Tra patologia psichiatrica e satanismo culturale (parte I)

Intervista al Presidente dell’Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici

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di Mirko Testa

ROMA, lunedì, 9 febbraio 2009 (ZENIT).- Al giorno d’oggi, tra le diverse forme di devianza giovanile, quello a cui si assiste è il dilagare dell’ancora più preoccupante fenomeno del satanismo culturale, complici la facile reperibilità di contenuti esoterici in Internet e la mancanza di valori forti in famiglia.

Ne è convinto il dott. Tonino Cantelmi, psichiatra e Presidente dell’Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici (www.aippc.net), coautore con la psicoterapeuta Cristina Cacace de “Il libro nero del satanismo” (Ed. San Paolo), che parla di una vera e propria invasione dei richiami alla cultura satanica attraverso i libri, le riviste, ma soprattutto la blogosfera e il cinema.

Cantelmi mette in guardia in particolare sui nuovi drammatici scenari che attendono l’uomo del prossimo decennio e che non saranno più paradisi oppiacei o cocainici ma paradisi telematici: Second Life, le chat, Internet, facebook proiettano infatti uno scenario da umanità depressa, più compulsiva.

In questa intervista a ZENIT, Cantelmi esplora il confine tra possessioni demoniache e psicopatologie.

La nostra società ipertecnologica è veramente così affascinata dal satanismo?

Cantelmi: La questione vera è: abbiamo a che fare con crudeli adulatori di satana o con fragili figli dei tempi moderni? Secondo i nostri calcoli, in Italia sono circa 5.000 le persone che hanno a che fare in maniera diretta con un tema satanista ma stiamo assistendo ad un satanismo culturale e allo sviluppo di un satanismo ateo dove satana è l’occasione per un ulteriore nascondimento, è una evoluzione.

Se fino all’altro giorno il satanismo si nascondeva  dietro le belle ombre delle città o nelle ville delle campagne, oggi in rete il satanismo ha pieno diritto di cittadinanza: è diventato un satanismo di consumo.

I nostri giovani sono affascinati da una serie di credenze, di sette, da religioni differenti rispetto a  quella di appartenenza.  Nel campione che è stato esaminato nel 76% dei casi i giovani sono interessati a magie, cartomanzia, ritualismo, iniziazione, esoterismo; mentre il contatto con materiale satanico è facilissimo nel 78% soprattutto attraverso la musica, la filmologia, i libri e Internet.

Rispondendo a domande più specifiche più della metà dei giovani si è detto incuriosito dal satanismo; un giovane su tre dichiara di esserne affascinato; il 10% ha detto che se satana gli assicurasse la felicità non avrebbe difficoltà ad aderirgli. Segno questo dell’infelicità e della sofferenza che c’è nel mondo d’oggi. Un frase molto diffusa in rete, in tutte le homepage di siti satanici, è una frase di John Milton tratta da “Paradise Lost”: “Meglio sovrani all’inferno che servi in paradiso”.

Veniamo all’argomento centrale: davvero si può parlare da un lato di fenomeni soprannaturali e dall’altro di patologie psichiatriche? Esiste una zona grigia di confine dove questi elementi si confondono?

Cantelmi: In uno studio condotto su una decina di persone, tra le quali – secondo gli esorcisti – erano sicuramente presenti dei fenomeni soprannaturali, sono emerse anche problematiche psichiatriche. Il compito si complica in modo straordinario se il problema consiste nel distinguere tra persone che soffrono di malattie psichiatriche e persone che vivono esperienze soprannaturali. Sarebbe tutto più semplice ma purtroppo la fragilità psichica è un modo di ingresso straordinario di sofferenze di diverso tipo.<br>
Questo indica che psichiatri ed esorcisti devono collaborare. Molti psichiatri sono indifferenti, relegano il mondo dell’esorcismo ad un mondo della superstizione; la psichiatria e la psicologia sono scienze relativamente giovani che hanno dovuto combattere per definire i propri statuti epistemologici e che hanno molte aree di confine. Il solo stabilire cos’è normale e cos’è patologico richiede contributi dell’antropologia, della filosofia.

