"Traffico di esseri umani: questioni oltre la criminalizzazione"

Questo il tema della 21° plenaria della Pontificia Accademia delle scienze sociali, avviata oggi in Vaticano fino al 21 aprile. In apertura l’intervento del cancelliere mons. Sorondo

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Ogni anno scompaiono circa due milioni di ragazzi e di ragazze “per soddisfare i bisogni del crescente mercato del sesso globale dei ricchi, eufemisticamente detto turismo sessuale”. E’ solo una delle tante crude realtà messe in evidenza dall’arcivescovo Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere delle Pontificia Accademia delle scienze sociali, nella giornata di apertura della 21° sessione plenaria in Vaticano.

L’evento, che fino al 21 aprile riunisce studiosi, docenti universitari, funzionari di organizzazioni governative, ha come tema «Traffico di esseri umani: questioni oltre la criminalizzazione». Un argomento molto a cuore a Papa Francesco, il quale – ha detto Sorondo – “è giustamente preoccupato per il crescente fenomeno del crimine, principalmente di quello finanziario”. Soprattutto ad appesantire l’animo del Pontefice sono le sue “conseguenze deleterie”, come “il terribile crimine del traffico umano che si sta diffondendo in un clima di globalizzazione dell’indifferenza”.

E pensando al traffico umano, la prima problematica che emerge è quella del turismo sessuale. Un crimine – ha evidenziato l’arcivescovo – che, da quando è stato istituito il Protocollo internazionale di Palermo contro il traffico umano nel 2003, “ha portato a oltre venti milioni di persone scomparse, e questo dato non è altro che la punta dell’iceberg”. È ovvio, ha spiegato citando san Paolo, che “il desiderio di ricchezze è alla radice di tutti i peccati. D’altronde, lo stesso san Tommaso d’Aquino affermava che esiste un legame profondo tra i peccati capitali, sicché l’uno chiama e conduce all’altro”.

Il cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze ha poi rimarcato la necessità di combattere “con vigore” la povertà “che opprime una parte importante dell’umanità contemporanea”. In tal senso, è quanto mai opportuno riflettere sul fine dell’economia e sul fallimento di tante teorie e ideologie, ha detto, specie quelle che non pongono al proprio centro la persona umana, la giustizia e il bene comune, come ricorda Papa Francesco nell’Evangelii gaudium.

La dottrina sociale della Chiesa “condanna sia il marxismo dei mezzi di produzione nelle mani dello Stato, sia il neoliberalismo del mercato senza regole”, ha aggiunto il presule, evidenziando come l’ingiustizia sia oggi una drammatica realtà in molti Paesi, specialmente “quelli che non hanno radici cristiane e cattoliche”. Uno dei sintomi più chiari di questa situazione è la crescente tragedia della fame nel mondo, che colpisce oggi oltre 800 milioni di persone.

Parlando poi del rapporto tra povertà e felicità, l’arcivescovo ha ricordato che “coloro che sono felici hanno fatto della povertà una scelta spirituale deliberata”, non dettata da necessità o contingenze. Torna di nuovo in mente San Paolo che ha insegnato che “la grazia di Dio è apparsa e ci insegna a vivere con temperanza, giustizia e devozione nel presente”.

Temperanza nel senso di essere “ragionevoli nell’usare i beni del mondo e nelle nostre azioni e passioni”; giustizia ovvero comportarsi “correttamente con il prossimo, considerando l’altro come me stesso, una persona come io sono persona, quindi un fine e mai un semplice mezzo per me”. Devozione, infine, inteso come “consapevolezza dell’esistenza di Dio, della sua presenza in me e della sua infinita provvidenza verso di me e i miei fratelli”. 

Infine Sorondo ha rivolto un pensiero alle due fasce deboli della società: giovani e anziani. Essi – ha affermato – “devono lottare insieme contro una società esclusiva dominata dall’umanesimo finanziario, che cerca solo il profitto o il proprio vantaggio; e in tal modo, più o meno consapevolmente, commette suicidio emarginando il proprio futuro, ovvero i giovani, e la sua saggezza, cioè gli anziani”.

[Fonte: L’Osservatore Romano]

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ZENIT Staff

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