermi, chi lo aveva detto di voi? È vero. Ma anche per vedere Gesù. D’accordo? O lasciamo da parte Gesù?”. E i bambini ancora: “Noooo!”. “Adesso, viene Gesù sull’altare. E lo vedremo tutti!”, ha proseguito il Papa. “È Gesù! In questo momento dobbiamo chiedere a Gesù che ci insegni a camminare nella verità e nell’amore. Lo diciamo tutti insieme? Camminare nella verità e nell’amore”. 

Oltre ai piccoli, una parola Bergoglio l’ha riservata anche agli adulti ai quali ha spiegato quale sia il miglior modo per trasmettere la fede ai giovani di oggi, tutti assorbiti dalle nuove tecnologie e da una società dell’immagine: ovvero “l’esempio”, valido molto più di mille parole.

“Cosa lasciamo” alle nuove generazioni di oggi che sono il futuro, la “promessa”, il “mondo che verrà?”, ha domandato infatti il Papa.  “Insegniamo quello che abbiamo sentito nella Prima lettura: camminare nell’amore e nella verità? O lo insegniamo con le parole, ma la nostra vita va da un’altra parte?”.

“Per noi guardare i ragazzi è una responsabilità!”, ha rimarcato il Santo Padre; un cristiano “deve prendersi cura dei ragazzi, dei bambini e trasmettere la fede, trasmettere quello che vive, che è nel suo cuore”. “Noi non possiamo ignorare le piantine che crescono!”, ha insistito, e per farlo è necessario “un atteggiamento di fratello, di padre, di madre, di sorella, che lo fa crescere”. Non quell’atteggiamento disinteressato e di distacco del tipo “loro crescono, io faccio la mia vita…”.

“Tutti noi abbiamo una responsabilità di dare il meglio che noi abbiamo” a giovani e ragazzi, ha quindi concluso Papa Francesco. “E il meglio che noi abbiamo è la fede: darla a loro, ma darla con l’esempio! Con le parole non serve, con le parole… Oggi, le parole non servono! In questo mondo dell’immagine, tutti questi hanno il telefonino e le parole non servono… Esempio! Esempio!”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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