Freud, che per noi è come un preistorico, categorizza il fenomeno religioso all’interno delle problematicità nevrotiche; tende a non vederne consistenza, realtà; tende a vederne l’aspetto del vissuto nevrotico. Proprio di questi tempi sto denunciando la discriminazione che i pazienti credenti subiscono nelle psicoterapie perché i loro valori vengono spesso irrisi da molti terapeuti oppure il più delle volte ignorati.

Nel 1999 abbiamo fondato l’Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici con l’obiettivo di aiutare la psicologia e la psichiatria a dialogare con altre scienze, con l’antropologia e con la teologia, convinti che una psicologia onesta può trarre arricchimento dai diversi contributi.

Una cosa che va combattuta sono i sincretismi cioè gli psicosantoni, gli psichiatri, gli psicologi che benedicono, che pregano con i loro pazienti. Lo psichiatra deve fare lo psichiatra!

Credo, inoltre, che noi psichiatri non siamo in grado di spiegare tutta la realtà umana. Ho scoperto che gli esorcisti sono persone molto evolute. Riescono a individuare la sofferenza psichica e ad affidare con fiducia i pazienti alle cure dello psichiatra. Gli esorcisti sono assolutamente aperti al contributo degli psichiatri

Quale tipo di disturbi psichici può simulare la possessione demoniaca?

Cantelmi: Entrando nello specifico della psichiatria si spalancano davanti a noi due grandi ambiti: il delirio e le allucinazioni. Noi chiamiamo delirio il disturbo del pensiero mentre le allucinazioni sono un disturbo delle percezioni. Sono due aree psicopatologiche diverse dal punto di vista psichico: il pensiero è un  processo mentale che comporta la manipolazione di simboli; avviene attraverso la formazione di concetti, attraverso meccanismi di astrazione, di generalizzazione, attraverso un ragionamento, attraverso processi elaborati che utilizzano regole per arrivare a risultati corretti.

Gli psichiatri distinguono due grandi aree sintomatologiche per quanto riguarda i disturbi del pensiero: i disturbi del contenuto che riguardano le idee e investono tutta l’area del delirio, e i disturbi formali che riguardano il modo in cui queste idee vengono messe insieme.

Come si identifica un delirio? Innanzitutto, il delirio è immodificabile, non è sottoponibile a critica, è caratterizzato da un contenuto non coerente con la realtà. Ci sono deliri facilmente individuabili e deliri invece molto più consistenti e molto più difficilmente individuabili.

Il delirio può essere bizzarro, privo cioè di logica in sé e  per sé, o sistematico, e quindi presentare una logica interna. Il delirio può essere di vario tipo: di influenza, di riferimento, di persecuzione, di grandezza, di gelosia – il coniuge è un traditore  –, erotomanico – una persona importante è innamorata di me – , ipocondriaco, somatico – sento che il mio fegato è diventato di vetro –, mistico, di colpa, di rovina, nichilistico – il paziente ha la convinzione di essere morto -.

Il delirio è poi un sintomo che appartiene a più patologie, per esempio appartiene all’eccitamento maniacale e qui le cose si complicano perché il paziente in questo stato è un paziente intelligente, attivo, propositivo che magari ha un delirio di grandiosità  e che magari ha anche allucinazioni, vede delle cose, sente delle voci, si costruisce una realtà, l’articola e la spiega bene. Può essere convincente e molto difficile cogliere questi aspetti. In un delirio di influenzamento il soggetto sente che nella sua testa vengono inseriti dei pensieri, è convinto di essere telecomandato.

Gran parte dei deliri sono di persecuzione: il soggetto interpreta come contro di sé avvenimenti e fatti. Un’altra caratteristica è che questo contenuto viene sempre autoriferito: sono qui a parlare con voi, passa una macchina e suona il clacson, per me delirante è un segnale,
conferma quello che sto pensando, cioè riferisco a me una serie di esperienze che sono casuali.

