Trasmettere la bellezza significa in primo luogo riscoprirla in se stessi

Contro ogni omologazione: psicologi, insegnanti e sacerdoti a confronto a Milano, nel corso di aggiornamento promosso dall’ADR

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Lo scorso 5 maggio si è tenuto il Corso di aggiornamento organizzato dall’Associazione dei Docenti di Religione ADR in collaborazione con lo SNADIR (Sindacato Nazionale degli Insegnanti di Religione), dal titolo Educare alla bellezza nel nostro tempo.
L’incontro si è svolto allo Starhotels Business Palace a Milano ed è stato coordinato da Domenico Pisana, Responsabile nazionale per la formazione dell’ADR. La giornata formativa ha visto i saluti di Marisa Scivoletto, Direttrice dei corsi ADR, di Giuseppe Favilla, coordinatore regionale SNADIR Lombardia, di don Fabio Landi dell’Ufficio IRC della diocesi di Milano e di Sergio Garavaglia e Massimo Oldrini della segreteria provinciale SNADIR di Milano.
Relatori del convegno sono stati don Aniello Manganiello, prete anticamorra che mi ha colpito per il coraggio con cui si batte per la giustizia in Campania, mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto, che ha sottolineato l’importanza di una modalità avvincente con cui comunicare il bello, il segretario nazionale dello SNADIR Orazio Ruscica, che si è occupato di informare sulla riforma de “La nuova scuola” ed il collega e dott. Giuseppe Rescaldina, psicologo ed autore di pubblicazioni scientifiche, che ha ripercorso il pensiero filosofico sulla bellezza, facendo notare come nel ‘900 avvenne una scissione tra arte ed etica a favore di pubblicità e  propaganda.
Secondo lo psicoterapeuta, la conseguenza di tale frattura è che oggi l’estetica pura, fine a se stessa e privata dell’anima, favorisce l’omologazione, come si può notare nelle sale d’attesa dei chirurghi estetici. Lo psicologo si è chiesto in che modo venisse insegnata in passato la bellezza nella scuola ed ha identificato tre elementi sostanziali: ideali, valori ed esperienza. Le regole creavano al tempo un senso di giustizia che includeva la possibilità di recuperare. Oggi si rischia invece di insegnare soltanto attraverso la razionalità e l’analisi della realtà, definendo i ragazzi in base alle sole capacità possedute, senza lasciare loro alcuna chance di riscatto.
L’insegnante, senza dimenticare ideali e logica, dovrebbe invece partire dalla parte più bambina ed emotiva di sé, quella che sa trasmettere il piacere della vita, perché l’attuale crisi esistenziale è anche crisi del bello. Ad esempio, le poesie possono essere studiate non come semplice allenamento mentale, ma in forza della bellezza che recano in se stesse. La bellezza viene trasmessa creando curiosità ed interesse nei giovani: essa piace senza che vi sia alcun guadagno ed è senza tempo perché possiede la luce, dalla quale – come ha detto il Papa – si resta abbagliati. Secondo Rescaldina dobbiamo avere “il coraggio di andare controcorrente”.
Ha quindi raccontato la sua personale esperienza Irene Bertoglio, grafologa, attiva nelle scuole ma anche “con la fortuna di avere con ogni bambino un rapporto personalizzato nel mio studio”.
“La relazione adulto-bambino è fondamentale; infatti le rieducazioni della scrittura maggiormente riuscite non a caso sono quelle in cui il rapporto che si è instaurato è stata particolarmente positivo – ha proseguito la Bertoglio -. Il bambino fa miglioramenti solo nel momento in cui comincia a credere in se stesso, sentendosi considerato come persona con un valore: tutte le migliori tecniche non porterebbero ad alcun risultato se sganciate da questa relazione”.
“Per l’adulto può sembrare strano, ma un bambino che sente di avere una difficoltà nella scrittura si sente inferiore ai compagni e si mette in moto tutto un processo negativo di auto-svalutazione. Il messaggio da trasmettere a questi bambini è che si scommette su di loro così come sono perché ognuno di loro è prezioso agli occhi di Dio”.
“Oggi ci viene ‘insegnato’ un concetto di bellezza come perfezione, mentre accogliere se stessi e l’altro così come si è è trasformante e permette all’altro di raccontarsi e di fiorire: se mi riscopro prezioso non accetto di buttarmi via restando nella noia o inseguendo divertimenti futili. Bisogna trovare una modalità attraente per testimoniare, agganciando l’estetica all’etica. Il primo modo per poter trasmettere il bello è quindi inevitabilmente riscoprirlo in se stessi”, ha poi concluso la grafologa.
 

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ZENIT Staff

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