Alcuni deliri sono nascosti, c’è gente che delira e tiene dentro di sé il delirio. Oggi la società competitiva sviluppa più deliri di persecuzione, di minaccia, di aggressione ma il punto importante è che il delirio non è solo, si accompagna ai disturbi delle percezioni che in genere vanno a confermare il delirio. Per esempio nel delirio di veneficio (c’è qualcuno che mi sta avvelenando)  quando assaggio un certo cibo sento il sapore velenoso, ho un’allucinazione gustativa, ne sento l’odore. Ho avuto un paziente che ha demolito una parete perché aveva una allucinazione olfattiva, sentiva l’odore di zolfo ed era convinto che in quella parete ci fosse il demonio.

Le allucinazioni visive che possono essere campiche (vi sto guardando e vedo comparire accanto a voi la Madonna) o extra campiche (la vedo dietro, non la vedo, ma il mio cervello costruisce un’immagine, ha allucinazioni olfattive, gustative, visive, tattili).

I più frequenti  in assoluto sono i deliri uditivi, cioè quando sento delle voci che commentano il mio agire, che mi offendono, che mi aggrediscono, che non mi lasciano in pace, che mi comandano, voci teleologiche che mi danno il senso di quello che sto facendo, voci che interpretano gli altri, voci che indicano un comportamento. Allora, posso sentirmi perseguitato da una persona, sento che il suo sguardo mi sta dicendo molte cose, sento che è una voce maschile, è la voce di Dio.

Tra i disturbi del pensiero vi è anche l’insalata di parole, il parlare associando idee e concetti  per assonanza, senza neanche conoscerne il senso. Nella schizofrenia il soggetto inventa parole, neologismi, parla con un ritmo e sembra veramente un’altra lingua, pur non avendo alcuna attinenza con un’altra lingua.

I disturbi formali del pensiero possono anche essere positivi: il soggetto parla molto in modo circostanziato, poi avviene il fenomeno della fuga delle idee cioè si blocca perché le parole non riescono più a stare dietro al pensiero che va velocissimo. Oppure la tangenzialità, l’incapacità di fare associazioni di pensiero (il soggetto parte da un punto e non arriva mai a dire quello che deve dire). C’è poi la glossolalia cioè l’espressione di messaggi rivelatori, con parole incomprensibili tipico degli schizofrenici, quando il soggetto è convinto di avere un annuncio per l’umanità. Oppure l’ecolalia, ovvero l’impossibilità di parlare se non ripetendo ciò che gli altri dicono. Esiste anche un’eco dei gesti, un’eco motoria, quando le persone non fanno altro che ripetere i gesti che vedono fare.

Ci sono poi i disturbi negativi come il blocco delle idee: il soggetto risponde sempre nello stesso modo, ha  povertà nell’eloquio. Il clou del disturbi formali del pensiero è il disturbo ossessivo che è caratterizzato da pensieri, impulsi, immagini che io sento come estranei e provo a scacciare ma senza riuscirci e per farlo devo dare vita a dei riti, a delle compulsioni. Ho un paziente ossessivo che mentre recita le Lodi della mattina, comincia a pensare a una persona. Il pensiero ossessivo, che è un pensiero anche magico, gli si insinua e dice: “Quella persona oggi morirà”, “Sono responsabile della morte di quella persona”; “Se mi capita in questo Salmo, lo ripeterò nove volte”, pensa allora il mio paziente.

Molti ossessivi hanno spesso l’impulso a ridere in un funerale e a bestemmiare in una chiesa. Il realtà il paziente ossessivo non lo fa mai, non cede ma ne soffre e li combatte perché poi la sua vita è fatta di compulsioni che sono il versante comportamentale delle ossessioni. La vita di un ossessivo si trasformerà nel tempo in una vita terribile e dolorosa di compulsioni. Da sempre questo psichismo che già Freud definì “parassita” ha pervaso l’umanità e da sempre l’ossessività è stata ritenuta una follia lucida ma di grande sofferenza.

[Martedì 10 febbraio, la seconda parte: i disturbi delle percezioni e la fragilità dell’uomo contemporaneo]

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ZENIT Staff

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